“Non lo so perché ho tagliato la testa a mio zio. Non me lo so spiegare. Abbiamo discusso per il sentiero. Lui mi ha insultato e sputato addosso e io non ho capito più nulla”. Le prove a suo carico apparivano già consistenti, ma ora arriva anche la confessione. Claudio Borgarelli ha ammesso, tra le lacrime, di essere stato lui ad ammazzare lo zio Albano Crocco, il pensionato ucciso e decapitato l’11 ottobre nei boschi di Lumarzo (Chiavari) mentre era a cerca di funghi. Davanti al gip Paola Faggioni e al pubblico ministero Silvio Franz, durante l’interrogatorio di garanzia Borgarelli ha ripercorso i momenti dell’omicidio. “Quella mattina – ha raccontato – ho aperto la porta e ho visto la macchina e i paletti divelti. Ho seguito mio zio e mi sono portato dietro la pistola perché temevo che fosse armato anche lui. Abbiamo discusso. Io gli ho sparato due colpi e poi l’ho decapitato. Sono tornato a casa, ho messo la testa nel sacco e poi l’ho buttata”. Il reo confesso ha rivelato di aver trascinato con una corda il cadavere fin nel dirupo dove è poi stato ritrovato, in un sentiero nei boschi di Craviasco. La pistola usata da Borgarelli per colpire la vittima è quella sequestrata nella sua casa, come emerso anche dagli esami del Ris.

Una confessione inattesa quella di Claudio Borgarelli, arrivata in tarda mattinata a Genova nel carcere di Marassi dove l’uomo è rinchiuso dal 28 ottobre. Il movente dell’omicidio è lo stesso individuato dai carabinieri del comando provinciale di Genova insieme alla procura, ed è legato alle controversie sull’acceso ad un viale vicino la casa di Borgarelli, per il quale l’uomo aveva avuto discussioni non solo con la vittima ma anche con altre persone. “Io volevo bene a mio zio. Ero legatissimo a lui quando ero piccolo. Ma questa vicenda del sentiero – ha raccontato Borgarelli al gip, nel corso dell’interrogatorio durato circa un’ora – mi ha ossessionato. Mi sentivo vittima di una ingiustizia. Non riesco più a sopportare il peso di questo omicidio”. L’avvocato Antonio Runino, difensore di Borgarelli, sembra intenzionato a chiedere una perizia psichiatrica.

Quanto alla testa della vittima, non è stata ancora ritrovata. Vari reperti, spiegano ancora gli inquirenti, sono stati buttati nei cassonetti della spazzatura ritratti nelle immagini delle telecamere contestate nella misura cautelare a carico di Borgarelli. L’uomo aveva raccontato di aver gettato i sacchi di immondizia in bidoni vicini a casa, mentre i video di alcune telecamere di sicurezza lo avevano immortalato mentre depositava altri sacchi in diversi secchioni in Alta Valbisagno. Tra il materiale buttato nella spazzatura, gli inquirenti non hanno ritrovato reperti organici. È arrivato invece l’esito positivo dello stub, l’esame con tampone adesivo che certificherebbe l’utilizzo di un’arma da fuoco da parte di Borgarelli.

La confessione conferma in pieno, dunque, le ricostruzioni effettuate fin qui dagli inquirenti. “È stato un lavoro egregio”, spiega il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi, che ha poi aggiunto: “I miei complimenti vanno ai carabinieri della compagnia di Chiavari e del nucleo operativo del comando provinciale di Genova che hanno avuto l’intuizione di compiere le intercettazioni che sono state determinanti”. Il riferimento è alle microspie che hanno registrato le frasi che Borgarelli ripeteva ad alta voce tra sé e sé, nei giorni successivi alla sua iscrizione nel registro degli indagati.

A poche ore dalla confessione di Borgarelli, sono arrivate le dichiarazioni della figlia di Albano Crocco, Daniela, che parlando del cugino ha detto: “Voglio vederlo in faccia e chiedergli perché l’ha fatto, perché ha distrutto la mia famiglia e ha distrutto se stesso. Ora voglio giustizia”, ha affermato la donna, aggiungendo che a suo avviso Borgarelli “deve rimanere in carcere tutta la vita e non vedere più la campagna e l’erba che tanto amava. L’unica cosa che voglio per mio papà e tutta la mia famiglia è che mio cugino non venga dichiarato incapace di intendere perché quando ha agito era lucido. Mio padre aveva paura di lui – ha proseguito Daniela Crocco – e adesso capisco perché mi chiamava tante volte, come se avesse un presentimento. Capisco perché mi diceva ‘non ti fidare di Claudio'”.

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