“Zic zic, zac, zic”. Le forbicine sferruzzano senza sosta per pulire le cime di cannabis che sono state accuratamente tagliate e seccate. Per 14/16 ore al giorno si lavora con poche pause perché l’equazione che dice che il tempo equivale al denaro qui, negli Stati Uniti, è più vera che mai, visto che si viene pagati in base al quantitativo di cannabis pulita, setacciata per eliminare gli eventuali residui, pesata e consegnata. Ogni infiorescenza – bud in americano – deve essere priva delle foglioline che la proteggevano per essere più invitante per il consumatore finale. E’ la vita dei trimmer (dall’inglese to trim, tagliare, spuntare), gli stagionali della cannabis che vengono nel Paese che ha creato il proibizionismo nei confronti di questa pianta a partire dagli anni ’30 del secolo scorso e che ora è in prima linea per trasformare in business una demonizzazione senza senso. Di diversa estrazione, nazionalità ed età, sono persone dai 20 ai 60 anni che vengono a lavorare nelle farm, le piantagioni di marijuana che crescono al sole degli Stati in cui è legale il mercato medico o ricreativo, per pulire, armati di apposite forbicine, chili e chili di cannabis che sarà successivamente distribuita ai dispensari.

Alexander viene dalla Germania ed ha bisogno di almeno 6mila dollari per ripianare qualche debito e partire per la Francia: vuole raggiungere l’amata conosciuta in Venezuela che lo sta aspettando a Lione. Mario, messicano, è lì per guadagnare può soldi che può e tornare in Chiapas, dove con mille dollari americani comprerà un ettaro di terra sulla quale vuole costruire una casa per il figlio in arrivo. Theresa ha 60 anni suonati ed è qui per aiutare la figlia incinta ad acquistare una macchina nuova. Colin e Mirr, lui australiano e lei olandese, vivono insieme in Guatemala e ci torneranno appena avranno guadagnato abbastanza soldi. In molti stanno semplicemente viaggiando e si fermano per un lavoro occasionale prima di ripartire. Per le persone che vivono nella Humboldt County, la regione californiana in cui si produce il 70% di cannabis del Paese, è invece un lavoro come un altro, che si fa quando arriva la stagione della raccolta, che inizia ad agosto e finisce a novembre inoltrato.

Quasi tutti arrivano alla farm prescelta con i propri mezzi per potersi spostare all’occorrenza. I trimmer campeggiano quasi sempre e le condizioni atmosferiche sono sopportabili fino a metà ottobre, quando finisce la siccità ed iniziano le piogge che nel nord della California ed in Oregon possono diventare torrenziali ed andare avanti per giorni. Per il cibo o ci si organizza autonomamente, oppure viene fornito dalla farm stessa – mai troppo buono e mai troppo abbondante – che scala la cifra corrispondente dai guadagni. Si paga in base al numero di pound puliti dal singolo trimmer e la concezione di pound varia da regione a regione, in genere è intorno ai 450 grammi. La paga è di 200 dollari a pound, corrisposti quasi sempre in nero. Le condizioni di vita sono abbastanza pesanti e di rado c’è la possibilità di farsi una doccia, anche perché fino ad ottobre c’è in genere carenza di acqua e quella che c’è viene utilizzata prima di tutto per nutrire le piante di cannabis che ancora non sono state raccolte.

Solitamente un trimmer, o un gruppo, non si ferma nello stesso posto per più di una settimana, dopodiché si fa pagare il dovuto, passa un paio di giorni in hotel per riposarsi un po’ e parte alla volta della farm successiva. Mediamente si lavora dalle 14 alle 18 ore al giorno: non ci sono obblighi e ognuno decide per sé, anche se in genere le persone lavorano per la maggior parte del tempo concedendosi solo piccole pause. I più esperti – ad esempio in California dove la cannabis terapeutica è legale dal 1996 ci sono persone che fanno questo lavoro da anni ed anni – riescono a pulire al massimo un pound e mezzo o due al giorno, per un guadagno che si attesta intorno ai 3/400 dollari giornalieri. Sta alla farm tagliare e seccare abbastanza piante per garantire che la fornitura sia continua. Ogni persona riceve una cassa di cannabis che corrisponde ad una pianta tagliata ed essiccata o a parte di essa. La prima operazione consiste nel togliere le foglie più grandi, da mettere un un apposito sacchetto e i rami in un altro: della pianta non si butta via nulla e saranno utilizzati per il compost. Quando la cassa è vuota il trimmer comincia a pulire ogni singola cima di cannabis, e la mette da parte per poi setacciarla, pesarla e farla registrare.

Ogni farm ha le sue regole che cambiano a seconda del fatto che il mercato di riferimento sia quello ricreativo o quello medico. Generalmente i fiori più piccoli di un’unghia del pollice vengono scartati ed utilizzati in seguito per creare estratti o altri prodotti derivati, mentre quelle più grandi non devono mai superare la lunghezza di un pollice. Chini su mucchi di cannabis a tagliuzzare cime per ore ed ore insieme ad altre decine di persone, in molti descrivono la situazione mentale come a metà tra l’alienante e ciò che si può ottenere concentrandosi e meditando. E nonostante siano stati inventati macchinari appositi per sveltire le operazioni, secondo molti coltivatori non c’è paragone tra il lavoro fatto con le macchine e quello svolto da mani esperte. Mani da trimmer: svelte al limite della frenesia e sempre sporche di resina, in attesa della prossima cima da pulire, e di quella dopo ancora e poi ancora, in un loop senza fine, con i soldi in testa e l’odore acre della cannabis in sottofondo.

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