(Con la collaborazione di Angelo Abrami)

 

“Uso pacato del territorio”: è un bel modo per definire l’escursionismo. Non la semplice passeggiata, ma un cammino con obiettivi lontani, persino lontanissimi, da raggiungere senza fretta, prendendosi tutto il tempo per godersi paesaggi, monumenti, persone, situazioni. Si può improvvisare seguendo una rotta a caso, ma – si sa – in Europa ci sono “autostrade” del “viaggiar lento”, collaudate, segnalate, sicure. Basta seguire le frecce e non c’è rischio di perdersi. Sono i Cammini tracciati nel Medioevo dai pellegrini diretti a Roma. Da percorrere con lo spirito mistico degli antichi viandanti o con quello del trekker “opportunista”. Come dire che non è indispensabile, e non è vietato, dare una connotazione religiosa ai vecchi tracciati di fede: i cammini possono essere di tutti. E i “titolari” della rete autostradale pedestre, generosi come sono di default, sono ben contenti che nuovi viaggiatori si uniscano. “Io tutto, io niente, io stronzo, io ubriacone, io poeta, io buffone, io anarchico, io fascista, io ricco, io senza soldi, io radicale, io diverso ed io uguale, negro, ebreo, comunista, io falso, io vero, io genio, io cretino”, citando L’avvelenata di Guccini.

Il Centro Italia a piedi, insomma, fra Toscana, Umbria, Lazio e Marche. Lungo il Cammino di Benedetto o quello francescano della Marca, la Via di San Francesco, la Lauretana, l’Amerina o la Francigena. Prendiamo quest’ultima, per esempio. O meglio, quel “breve” tratto nel Lazio meridionale tra Roma e Formia. Fa parte della Via Francigena del Sud, 700 chilometri di sentieri che portano dalla capitale a Brindisi. Da lì i pellegrini si imbarcavano per la Terrasanta. Riconosciuta nell’aprile 2016 dal Consiglio d’Europa, agganciata allo storico percorso che va da Canterbury a Roma, ha fatto della Francigena il più lungo itinerario culturale (circa 2.500 chilometri).

Ecco, si può magari compiere il tratto Roma-Formia al contrario, per assaggiare il cammino dandosi una meta importante: piazza San Pietro. È la Francigena pontina, quasi 190 chilometri da fare con lo zaino in spalle, per conoscere e ammirare un’Italia minore, come si dice. Luoghi lungo l’Appia Antica che, complice la lentezza del viaggio a piedi, si scolpiscono nel cuore. Bellezze che in auto, inevitabilmente, scivolano via dai finestrini, e neanche le vedi. Fra Itri e Fondi è un’intima emozione mettere i piedi, benché protetti da fibre tecnologiche, sulle pietre calpestate dai calzari dei pellegrini. Dall’abbazia di Fossanova a Priverno lungo il fiume Amaseno; il tramonto sul lago di Nemi visto dalla terrazza di palazzo Sforza Cesarini a Genzano di Roma: pochi chilometri in cui leggere la nostra storia. Fatta anche di buone cose da bere e da mangiare. Cucina povera, come si dice, e invece ricca di sapori e straordinarie invenzioni.

Un’avvertenza: camminando spediti ci si sposta a 5 chilometri all’ora. Se si è allenati si cammina per 6-7 ore, quindi si coprono 30-35 chilometri al giorno. Ma non è come dirlo. Fate i conti prima di partire, carte alla mano. Se il tempo non basta, o le gambe non aiutano, un bus di linea ogni tanto per alleggerire il percorso non è un peccato mortale…

La seconda avvertenza: il viaggio si svolge in quell’Italia centrale che in questi giorni sta vivendo il dramma del terremoto. Non interessa i luoghi colpiti dal tragico evento, ma vogliamo dare un significato alla nostra proposta di cammino, che sia un modo per non dimenticare, o peggio abbandonare, quel territorio.

 

Primo giorno: Formia-Fondi (31,7 km)

Bella sorpresa Itri, città natale di papi (Umberto VI) e briganti (Fra Diavolo), con il suo castello medievale e le celebri olive itrane. Da lì, per tre chilometri, si cammina sull’Appia Antica, tracciata fra il IV e il II secolo a.C. proprio per connettere Roma a Brindisi. A metà percorso, nella valle di Sant’Andrea, ci sono i ruderi del fortino dove nel 1798 Fra Diavolo – dice una targa – fermò l’avanzata dell’esercito napoleonico, prima di soccombere. Tappa finale è Fondi, con un altro castello medievale e, nelle vicinanze, il monastero di San Magno, che si occupa dell’accoglienza dei viaggiatori, pellegrini o meno che siano (www.monasterosanmagno.it).

Info: www.visitauruncipark.it/turismo-culturale-parco-monti-aurunci

 

Secondo giorno: Fondi-Terracina (17,6 km)

Ad attendere il viandante a Terracina ci sono il Parco della Rimembranza e il moscato secco Doc Oppidum, a lentissima fermentazione, che conserva tutto l’aroma delle uve raccolte manualmente, “espressione di un microclima unico”, dicono gli esperti, “favorito dalla brezza marina”. Il centro della città è attraversato dall’Appia, che costeggia il Foro emiliano del I secolo. Poiché non si vive solo delle scorte di cibo nello zaino, un buon posto dove mangiare (consigliate le linguine con fiori di zucca e gamberetti) è il ristorante Centosedici, che è pure un hotel (www.centosedici.it).

Info: www.comune.terracina.lt.it/cms/scheda_cms.html?cod_cms=39

 

Terzo giorno: Terracina-Fossanova (20,6 km)

Un paesaggio agricolo, spezzato dai Monti Ausoni. Meta finale è l’abbazia di Fossanova, magnifica struttura edificata dai benedettini sui resti di una villa romana, poi completato dai cistercensi nel XIII secolo. Volendo si può alloggiare nella foresteria, dove San Tommaso d’Aquino visse i suoi ultimi giorni (www.abbaziadifossanova.it).

Info: www.parcoausoni.it

 

Quarto giorno: Fossanova-Sezze (22,2 km)

Una tappa facile, nella pianura pontina. La strada per Priverno costeggia il fiume Amaseno. Qui aleggia ancora la leggenda di Camilla, mitologica regina dell’Eneide di Virgilio. Figlia del tiranno di Privernum, città dei Volsci, fu tratta in salvo dal padre in fuga che la lanciò al di là dell’Amaseno. Ne uscì illesa. Consacrata alla dea Diana, crebbe come una guerriera nei boschi e guidò la lotta delle popolazioni locali contro Enea. Per una strada che si inerpica verso il paese si supera la chiesa di San Benedetto e si arriva nella piazza centrale con la cattedrale di Santa Maria Annunziata e il Palazzo comunale del XIII secolo. Giunti infine a Sezze, bastano quattro chilometri ancora per il Foro Appio Mansio Hotel, ex stazione romana di posta (www.foroappiohotel.it). Per concedersi una sistemazione più comoda per la notte e provare la cucina del ristorante Cucinarium, che propone piatti della tradizione come le celebri bazzoffie, zuppe di ceci, zucca e mandorle.

Info: www.prolocopriverno.it/cosa-visitare-in-citta

 

Quinto giorno: Sezze-Cori (29,1 km)

Panorami superbi dei Monti Lepini e tre perle nascoste: il centro storico di Sermoneta con il poderoso castello Caetani, la vicina abbazia cistercense di Valvisciolo e l’antica città di Norba, nei pressi della moderna Norma (nel cui Museo civico archeologico sono conservati i reperti rinvenuti nel sito). Considerata uno degli esempi più antichi e meglio conservati centri urbanistici a pianta regolare, Norba ha mura monumentali, due acropoli e un “castello delle acque”, vale a dire uno dei primi stabilimenti termali conosciuti.

Info: www.parcolepini.it
www.cistercensi.info/abbazie/abbazie.php?ab=90
www.comunedisermoneta.it/?page_id=127

 

Sesto giorno: Cori-Velletri (22 km)

Da Cori, con il Foro, la cinta muraria, le chiese di Santa Maria della Pietà e della Santissima Annunziata, una facile tappa in un paesaggio rurale conduce a Velletri, antichissima città dei Volsci con un glorioso passato di libero comune.

Info: www.prolococori.it
www.comune.velletri.rm.it/pagina650_la-citt-e-il-turismo.html

 

Settimo giorno: Velletri-Castel Gandolfo (19,7 km)

Partenza per Nemi, nel Parco dei Castelli romani. I dieci magnifici chilometri che portano a Castel Gandolfo si snodano in un fitto bosco con sentieri ben tenuti e segnati. Lungo il percorso si ammirano le stratificazioni laviche, le caverne scavate nella roccia che fungevano da cisterne e tratti di acquedotto romano. Oltre il lago di Nemi si intravvede dall’alto quello di Albano. Albano Laziale, con il suo anfiteatro romano, è sorta dove stazionava la Legio Secunda Parthica Severiana, creata dall’imperatore Settimio Severo alla fine del II secolo d.C. Tre ore di cammino e si entra nel giardino delle Ville Pontificie, con i suoi viali di cipressi, le statue, le fontane e un criptoportico integro. Certo si può anche decidere di passare per Genzano: la vista dal terrazzo del palazzo Sforza Cesarini, che spazia dal lago di Nemi al Tirreno, vale la deviazione. Ogni settembre il paese organizza la Festa del pane casereccio, accompagnata dall’“Infiorata” sulla via principale. Per la realizzazione dei “quadri” composti sul selciato occorrono, oltre alle essenze vegetali, almeno 350.000 fiori; i singoli petali vengono utilizzati come i colori di una tavolozza: la ginestra per il giallo, i garofani per il rosso, il bosso e il finocchio selvatico per il verde. Per assaggiare minestre dal sapore antico c’è il ristorante Il Castagnone a Nemi (www.ilcastagnone.com).

Info: www.parcocastelliromani.it
http://mv.vatican.va/1_CommonFiles/pdf/CastelGandolfo_info_it.pdf

 

Ottavo giorno: Castel Gandolfo-Roma (26,5 km)

È uno dei tratti più emozionanti, la spettacolare conclusione del viaggio. Si cammina attraverso la storia fino a piazza San Pietro.

Info: www.viaappiaantica.com
www.parcoappiaantica.it

 

PER CHI “CALA” SU ROMA

Sebbene l’abbiamo proposta al contrario, quella fra Roma e Castel Gandolfo è la tappa di uscita da Roma lungo la via Francigena del Sud. L’ultima in entrata della Francigena che inizia a Canterbury, invece, è quella che parte da La Storta, a nord della capitale. Cinque chilometri lungo la Via Trionfale e si raggiunge la Riserva naturale dell’Insugherata, quindi si arriva a Monte Mario. Lì, da una piazzola collocata al punto giusto, si gode una vista unica su San Pietro. La città eterna è ai vostri piedi e bastano venti minuti per “planare” sulla chiesa di San Lazzaro dei lebbrosi.

Info: www.viefrancigene.org/it

 

ANAGNI VAL BENE UNA DEVIAZIONE

Anche non a piedi, s’intende. Una quarantina di chilometri a est di Cori, Anagni vanta una cattedrale, intitolata a Santa Maria, con una straordinaria pavimentazione a mosaico e la sottostante cripta di San Magno dell’XI secolo interamente affrescata. Una quindicina di chilometri a nord della “città dei papi” c’è Acuto, dove passa la pista ciclabile ricavata dalla vecchia ferrovia Fiuggi-Roma. In una decina di panoramici chilometri a mezzacosta sulla valle del Sacco si arriva a Piglio. Qui ci si può concedere un aperitivo all’enoteca Nettare Ambrosia e un pasto all’Osteria del Vicolo Fatato.

Info: www.cattedraledianagni.it/index.php/museo.html
http://bit.ly/2fayxJF

 

INFO

Via Francigena pontina (189,4 km) – www.francigenapontina.it/ita_index_001.html
(da cui scaricare le “brochure del pellegrinos”)

Vie Francigene del Sud – www.viefrancigene.org/it/resource/tour/a-piedi-roma-brindisi

Cammino di Benedetto, Cammino francescano della Marca, Via di San Francesco, Via Lauretana, Via Amerina, Cammino dei Protomartiri, Ultimo viaggio di Francesco
Consorzio Francesco’s Ways
via Sant’Antonio 21, Terni; tel. 3701106929.
www.umbriafrancescosways.eu
Proposte di pacchetti (a piedi o in bici), indicazioni di alloggi di varie tipologie, posti dove mangiare, info storiche ecc.

 

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