I sogni delle ragazze si infrangono – o quantomeno si ridimensionano notevolmente – a un certo punto tra le scuole medie e primi anni delle superiori. Una ricerca commissionata in Uk da Girlguiding rivela che il 64% delle ragazze tra gli 11 e i 21 anni si aspetta di subire discriminazioni sul lavoro e solo il 35% di loro crede di avere le stesse opportunità dei ragazzi. Il gender gap inizia durante l’adolescenza in tutta Europa, quando il percorso di studi e carriera di ragazze e ragazzi si biforca nettamente alle superiori. Gli stereotipi sono straordinariamente forti: il 67% degli intervistati è convinto che le ragazze non abbiano le capacità necessarie per una carriera scientifica di alto livello.

Per capire meglio la questione parlo con Miriam Gonzalez Durantez, ambasciatrice di femminismo e mobilità sociale attraverso le iniziative Inspiring Women e Inspiring Girls. Miriam Gonzalez è una di quelle donne formidabili che non possono che ispirare ammirazione. Visceralmente spagnola, trapiantata a Bruxelles e poi a Londra, e quindi profondamente Europea, Miriam Gonzalez si è costruita un curriculum da capogiro e una famiglia da cartolina. Ha senso dell’umorismo e carisma, e ha fatto sua la missione di incoraggiare le ragazzine a sognare in grande.

Per Miriam Gonzalez il primo passo per sconfiggere gli stereotipi di genere è riconoscere che esistono ancora, nonostante il lungo cammino di emancipazione. Mi racconta che l’idea di fondare Inspiring Girls è nata dal lavoro che già faceva con Inspiring Women, un programma di networking e mentoring professionale.

Gonzalez conferma quello che tutte sappiamo: “Se abbiamo successo nel lavoro siamo ‘aggressive’, se ci piace la moda siamo ‘superficiali’, se ci interessiamo alle scienze siamo ‘secchione’, se cerchiamo di difendere i nostri diritti siamo ‘fanatiche’. E sentirsi sempre criticate ha un impatto sulla nostra autostima. Ci porta a limitare le nostre aspirazioni”.

Il seme della poca fiducia in noi stesse infatti viene piantato molto presto. Nasce nei sogni ridicolizzati delle bambine, nelle discriminazioni sottili percepite dalle ragazzine, nelle etichette dei ruoli di genere che ci vengono inevitabilmente assegnate. Per aiutare le donne bisogna lavorare con le ragazzine e Inspiring Girls ha l’obiettivo di fornire alle più giovani stimoli, idee, ispirazione e modelli positivi.

I modelli di Miriam Gonzalez sono stati sua madre e suo nonno materno: “La famiglia è importantissima ma a volte non basta” mi dice “è importante dare alle bambine la possibilità di venire a contatto con realtà diverse, espandere i loro orizzonti il più possibile, ispirarle e nutrire la loro curiosità. Per questo Inspiring Girls si fonda sulla partecipazione di volontarie che si propongono come modelli, raccontando storie di successi e fallimenti e fornendo spunti e idee. Venire a contatto con modelli di donna diversi aiuta le ragazzine a crearsi un percorso personale e un network di riferimento che le aiuta a definire e portare avanti i loro progetti per il futuro.

Miriam Gonzalez ha avuto l’intuizione, e a rendere concreta la visione per Inspiring Girls in Uk e a livello internazionale pensa Begoña Lucena che in pochi mesi ha creato il nucleo di un movimento con aspirazioni globali. Infatti a novembre Inspiring Girls verrà lanciato anche in Italia, dove il programma sarà gestito da Fondazione Valore D, e poi in Serbia, Spagna e Zambia. Il modello di Inspiring Girls è semplice: “Chiediamo alle volontarie solo un’ora di tempo all’anno che useranno per raccontare la loro storia a piccoli gruppi di ragazze” precisa Miriam “un’ora all’anno la possono trovare tutti. Starà a scuole e centri di aggregamento giovanili organizzare gli eventi e selezionare le volontarie più adatte”.

Ma nel 2016, in paesi come la Gran Bretagna o l’Italia c’è davvero bisogno di iniziative come Inspiring Girls? Dopotutto la parità è legge e le discriminazioni sono sanzionate.

Miriam Gonzalez sorride: “Il sessismo è stato eliminato a livello legale e stiamo facendo passi avanti nel mondo del lavoro. Secondo alcuni questo è più che sufficiente. Per me no. Diciamo che siamo al 90%, che abbiamo fatto molta strada, ma non siamo ancora arrivate alla meta. Parità significa 100%”. La fondatrice di Inspiring Girls ha ragione: il sessismo è ancora molto radicato a livello culturale.

In Italia l’Istat dipinge un quadro desolante: un quarto degli italiani crede che quando i posti di lavoro scarseggiano i datori di lavoro dovrebbero dare la precedenza agli uomini. Il 13% della popolazione pensa addirittura che sia innaturale per un uomo avere un capo donna e due persone su 10 pensano che l’uomo dovrebbe prendere le decisioni più importanti riguardanti la famiglia. Le bambine italiane chiaramente percepiscono e in qualche modo assimilano queste opinioni e l’impatto sulla loro autostima può essere devastante.

“In tutto il mondo alle bambine viene in qualche modo impedito di sognare in grande” commenta Miriam Gonzalez “le barriere che le bambine incontrano in Zambia sono chiaramente diverse da quelle delle bambine italiane eppure il risultato è sempre una certa mancanza di fiducia in noi stesse. La sensazione di non essere all’altezza. Il timore di non avere il permesso di fare certi progetti, avere certe aspirazioni”.

La dimensione locale del programma quindi è essenziale. Per avere impatto, i modelli proposti alle bambine devono essere vicini per lingua, cultura e contesto. Le volontarie devono poter raccontare storie personali che le ragazzine trovano coinvolgenti e vere. Miriam Gonzalez però precisa che “la tecnologia permette anche di dare accesso e visibilità a modelli internazionali. Se una bambina in Serbia vuole sapere com’è la vita di una ricercatrice del Cern, Inspiring Girls può organizzare una video chiamata e creare un dialogo”.

L’appello di Inspiring Girls non potrebbe essere più chiaro. Per le più giovani è un incoraggiamento a essere curiose e coraggiose, e cercare molti modelli positivi. Per le volontarie il messaggio è che tutte possiamo essere buoni modelli: non è necessario aver vinto un premio Nobel o essere campionesse olimpiche. Chiunque possa dire di aver lavorato con passione per realizzare le proprie aspirazioni è un ottimo modello. Senza contare che raccontare la nostra storia alle più giovani è un’ottima occasione per ricordare a noi stesse tutti i nostri piccoli e grandi successi. Troppo spesso infatti le donne sono riluttanti a parlare con orgoglio degli obiettivi professionali e di vita che hanno raggiunto, ma quello che Inspiring Girls vuole comunicare a tutte, volontarie e bambine, è che non esistono aspirazioni migliori di altre, e non ci sono sogni troppo grandi per le bambine.

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