La terza notte di proteste negli Stati Uniti contro l’elezione di Donald Trump alla Casa Bianca fa contare anche il primo ferito. Una persona è stata raggiunta da un colpo di pistola durante una manifestazione a Portland, in Oregon. È accaduto mentre i manifestanti stavano attraversando il Morrison Bridge, stando a quanto riferisce la polizia, che a sua volta secondo i media ha usato lacrimogenigranate stordenti e spray al peperoncino per disperdere la folla dopo che centinaia di manifestanti hanno marciato in città bloccando il traffico e sporcando i muri con i graffiti. “Tutti devono immediatamente lasciare l’area”, ha scritto la polizia su Twitter chiedendo ai testimoni di farsi avanti. Sembra che almeno una persona sia stata arrestata. Proteste anche a Los Angeles dove sono state arrestate circa 200 persone.

Disordini da Miami a San Francisco – Il corteo era iniziato in maniera pacifica, ma è presto degenerato in atti di violenza dopo che i dimostranti si sono uniti a un

gruppo anarchico iniziando a danneggiare auto ed edifici. Durante i disordini, ‘alcuni oggetti in fiamme‘ sono stati lanciati contro i poliziotti che hanno risposto con i lacrimogeni. Continuano nel frattempo le proteste in diverse altre città degli Stati Uniti e campus universitari. In migliaia sono scesi in strada a Miami, Atlanta, Philadelphia, New York e San Francisco per esprimere la loro rabbia nei confronti del neoeletto presidente Usa. Gli arresti sono stati oltre 200. E circa 200 persone sono state arrestate a Los Angeles. A marciare fino alla City Hall sono state 3000 persone, molte con bandiere americane o cartelli con la scritta “Not my president”. 

Sui social l’annuncio di proteste per il giorno dell’investitura – A Chicago e New York la protesta si è concentrata davanti alle Trump Tower, con slogan e cartelli anti tycoon. “Trump non sarà il mio presidente”, hanno gridato i protagonisti dell’omonimo movimento nato su Facebook nella notte di martedì e che ha riunito in 25 città giovani, universitari, docenti, sostenitori democratici, simpatizzanti di Hillary Clinton. Sui social il movimento ha convocato una grande protesta di fronte al Campidoglio, a Washington, il giorno dell’investitura di Trump, il prossimo 20 gennaio. “Unitevi a noi il giorno dell’investitura per far sentire la vostra voce. Ci rifiutiamo di riconoscere Trump come presidente degli Stati Uniti e ci rifiutiamo di prendere ordini da un governo che mette gli intolleranti al potere”, si legge su Facebook.

De Blasio: “Lotterò per non fornire i dati sugli immigrati irregolari” – Intanto l’opposizione al presidente eletto arriva anche ai più alti livelli istituzionali. Il sindaco di New York Bill de Blasio ha annunciato che si metterà di traverso rispetto ai piani di Trump sull’immigrazione: farà di tutto per non aprire al tycoon il database di New York con le identità di oltre 850mila immigrati illegali che vivono in città. Il database, istituito nel 2015, consente agli immigrati senza regolare visto che prova la residenza di ottenere una sorta di carta di identità, e si può ottenere fornendo pochissima documentazione. Non verrà aperto a Trump senza “una vera e propria lotta“, ha assicurato de Blasio, precisando che qualsiasi proposta che sarà vista come “una minaccia per i newyorkesi verrà affrontata”.

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