Dieci Cose non l’abbiamo visto perché a quell’ora eravamo impegnati a mangiare baccalà con cipolle in una trattoria greca. Ma il fracasso determinato dal risultato assai basso (10,9%) ci costringe a scriverne ugualmente, ma ovviamente basandoci solo su quel che si può intuire osservando i comportamenti degli spettatori.

La prima osservazione è che il programma – ideato e prodotto da Walter Veltroni e durato 2 ore e 54 minuti – praticamente come un viaggio da Roma a Milano (e fin qui siamo all’usuale “fare ora” delle prime serate del vecchio duopolio), non ha sviluppato l’effetto “carta moschicida” proprio dei programmi che conquistano più pubblico, quell’effetto per cui chi ci passa casualmente davanti resta appiccicato e fa numero. Un effetto che due settimane prima era scattato con Viva Mogol. Di questo ogni spettatore se ne era visto in media più di un terzo, quota assai alta per un programma da studio, che è più esposto al tradimento dello zapping rispetto alla fiction che ti avviluppa nelle sue concatenazioni e nell’attesa del finale.

Già qualche moschina era sfuggita alla trappola quando sette giorni dopo è toccato a Bolle, bellissimo nel danzare quanto scontato nel dire. Qui il programma era più corto (2 ore e 20, quanto da Roma a Modena), ma nondimeno gli spettatori se ne sono visto in media un po’ meno di un terzo. E poi è arrivato il turno di Dieci Cose. Circa tre ore (torniamo alla distanza Roma-Milano su un Frecciarossa eventualmente puntuale) ma la permanenza dell’ascoltatore è passata a un quinto del totale. Ecco perché la conta degli spettatori medi si è depressa fino 2,3 milioni pari a quel fatale 10,8%.

A dirla in breve, gli spettatori sono scappati, e anche veloci, nonostante gli acciacchi dell’età. Sì, perché sono state specialmente le teste grigie quelle che hanno deciso di guardare dell’altro dimezzando la presenza su Rai1 (quella sera sia Rai2 che Rai3 hanno nettamente migliorato gli usuali ascolti, mentre Tu sì que vales su Canale5 non ha intercettato nessuno dei fuggitivi. Lo zoccolo Rai, in qualche modo, ha confermato di esistere e resistere).

Per contro, i ragazzini e gli adolescenti maschi, di solito una sparuta minoranza, sembrano avere alzato gli occhi dai loro telefonini per affacciarsi più numerosi, perfino rispetto alla serata Mogol. Ed è cresciuto anche il numero delle donne giovani. In controtendenza, ed è questo aspetto che rende significativa la statistica offerta dall’auditel. Come a dirci che gli elementi di novità –per Rai1 del sabato-generazionale (Cattelan, Russo) sono stati colti. Ma gli stessi elementi che attiravano i pochi evidentemente respingevano i molti. Conclusione: deve esserci qualcosa che non funziona nella “scrittura” del programma, come in un piatto che voglia giocare i sapori a contrasto, ma venga realizzato senza avere alcuna idea delle dosi. E allora tocca provare e riprovare. E assaggiare prima di servire in tavola.

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