Da qualche giorno è sparito dal dibattito politico. E forse non ci si chiede come mai, visto che ormai Massimo D’Alema era diventato il leader del No. Ma forse nessuno si aspettava un addio alla politica italiana. E come nelle migliori tradizioni classiche in venenum cauda. L’ex presidente del Consiglio annunciando un’uscita di scena dalla politica italiana critica a tutto campo Matteo Renzi, senza dimenticare la sua proverbiale ironia al vetriolo. “Comunque vada a finire, che vinca il Si e che vinca il No, quando finisce questa campagna elettorale tornerò pienamente al mio lavoro, quello di presiedere la Fondazione culturale dei Socialisti europei a Bruxelles e quindi non mi occuperei della politica italiana” dice l’ex premier a margine della tre giorni di Alternative a chi gli chiede se lascerà il Pd in caso vinca il Sì. E sul rinnovo della sia tessera spiega: “Credo che sia quinquennale…”.

L’ex ministro dice però la sua soprattutto “sulla vicenda degli italiani all’estero, credo si debba fare chiarezza perché voglio capire se è vero quello che viene detto da più parti e cioè che il governo ha abusato del suo potere e questo sarebbe molto grave e non bisogna mai dimenticare che la nostra diplomazia non è al servizio del governo ma dello Stato, del Paese”.

Sembra l’ultimo atto di guerra tra lui e l’attuale segretario e premier Matteo Renzi. Anche se D’Alema ha ripetuto anche negli ultimi mesi una frase a cui è affezionato da anni: “Io non ho mai dichiarato guerra a Renzi. È stato Renzi che ha fatto delle guerre contro D’Alema una delle passioni della sua vita”. E anche: “Io non ho mai attaccato Renzi, era Renzi che attaccava me”.

La lettera spot per il sì ha innescato un’altra polemica, forse l’ultima: “Questa vicenda conferma una delle ragioni di fondo per cui votare No: le riforme costituzionali non le deve fare il governo. Il fatto che il governo sia in campo sul referendum con la forza del governo e che tende ad abusare questa forza”. “Certo se è vero che i sostenitori del Sì hanno potuto godere di questo vantaggio, questo è chiaramente un abuso, un sopruso. Ho una grande ammirazione per la nostra struttura diplomatica: spero tutti siano consapevoli che la diplomazia italiana è al servizio del Paese. Capisco ci possa essere un elemento di disperazione politica in chi sperava in un plebiscito e si ritrova in un confronto dall’esito incerto ma bisogna vigilare perché le regole siano rispettate e nei confronti di chi esercita il ruolo di governo con una certa dose di arroganza”, aggiunge D’Alema. Io “in quanto membro del Pd sono escluso dalla conoscenza di quegli elenchi perché faccio parte dei cattivi“.

Sulla vicenda dell’assenza della bandiera Ue alle spalle di Renzi “sono d’accordo con Prodi. Non ho nulla da aggiungere” prosegue. Prodi, ieri, aveva definito “un colpo al cuore” la scelta del presidente del Consiglio. Parlando poi di Jim Messina D’Alema ironizza: “Questo guru al quale pare abbiano dato 400mila euro pare abbia detto, ai primi risultati della Florida, ‘è fatta per Hillary’. Certo i soldi possono essere spesi meglio, certe previsioni si possono avere a prezzo migliore”. Ma non solo, D’Alema punzecchia il premier anche su altri argomenti spesi negli ultimi tempi: “Tra abolizione dell’Imu e Ponte sullo stretto se Berlusconi va alla Siae Renzi dovrà pagare i diritti di autore, non c’è scampo…”.

Infine una stoccata anche sull’Italicum: “Bisognerebbe stabilire, se non per legge, per consuetudine dei limiti all’ingenuità…” prosegue commentando l’accordo firmato anche da Gianni Cuperlo. “Ma anche a voler prender sul serio un pezzettino di carta, vi sono scritte cose senza senso, una legge elettorale che, dopo il voto, ci vuole uno psicoanalista per spiegare ai cittadini”, aggiunge Renzi che continua: “Se vince il Sì, Renzi cercherà di andare alle elezioni con l’Italicum. Può fermarlo solo la Consulta. Ma la Consulta ha deciso di rinviare la sua pronunzia sui ricorsi sull’Italicum, riconoscendo innanzitutto implicitamente che tra riforme e legge elettorale c’è un nesso e ha voluto riconoscere prima ai cittadini il diritto a pronunciarsi. Ma se passasse il Sì penso che l’opposizione della Consulta potrebbe essere indebolita”.

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