Bambini con la scabbia e minori che non vanno a scuola. Sono queste le testimonianze raccolte nei centri sono dove sono state collocate le famiglie rom espulse lo scorso marzo dal campo comunale milanese di via Idro. Non un agglomerato di baracche abusive, ma un insediamento a norma di legge abitato per 26 anni da cittadini italiani. Peccato che dopo lo sgombero, queste persone siano state sistemate in strutture dove si ritrovano a combattere con zecche, malattie infettive, abbandono scolastico e mancanza di lavoro. “Mio figlio è pieno di macchie – racconta una mamma che ora risiede nel centro di via Aldini, struttura che sta ospitando anche molti profughi e richiedenti asilo – Vivo in una struttura dove in sede di colloquio mi è stato consigliato di non portare mia figlia di 16 anni: ci sono molte persone di colore e hanno paura che possa essere violentata”. Situazione drammatica anche nel Centro di emergenza sociale (CES) di via Sacile, dove una giovane mamma ci accoglie con i suoi tre bambini. “Non vanno a scuola: io chiedo tutti i giorni e mi dicono di aspettare. Ma siamo già a fine ottobre

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