La partecipata Roma metropolitane non sarà ricapitalizzata, ma la costruzione della metro C continua fino al Colosseo. A dichiararlo in Aula Giulio Cesare durante il consiglio comunale straordinario in Campidoglio è stata la sindaca M5s Virginia Raggi. “Siamo aperti a tutte le opzioni”, ha affermato. Nelle scorse ore erano uscite alcune indiscrezioni su una eventuale liquidazione dell’azienda. L’ipotesi non è stata confermata, ma rimane sul tavolo. “La legge dice”, ha specificato la prima cittadina, “che quando il patrimonio di una società è negativo o si ricapitalizza (e l’amministrazione utilizza i suoi soldi, i nostri soldi, per coprire questo buco) oppure l’alternativa è la trasformazione della società oppure la sua liquidazione. Noi non ce la sentiamo di poter avallare ancora una volta questo vergognoso sperpero di denaro pubblico. Noi non ricapitalizziamo. Poi siamo aperti a tutte le soluzioni, ma questo è un punto fermo”. Per la Raggi Roma metropolitane è una società che “ha fallito l’obiettivo per cui era stata creata”: “Questo non lo dice Virginia Raggi, non lo dice il M5s, ma una due diligence. Una società che ha fallito l’obiettivo, ha generato perdite per la società stessa e costi enormi per la collettività. Tanto è vero che su questo presunto danno erariale ci sono sopra la Corte dei Conti e la Procura, quindi qualcosa che non torna c’è. E la cosa interessante è che tutti sapevano: noi abbiamo denunciato l’atto attuativo del 9 settembre 2013, tutti conoscevano questa situazione e nessuno ha fatto nulla fino ad oggi”.

La Raggi ha anche replicato a chi sostiene che la decisione porterà allo stop del progetto della metro C: “Sono qui a rassicurare tutti che il M5s intende proseguire l’attività di costruzione della linea fino ai Fori, Colosseo. Lo abbiamo sempre detto e non ci rimangiamo quel che abbiamo detto. E dal Colosseo in poi si ragionerà”. A margine dell’assemblea straordinaria era intervenuto anche il presidente della commissione Trasporti Enrico Stefano: “Non è assolutamente collegato il discorso”, aveva detto. “Sono due aspetti completamente diversi. Possiamo continuare a fare la metro C anche senza Roma Metropolitane”. Nelle scorse ore era stata proprio l’assessora ai Trasporti Linda Meleo a dire che la partecipata “non ha fatto il suo lavoro“. “E’ ora di dire basta agli sprechi”, aveva scritto su Facebook. “Vogliamo lanciare un’operazione verità e raccontare ai cittadini cosa è successo in tutti questi anni. Mai più bugie e prese in giro ma legalità e trasparenza”.

La sindaca in Aula ha criticato il ruolo di vigilanza della partecipata e ha parlato di un costo lievitato “all’inverosimile”: “Il consorzio ha proposto 45 varianti della metro C“, ha detto. “C’è stato un atto attuativo con cui sono stati dati altri soldi e Roma Metropolitane che doveva svolgere questo ruolo di vigilanza non lo ha mai fatto, ha approvato tutte le varianti. Non solo. Abbiamo un problema economico: non è solo il costo dell’opera lievitato all’inverosimile – sono tutti soldi nostri, dei cittadini -, ma i costi della società, perché questa società dal 2012, quando all’improvviso il Cipe ha smesso di finanziare una parte dei costi, si è trovata ad avere dei costi che superavano di gran lunga i ricavi con perdite costanti nel tempo”.

Lungi dal tutelare gli interessi pubblici, l’immobilismo della partecipata Roma Metropolitane ha finito, insomma, col favorire le richieste della Metro C scpa, il consorzio d’impresa guidato da Astaldi (34,5%) e partecipato dalla Vianini Lavori (34,5%) del gruppo Caltagirone, da Ansaldo STS (14%), dalla Cooperativa Muratori e Braccianti di Carpi (CMB, al 10%) e dal Consorzio Cooperative Costruzioni (7%). Così dagli iniziali 2,2 miliardi, con un prezzo a sconto rispetto ai 2,5 miliardi della base d’asta, i costi sono progressivamente lievitati fino a 3,26 miliardi di cui quasi finiranno, in quote uguali, nelle tasche della Vianini di Caltagirone e della Astaldi.

Inoltre Roma Metropolitane non ha liquidato il dovuto regolarmente al Consorzio che ha fatto causa alla partecipata pubblica. Intanto, fra dicembre 2015 e febbraio 2016, il consorzio ha anche sospeso i lavori per “mancati pagamenti e dalla perdurante indeterminazione circa l’effettiva disponibilità da parte del Committente delle risorse finanziarie necessarie al proseguimento dei lavori”. Salvo poi riprendere le attività il 29 febbraio 2016, una volta “preso atto degli impegni assunti dall’Amministrazione (guidata dal commissario Tronca, ndr) di corrispondere parte degli importi da tempo dovuti”, come si legge nel bilancio 2015 di Astaldi. Tutti elementi che giocano a favore delle imprese in una eventuale controversia nel caso in cui il sindaco di Roma dovesse decidere di stoppare il progetto metropolitano ai Fori Imperiali.

La Raggi ha quindi parlato dei fondi già investiti: “Ci siamo trovati una metro che da un costo preventivato di 3 miliardi per 25 km è arrivata a costare 3 miliardi e 700 milioni di euro per 19 km, quindi abbiamo speso anche di più per due terzi del tracciato, la parte più facile, quasi tutta peraltro in superficie. Immaginiamo il costo per la tratta successiva”. E ha poi attaccato  “Che cosa ha fatto Tronca? Ha preso gli anni ha sommato le perdite, 16 milioni, e ha approvato un debito fuori bilancio sanando dal 2012 al 2015, mentre negli ultimi due anni, 2015 e 2016, abbiamo perdite per 9 milioni di euro”.

Ha collaborato Fiorina Capozzi

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