Il Consiglio d’Europa a sorpresa s’infiamma. Riparte infatti da chi ha deciso di lasciarlo, stavolta senza tenerezze. Theresa May parla a margine del primo vertice da che ha assunto la guida del governo britannico caldeggiando ancora negoziati collaborativi. Gli risponde a stretto giro di posta Francoise Hollande, il presidente francese, con un messaggio all’Inghilterra della Brexit di tutt’altro segno: “”Se la premier May vuole una Brexit dura, avrà anche negoziati duri per uscire dall’unione”, ha detto ai giornalisti entrando a palazzo Justus Lipsius dove è in programma la riunione dei Capi di Stato e di Governo.

A dire il vero il tema non era neppure in agenda, anzi. Sul tavolo della due giorni di Consiglio ci sono l’immigrazione, il commercio e la Russia (anche per il suo ruolo in Siria). Il presidente Donald Tusk ha anche insistito perché la questione delle future relazioni tra Bruxelles e Londra non fosse in agenda. Tuttavia ha dato alla May la possibilità di parlare dello stato attuale del Paese a margine del vertice. E la May ne ha approfittato per chiarire ancora una volta che la strada è segnata e che non ci sarà un secondo referendum e che la notifica formale di richiesta di uscita dalla Ue sarà presentata il prossimo marzo (ancora non sono stati nominati i commissari). Tempi lunghi dunque, ma non semplici. Nel suo discorso evoca un Regno Unito come partner di una Europa forte e senza contraccolpi degli altri Stati europei. Ecco le sue parole“: “Questo è il mio primo Consiglio europeo e sono qui con un messaggio molto chiaro: il Regno Unito lascerà l’Ue ma continuerà ad avere un ruolo completo, sino a quando lasceremo, e dopo che avremo lasciato saremo un partner forte e sicuro. È nell’interesse di entrambi, il Regno Unito e l’Ue, che continuiamo a lavorare strettamente assieme, anche a questo summit”. Dichiarazioni che non sono piaciute ad Hollande che ha risposto per le rime marcando posizioni meno piane e pacifiche sul fronte Continentale. E dunque il presidente francese parla di un negoziato “duro”, a dispetto della linea morbida tenuta finora sulla vicenda anche per le diverse vedute dei leader sulla linea da tenere.

L’Italia, rappresentata da Renzi, non prende posizione. Il governo di Roma, del resto, cammina già sulle uova per le questioni economiche: la sua manovra sembra destinata a materializzarsi oltre i termini stabiliti dal nuovo calendario per la formazione del Bilancio e forse arriverà addirittura lunedì. Ritardo che a Bruxelles è visto con molta preoccupazione. Non a caso, forse, Renzi non ha rilasciato dichiarazioni restando così fuori anche dalla contesa su Brexit. Della quale però parla agli eurodeputati Pd che il premier ha incontro per 45 minuti a margine del vertice. A loro, riferiscono gli stessi  esponenti dem, avrebbe espresso la sua delusione perché “dopo Brexit era convinto che l’uscita della Gran Bretagna sarebbe stata un’occasione di rilancio mentre dopo l’incontro di Ventotene e il vertice informale di Bratislava c’è stata una “marcia indietro”. Il discorso è proseguito senza indicare una posizione dell’Italia ma rappresentando il pensiero di Obama, dopo la visita alla Casa Bianca. Renzi ha sostenuto che per gli Usa la maggior preoccupazione non è la Siria (di cui si parlerà al vertice), quanto l’equilibrio dell’Europa. Sul cui significato l’Italia non si sbilancia.

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