Cosa bisogna fare per un Sì americano, scodinzolando senza dignità con moglie e giullari al seguito! Parafrando Étienne de La Boétie (sec. XVI) «è [Renzi] che si assoggetta, si taglia la gola da solo e potendo scegliere fra la servitù e la libertà rifiuta la sua indipendenza, mette il collo sotto il giogo, approva il proprio male, anzi se lo procura… L’inerzia soddisfatta dei cittadini è all’origine di quella incredibile malattia che è la servitù volontaria» (Discorso sulla servitù volontaria, Jaca Book, Milano 1979, 18 e 23). La frase chiave dello sceneggiato americano è di Obama – perché fosse chiara – in italiano: «Patti chiari e amicizia lunga». Il «duro» in Europa diventa «molle» in America: gli Usa vogliono Renzi per estorcergli  soldi, armi e uomini ovunque nel mondo e il trattato Ttip che sarebbe il nostro capestro.

Il 13 settembre 2016, l’ambasciatore Usa a Roma, John Phillips ha offerto l’antipasto dell’Ultima Cena consumata mentre Obama traslocava a vita privata: «Il Sì può aiutare l’Italia» pontifica il sommo sacerdote a stelle e strisce, mentre riceve l’ossequio del suddito. Vendersi agli Usa è vizio italiota. Hillary Clinton, imitando Berlusconi, ha fatto capire che costui piangeva davanti a lei perché trattava male lui, sempre disposto a leccare la ciotola del cane pur di stare nel ranch del vaccaro W. George Bush. Gli americani disprezzavano Berlusconi, usandolo per i loro fini ignobili. Berlusconi e Renzi, amerikani di ferro.

No deciso al referendum per l’indipendenza della nostra Nazione: se tutti sono interessati (Usa, Germania, Francia, Esquimesi, primitivi ancora da scoprire in Amazzonia, Apaches, Toro seduto e Vacca in piedi, Biancaneve e i sette nani), vuol dire che tutti hanno la loro convenienza. I fautori del Sì, profeti del fulgido futuro renziano sono rappresentati dalla banca americana, JPMorgan, responsabile della crisi («derivati» – 2008-2012), un cui uomo, Marco Morelli, multato dalla Banca d’Italia, Renzi ha imposto in Mps. La JPMorgan è la stessa che vuole abolire la Costituzione: «I sistemi politici dei paesi europei del Sud e… le loro costituzioni… inadatte a favorire l’integrazione… [per] forte influenza idee socialiste… tutele costituzionali dei diritti dei lavoratorilicenza di protestare… esecutivi limitati nella loro azione dalle costituzioni».

La riforma Renzi realizza il delirio di JPMorgan che copia il «Piano Solo» della P2 di Licio Gelli che Berlusconi, massone con tessera n. 1816, tentò di realizzare, ma che un referendum gli fece trangugiare. Ci riprova Renzi, estraneo alla sinistra, senza riguardo per le Istituzioni, offendendo il popolo del Pd che ha snaturato. Che la Carta del 1948 sia prima applicata e quindi riformata con un «aggiornamento» funzionale, nel rispetto degli ideali, sorti dal sangue di giovanissimi e giovani e uomini e donne. Votare Sì è tradirli.

I genuflessi del «Sì» dicono che non bisogna personalizzare, ma entrare «nel merito», ma si limitano a dare risposte di comodo: stabilità del governo, velocità di decisione, fine del bicameralismo e risparmi astronomici sparati a caso. Sanno di dire bugie perché Renzi governa da tre anni, pur non eletto. Letta Enrico è durato pochi mesi non è colpa della Costituzione, ma di Renzi, extraparlamentare, che lo ha pugnalato alle spalle. Il bicameralismo perfetto è una scusa, perché il finanziamento dei partiti è passato in Senato in meno di 3 ore (15 ottobre 2015): contro M5S e Sel.

I risparmi sono fittizi perché bisognerà pagare diarie e residenza a Roma del Senato nominato, mentre resta intatta la struttura del Senato, con dipendenti e servizi. Non bisogna personalizzare? Scusate, ma Renzi non sta continuando a personalizzare, usando lo Stato, il governo e la diplomazia per sostenere il suo Sì? La finanziaria non è un uso personalizzato di denaro pubblico per propagandare la sua campagna elettorale? La visita servile negli Usa non è una personalizzazione del Sì? Il viaggio della Boschi Maria Etruria in Argentina non è stato un uso personale per fare propaganda? La televisione di Stato non è usata a servizio del Sì con boicottaggio del No?

Bisogna dire No anche per il metodo della controriforma, opera del governo, che avrebbe dovuto restare rigorosamente estraneo. Alcide De Gaspari, presidente del consiglio, non mise mai piede nella Costituente. Questo parlamento, dichiarato dalla Corte Costituzionale indirettamente illegittimo, perché eletto con una legge incostituzionale, è incompetente per riformare 47 articoli della Costituzione e a maggioranza.

Nella gita a Washington c’era Roberto Benigni e consorte che in un colpo solo ha rinnegato le splendide lezioni sulla «Costituzione più bella del mondo». Svenduto è la parola giusta. Un’ultima cena valeva la pena, seppur ultima cena? Una prece!

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