Omicidio aggravato e premeditato e occultamento e sottrazione di cadavere. Sono queste le accuse con cui i carabinieri del nucleo investigativo di Genova hanno arrestato Claudio Borgarelli, il nipote di Albano Crocco, il pensionato ucciso e decapitato l’11 ottobre nei boschi di Lumarzo (Chiavari). L’uomo, assistito dall’avvocato Antonio Rubino, è stato trasferito nel carcere di Marassi a Genova.  Secondo l’accusa, sostenuta dal pm Silvio Franz, l’omicidio sarebbe stato premeditato e aggravato anche dai futili motivi. Borgarelli, per gli inquirenti, avrebbe maturato la decisione di uccidere lo zio per l’uso di un sentiero di sua proprietà, che la vittima usava per andare a cercare funghi. Crocco, anche la mattina dell’omicidio, era andato a cercarli e aveva lasciato l’auto proprio davanti la casa del nipote. Non aveva fatto ritorno a casa ed era stato ritrovato alle 19 in un dirupo nel bosco. In un primo momento si era pensato a un incidente.

Poi, però, i rilievi hanno fatto emergere un fatto di sangue di inaudita violenza. Prima un colpo di fucile alla nuca, poi un colpo di machete per staccare la testa dal corpo e farla sparire. Il suo corpo è stato trascinato per un centinaio di metri, seminando portafogli e cellulare, poi l’assassino se ne sarebbe disfatto facendolo rotolare in un dirupo e facendo sparire la testa, che non è mai stata ritrovata. E’ stato un tentativo di nascondere le tracce che potessero fare risalire al killer o un messaggio per i familiari di Crocco? A questa domanda dovrà ora rispondere Claudio Borgarelli. Sul nipote di Crocco, del resto, sin da subito si erano concentrate le indagini. Tuttavia lo stub (esame per cercare tracce di polvere da sparo) su di lui ha avuto esito negativo. Borgarelli, unico indagato, ha sempre dichiarato di essere estraneo alla vicenda. Utilizzate dagli inquirenti anche le telecamere di sorveglianza della casa di Borgarelli, che hanno inquadrato l’ arrivo di Crocco intorno alle 7.30. Dalle immagini si vede il pensionato che arriva, posteggia la macchina e poi si inoltra nel bosco. Le telecamere hanno anche ripreso Borgarelli uscire da casa come lui stesso ha dichiarato.

Le intercettazioni ambientali – “E’ anche giusto che faccia così, tanto l’ho ammazzato“. E’ una delle frasi che Claudio Borgarelli si ripeteva da solo ad alta voce nei giorni dopo il delitto. E ancora: “Quindi uccidere te col rischio di fare quello che ho già fatto, uccidere“. Queste frasi, rilevate dalle intercettazioni ambientali e che Borgarelli ripeteva quasi come un mantra, sono state pronunciate dopo il ragionamento che l’uomo faceva circa il movente del delitto. A convincere il gip Paola Faggioni anche una serie di immagini delle telecamere di sorveglianza che riprendono l’ assassino il giorno del delitto con tre sacchi grossi dell’immondizia che l’uomo dice di avere buttato in un cassonetto vicino casa. Il racconto viene smentito da alcune telecamere che lo immortalano in Alta Valbisagno mentre butta due sacchi in un cassone e il terzo in un altro. Per il gip sono tutti elementi sufficienti per ritenere che Borgarelli sia l’autore del delitto. Il presunto assassino aveva discusso con lo zio, ma anche con altre persone in paese, circa il passaggio con auto e moto dal sentiero che passa nel suo terreno e che viene usato dai fungaioli.
Borgarelli non voleva il passaggio con le auto, ma solo a piedi e per questo aveva messo paletti e recinzioni che venivano sistematicamente tolte. Con lo zio aveva avuto anche un violento litigio proprio per quei paletti.

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