La riconquista di Mosul alle forze del Califfato potrebbe essere a un soffio. Le forze speciali irachene hanno preso l’edificio della tv nel quartiere orientale di Gogjali e le truppe curdo-irachene continuano ad avanzare in città. I miliziani jihadisti nelle ultime ore “hanno arretrato la propria ridotta difensiva, attestandosi nel cuore della città” secondo gli attivisti anti-Isis che sostengono che le forze speciali di Baghdad sono penetrate per “5 chilometri. Il quartiere di Kharama è deserto, la popolazione aspetta l’arrivo dei liberatori”. Per fronteggiare l’avanzata gli uomini di Isis ieri hanno cercato di trasformare 25mila civili in scudi umani, ma il contemporaneo bombardamento aereo ha impedito il trasferimento della maggior parte delle persone dai sobborghi vicini verso la città come ha spiegato la portavoce dell’Ufficio dell’Alto commissario Onu per i diritti umani Ravina Shamdasani citando diversi rapporti in possesso delle Nazioni Unite.

Combattimenti nel quartiere orientale
Violenti combattimenti sono in corso a Gogjali, il quartiere orientale della città dove sono entrate ieri le Golden Eagle, le Forze speciali irachene. I militari hanno lanciato oggi nuovi assalti su tutti i fronti, nel tentativo di aprirsi un varco verso il cuore della città. Le forze irachene sono entrate a Mosul: dopo due settimane di offensiva, stamani all’alba hanno lanciato un attacco massiccio, accompagnato dal fuoco dei cannoni degli alleati Peshmerga e dal diluvio di bombe sganciato dai cacciabombardieri della Coalizione.

Il premier iracheno Haidar al Abadi, dalla città liberata di Shura, 35 chilometri a sud di Mosul, ha lanciato l’ultimatum ad Abu Bakr al Baghdadi e alle sue residue forze: “Arrendetevi o morirete. Le forze di liberazione irachene – ha promesso – taglieranno presto la testa del serpente a Mosul: il resto delle sacche di Daesh saranno indebolite e saremo in grado di spazzarle via rapidamente”. A mano che non sia una strategia per far avanzare le truppe tra i palazzi e le trappole della città, i jihadisti sembrano allo sbando: si sono sparpagliati nelle case dei civili. I miliziani hanno anche rastrellato i civili per mandarli a combattere allo sbaraglio. Una cinquantina di ragazzi arruolati a forza sono stati trucidati a Ninive, l’antica cittadina che sorge sulla riva orientale di Mosul. Un altro massacro è stato compiuto a nord della città: in un villaggio 300 civili ed ex poliziotti e militari iracheni sono stati uccisi a sangue freddo “dai plotoni di esecuzione”.

Onu: “Civili usati come scudi umani”
“Abbiamo rapporti secondo i quali l’Isis ha cercato di trasportare circa 25.000 civili da Hammam al-Alil, a sud di Mosul, a bordo di camion e minibus verso Mosul e nei dintorni della città. Crediamo che la maggior parte dei camion non abbia potuto raggiungere Mosul a causa dei voli di pattuglia della coalizione nella zona” ha spiegato la rappresentante delle Nazioni Unite Ravina Shamdasani. “Tuttavia alcuni autobus hanno raggiunto Abusaif, a 15 chilometri a nord di Hamam al-Alil City”, ha aggiunto esprimendo “profonda preoccupazione per la sicurezza di queste persone e le altre decine di migliaia di civili che sarebbero state forzatamente trasferite dall’Isis nelle due ultime due settimane”. “Abbiamo inoltre ricevuto ulteriori rapporti di esecuzioni di massa da parte dell’Isis. Sabato, 40 ex membri della Forza di sicurezza iracheni sono stati uccisi ed i loro corpi sono stati gettati nel fiume Tigri”.

“Otto civili uccisi in raid Usa, tra cui tre bambini”
Ci sono poi le vittime del “fuoco amico”. Otto civili di una stessa famiglia, tre dei quali bambini, secondo il Guardian, sono stati uccisi per errore nei giorni scorsi da un raid Usa sulla loro casa nel villaggio di Fadhiliya, pochi chilometri fuori Mosul. La notizia viene confermata da ong, fonti ufficiali e le milizie curde che combattono nell’area. È la prima volta, scrive il sito del giornale, che un raid occidentale uccide civili da quando è iniziata l’offensiva per riprendere Mosul. Gli Usa fanno sapere di aver condotto un raid nell’area il 22 ottobre e che indagheranno sulla vicenda.

Sono 1.792 le persone rimaste uccise nel mese di ottobre in Iraq contro i 1.003 del mese precedente secondo la missione Onu di assistenza; almeno 1.120 sono civili, gli altri 672 erano membri delle forze di sicurezza irachene tra cui i curdi pershmerga e le milizie che combattono a fianco dell’esercito mentre 1.358 sono i feriti. La città più colpita è Baghdad con 268 civili uccisi e 807 feriti seguita dalla provincia di Ninive, con capitale Mosul, con 566 morti e 59 feriti.

Cinquemila uomini di Isis
I cinquemila uomini di Isis (stima del  Pentagono) a questo punto sono circondati da oltre 40.000 soldati, tra forze speciali irachene, Peshmerga e milizie sciite. Queste ultime, le al Shaabi che rispondono a Teheran, accusate di aver commesso atrocità contro la popolazione sunnite nelle zone liberate nell’ultimo anno in Iraq, hanno anche loro sbaragliato il nemico. E sono sono a sette chilometri dall’aeroporto di Mosul: in tre giorni di assalti sul fronte occidentale hanno strappato all’Isis 39 villaggi. Hanno l’ordine tassativo di non entrare in città, per evitare possibili vendette contro la popolazione in larga parte sunnita.

Un milione di civili in trappola
Potrebbero essere un milione i civili in trappola e lungo tutta la linea del fronte orientale sono stati già allestiti enormi campi profughi. Decine di civili, al calare del buio, sono riusciti ad attraversare le linee jihadiste, man mano che l’Isis è stato costretto a ritirarsi, accolti dai Peshmerga in festa nella ‘trincea Bashiq’, dove grazie anche ai missili anti-carro Folgore forniti dall’Italia hanno abbattuto l’artiglieria pesante del Califfo. Lì ci sono anche i cecchini statunitensi, che non sparano ma con i loro fucili ad alta precisione riescono ad individuare il nemico. L’attacco a Mosul era dato per imminente già dallo scorso venerdì: il maltempo e il vento forte ha ritardato l’avvio dell’offensiva.

950 militari italiani in Kurdistan
“Come comandante degli uomini e delle donne che hanno addestrato più di 6mila uomini in Kurdistan, non posso che essere orgoglioso, soddisfatto del lavoro svolto” dice all’Ansa il generale Angelo Michel Ristuccia, comandante del contingente in Iraq: “Con l’addestramento, in particolare sugli ordigni artigianali, abbiamo contribuito a creare le condizioni per affrontare in modo decisivo l’Isis. E risparmiare tante vite”. Qui nella capitale del Califfato, proclamato proprio nell’estate del 2014, potrebbe essere combattuta la battaglia finale.Sono 950 militari italiani impegnati in zona. In Kurdistan si occupano di molte cose, dall’addestramento dei Peshmerga, donne e uomini, per la caccia alle bombe dell’Isis, per le procedure di comando e controllo, e altri settori collegati alle attività militari. Il quadro generale, sottolinea un comunicato ufficiale della Difesa, è quello di assicurare “il necessario supporto operativo per sconfiggere” l’Isis, rendere sicuri i confini, ristabilire la sovranità dello Stato, formare Forze Armate e di polizia in grado di garantire la sicurezza”. I seguaci di Abu Bakr al Baghdadi “sono un nemico molto forte, ben organizzato, difficile da affrontare”, spiega il generale Restucci nella base italiana a Erbil. 

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Iraq, “Al Baghdadi è a Mosul. Se verrà ucciso, l’Isis cadrà”. Governo contro Ankara: “Se Turchia interviene è guerra”

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