Penultimo appuntamento della stagione di Formula 1 e, per via della gestione della Direzione gara, un Gp ancora una volta molto discutibile. Charlie Whiting e compagni hanno nuovamente evidenziato come questa Formula 1 abbia dei limiti tecnici che uccidono lo spettacolo e come, forse, anche chi debba prendere alcune decisioni non sia del tutto libero da “condizionamenti passati”. Vediamo di che cosa parliamo.

In passato, molti si sono scagliati contro i piloti, colpevoli secondo loro di non possedere il coraggio e le capacità di guida sotto la pioggia che avevano i piloti di un tempo. Altri si sono scagliati contro l’inadeguatezza delle gomme da bagnato estremo della Pirelli, pneumatici che secondo queste accuse, non sarebbero in grado di fornire l’aderenza necessaria in condizioni severe come quella di ieri.

Accuse che in parte potrei anche condividere ma che per però non risultano essere del tutto corrette perché manca una fondamentale valutazione tecnica. Esiste, infatti, una regola che da una parte stride fortemente con la sicurezza in pista che la Fia invocata fortemente: la regola del parco chiuso. Ricordiamo che i piloti, una volta fatto l’assetto al sabato per le qualifiche, non possono più modificare il set-up della monoposto per la gara.

Questo vuol dire che se la monoposto al sabato viene preparata per condizioni d’asciutto, queste dovranno essere mantenute anche la domenica e quindi anche in condizioni di pioggia come accaduto ieri in Brasile. Di fatto si costringe il pilota ad affrontare una gara bagnata con un assetto da asciutto, con tutti i limiti e i rischi che questo comporta. Alla faccia della tanto ricercata e sbandierata “sicurezza Fia”.

Certo è che alcuni piloti avranno dei limiti di guida su una pista umida, forse saranno anche vere, in parte, le critiche alla Pirelli ma di fondo c’è un limite tecnico che rende forse queste vetture ancor più difficili da gestire in condizioni simili. Non dimentichiamo infine che queste vetture turbo-ibride dispongono di una coppia impressionante e che le dimensioni di larghezza di gomme e monoposto non corrispondono affatto a quelle dei “cavalieri del rischio” che ci hanno impressionato nei famosi anni ’80 e ’90.

Criticabile senza mezzi termini, invece, rimane la gestione della Direzione gara. Pur rimanendo valide le osservazioni tecniche esposte poco fa, o si decide di cambiare qualche regola o se si ritengono queste regole sicure, si facciano correre i piloti anche in queste condizioni. Si sono fatte regole che impongono la guida di queste vetture con assetti non adeguati anche in condizioni di pista bagnata? Allora si lascino liberi di correre assumendosi le proprie responsabilità. D’altronde seppur “limitati” da regole assurde non è mai successo nulla di grave in pista grazie alla robustezza delle scocche di queste vetture, almeno fino a quando in pista non si decida di mandare qualche gru, ed è forse questo il problema.

Chi dovrebbe assumersi responsabilità e prendere decisioni, oggi non lo fa liberamente. Forse perché condizionato da qualcosa di cui lui stesso è in qualche modo responsabile? Forse perché teme che certi processi, nel caso in cui accadesse qualcos’altro ancora, potrebbero finire in modo poco felice per il diretto interessato? Ma allora non sarebbe il caso di farsi da parte, dimettersi e lasciare ad altri la Direzione di gara, magari a chi possa vantare un passato da pilota in pista, e quindi dotato di una certa visione che chi ha soltanto fatto il capo-meccanico in un team di Bernie Ecclestone negli anni ’80 non può avere.

Basterebbe lasciarli correre per avere spettacolo. Lo ha dimostrato ieri Verstappen con un finale di gara entusiasmante che gli ha permesso di ottenere un meritatissimo terzo posto che ha ancora una volta di più dimostrato quanto questo pilota sia una assoluta promessa. Si certo. Anche se qui un’osservazione andrebbe fatta. Il giovane Max aveva gomme 20 giri più fresche di quelle dei suoi avversari. Sicuramente un vantaggio non da poco, resta il plauso a lui per la freddezza in pista ma facciamo anche un plauso a chi dal muretto della Red Bull ha dimostrato, di nuovo, di essere sempre pronto a prendere le decisioni strategiche al momento giusto, mica come altri a noi più vicini…

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