L’annuncio è comparso sulla sua pagina ufficiale Facebook, senza specificare luogo e causa del decesso. Il poeta e cantautore canadese Leonard Cohen è morto a 82 anni. “Abbiamo perso uno dei visionari più venerati e prolifici della musica”, si legge nel post pubblicato sul social network. La breve nota annuncia solo che, in data da specificare, verrà organizzato un omaggio all’artista nella città di Los Angeles. Figura chiave per i cantautori emersi negli anni Sessanta, Cohen è stato in attività per tutta la vita, unendo musica e poesia. A ottobre aveva lanciato il suo nuovo disco ‘You Want It Darker‘.

Nato il 21 settembre 1934 a Montreal (Canada) in una famiglia ebrea, iniziò fin da subito a interessarsi alla poesia e particolarmente alle opere dello spagnolo Federico García Lorca. Esordì nella musica dopo aver pubblicato diverse raccolte di poesie e romanzi, un periodo coincidente con sue lunghe permanenze all’estero, dalla Grecia a Cuba. Tanti i temi esplorati nelle sue opere, dalla religione alla sessualità, passando per l’isolamento dell’individuo.

Dopo aver pubblicato le sue prime composizioni poetiche e aver passato un lungo periodo in Grecia, Cohen debuttò nella musica con l’album Songs of Leonard Cohen (1967), considerato opera maestra, con canzoni come So Long, Marianne o Suzanne. La sua voce profonda e il suo elaborato stile letterario, in cui mescolava riflessioni romantiche con temi spirituali ed esistenziali, si fecero strada nella scena folk nordamericana dove, tra gli altri, erano emersi Bob Dylan o Joni Mitchell. La sua lunga carriera, modello per cantautori di tutte le generazioni, ha prodotto dischi epocali, tra cui Songs of Love and Hate (1971), I’m Your Man (1988) o Various Positions (1985), con il capolavoro Hallelujah, una delle sue canzoni più popolari, riproposta negli anni da moltissimi artisti. Impossibile dimenticare la versione di Jeff Buckley.

A decretarne il successo internazionale, nel 1966, fu Suzanne, tra i suoi brani più noti e apprezzati dal grande pubblico, anche se molti lo ricordano per la malinconica Hallelujah resa ancor più celebre dalle molteplici cover, tra cui quelle di Jeff Buckley, Bob Dylan (che la eseguì in molti concerti senza mai pubblicarla), e John Cale.
Dal 1970 Cohen si è avvicinato al buddismo e nel 1996 ne è stato ordinato monaco, passando parte degli anni novanta nel monastero buddhista di Mount Baldy, in California, con il nome di Jikan (Silenzioso), senza per questo rinnegare il suo ebraismo. Tuttavia, egli si considera ancora ebreo: “Non sto cercando una nuova religione. Sono molto felice con la vecchia, con l’ebraismo”.

Proprio in Hallelujah si evidenzia la matrice culturale ebraica di Cohen (suo padre era polacco e sua madre lituana, entrambi ebrei, immigrati in Canada), come anche in Story of Isaac e in Who by Fire, le cui parole e la melodia rievocano il Unetaneh Tokef, una poesia liturgica dell’XI secolo su Rosh Hashana e Yom Kippur. Hallelujah che inizia evocando il biblico re David, mentre compone un brano per “il piacere del Signore”, e prosegue con i riferimenti a Betsabea e Sansone.

Dopo un ritiro spirituale negli anni Novanta, Cohen era tornato di recente alla musica, dopo aver scoperto che la sua manager Kelley Lynch l’aveva derubato di un enorme patrimonio e minacciato, lasciandolo sul lastrico (ci fu anche una lunga causa in tribunale). Da allora ha pubblicato Old Ideas (2012), Popular Problems (2014) e il suo epilogo musicale You Want It Darker (2016).

Vincitore di numerosi premi e onorificenze, Cohen è stato inserito nella Rock and Roll Hall of Fame, nella Canadian Songwriters Hall of Fame e nella Canadian Music Hall of Fame. Nel 2011, ricevette il Premio Principe delle Asturie per la letteratura. Cohen ha avuto due figli, Adam, anch’egli cantautore, e Lorca, entrambi da una relazione con l’artista Suzanne Elrod; ha inoltre avuto una lunga relazione sentimentale con l’attrice Rebecca De Mornay.

Il cordoglio degli artisti – La sua connazionale Alanis Morissette si è limitata a un emoticon con la lacrima su Twitter, Justin Timberlake ha scritto: “Uno spirito e un’anima senza paragoni”.

Con le parole “Riposa in pace”, lo hanno ricordato Carole King e lo storico chitarrista dei Guns N’ Roses, Slash. “Non posso esprimere a parole cosa ha significato Leonard Cohen nella mia vita”, ha commentato il musicista spagnolo Enrique Bunbury.

La Recording Academy ha diffuso un comunicato in cui sottolinea l’influenza di Cohen “da oltre cinque decenni” e ne parla come “uno dei poeti pop più venerati e un punto di riferimento per molti cantautori”. Il suo “straordinario talento – si legge nella nota – ha avuto un profondo impatto su innumerevoli cantanti e cantautori”. Sempre su Twitter l’attore Russell Crowe pubblica il suo messaggio di cordoglio: “Caro Leonard Cohen, grazie per le notti tranquille, la riflessione, il punto di vista, i sorrisi ironici e la verità”.

Infine, Mia Farrow: “Oh no! Il meglio del meglio. Questo è terribile”.

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