Si discute di parità sul lavoro in consiglio regionale, ma per il capogruppo della Lega Nord “l’eventuale” differenza tra uomo e donna “nello stipendio non dipende dalle norme, ma dagli straordinari. Nel senso che gli uomini dicono di sì, mentre le donne preferiscono stare a casa ad accudire i propri figli“. La pensa così Massimiliano Romeo, che con questa frase ha scatenato la bagarre durante il Consiglio regionale della Regione Lombardia, alle prese col dibattito per l’approvazione della legge sulle nomine delle quote rosa di competenza del Consiglio Regionale. Il tutto si è svolto durante le indicazioni di voto sulla progetto di legge 56/57 “per introdurre modifiche alle leggi regionali 4 dicembre 2009 n. 25 e 10 dicembre 2008 n. 32”. Che è stata approvata con 61 voti favorevoli e 2 astenuti, recependo così – in ritardo – la normativa nazionale del 2011: via libera quindi alla parità di genere nelle nomine di Giunta e Consiglio. Quindi, almeno un terzo dei componenti dei consigli di amministrazione dovranno essere donne.

Il dibattito è iniziato con l’intervento della relatrice Silvana Saita, consigliera della Lega Nord, secondo cui “le pari opportunità faticano ancora ad essere attuate e il problema è soprattutto culturale. Si fatica ancora ad avere, a parità di responsabilità, parità di stipendio e non solo, perché se osserviamo le fasce apicali, sono tutte maschili pur avendo le donne oggi un percorso culturale, anche universitario, che ha superato gli uomini”. Parole seguite dall’intervento di segno opposto del collega di partito che ha ricondotto tutto il problema agli straordinari e alla preferenza delle donne per la cura dei figli.

Romeo ha citato “un articolo di giornale”, nel quale si indica la propensione delle donne ad accettare meno straordinari degli uomini e questo, a suo avviso, è alla base delle maggiori disparità di trattamento economico. “Per le donne spesso è una libera scelta restare a casa coi figli, basta con il politicamente corretto“, ha detto il capogruppo leghista durante la discussione, che in Aula ha aperto anche un dibattito più generale sul rapporto uomo-donna.

A quel punto è scoppiato il caos e il presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo è stato costretto a sospendere la seduta. Tante le consigliere che hanno criticato il suo intervento. Tra loro anche le consigliere M5s Silvana Carcano, Iolanda Nanni e Paola Macchi che alla ripresa della discussione hanno inscenato una protesta stendendo i panni di fronte ai leghisti e successivamente è intervenuta la consigliera del Pd, Laura Barzaghi. “Discorsi ottocenteschi. Certi interventi – ha detto – non meritano alcun commento, ma solo compassione”. Un commento sullo stesso tono quello della vicepresidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi (Pd), secondo cui “certe provocazioni dimostrano che c’è ancora molta strada da fare per superare una concezione della donna maschilista e retrograda”.

Chiara Cremonesi, consigliera regionale di Sel, ricorda invece “alla Lega e al suo capogruppo che lavorare meno e avere retribuzioni inferiori è tutt’altro che una libera scelta delle donne, come Romeo ha sostenuto. Ogni giorno devono combattere con l’insufficienza di politiche per la conciliazione mentre per il loro lavoro vengono pagate 0,47 centesimi per ogni euro guadagnato da un uomo. E nella maggior parte dei casi si fanno pure carico della famiglia e della gestione della casa”. E attacca Romeo: “Da parte di un rappresentante dell’istituzione – dice – ci si aspetterebbe  almeno un po’ di rispetto e magari anche qualche idea valida per affrontare il problema”.

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