Sono “curioso di capire quali rilievi” intenda fare la Ue. “Vuole discutere le nostre spese per l’immigrazione? Ho un’idea brillante: inizino a darci mano loro, mentre stanno prevalendo gli egoismi e non la solidarietà. Appena ci iniziano a dare una mano, le spese si abbasseranno”. Così Matteo Renzi, domenica sera, è partito all’attacco contro Bruxelles in vista delle prime valutazioni sui saldi della legge di Bilancio approvata venerdì dal consiglio dei ministri, che sono stati inviati alla Ue lunedì mattina. In parte attacco preventivo, in parte replica a indiscrezioni di stampa in base alle quali i funzionari europei sono stati colti di sorpresa dalla scelta di Palazzo Chigi e Tesoro di far salire il rapporto deficit/pil al 2,3% per recuperare risorse, mentre il patto informale con Roma era su un deficit non oltre il 2,2% del pil. Valore in ogni caso più alto di 0,4 punti percentuali (circa 6,4 miliardi di euro) rispetto all’1,8% concordato la scorsa primavera.

La posizione ufficiale, va detto, è che la Commissione “non ha e non avrà alcun commento da fare sui contenuti del progetto di bilancio fino a quando non sarà esaminato e valutato secondo i consueti tempi”. E il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, durante la conferenza stampa con il premier Matteo Renzi, ha sostenuto che “i rapporti con la Ue sono sempre molto fruttuosi” e “se ci sono problemi cerchiamo di vederli prima piuttosto che dopo”, dando a intendere che sulle cifre chiave della manovra era già stata trovata un’intesa. Tuttavia il valore finale degli impegni, nelle ultime ore di lavoro a Palazzo Chigi, è lievitato di oltre 2 miliardi. Cosa che ha reso indispensabile alzare l’asticella del deficit/pil invocando le “spese eccezionali” legate al sisma e all’assistenza ai migranti. Non a caso proprio su questo fronte anche lunedì mattina, a Radio 105, Renzi ha lanciato una nuova bordata: “Il meccanismo sull’immigrazione va cambiato, innanzitutto in Europa: non possono continuare a far finta di niente e fare il festival dell’egoismo”.

Davanti ai nuovi numeri, Bruxelles nelle prossime due settimane potrebbe chiedere all’Italia di limare di un decimale il deficit in vista del primo giudizio dell’Ufficio di bilancio europeo atteso per metà novembre. Se non si trova l’accordo, il 16 novembre potrebbe arrivare una bocciatura con “effetto retroattivo”: la Ue potrebbe cioè togliere alla Penisola anche i 19 miliardi di flessibilità ottenuti negli ultimi due anni, visto che erano stati concessi a patto di aggiustamenti che non sono stati messi in pratica. Questo aprirebbe subito la strada a una procedura di infrazione. Scenario che appare però remoto. Resta sempre possibile un nuovo via libera “con riserva”: in quel caso se ne riparlerebbe in primavera, come già accaduto per la legge di Stabilità dello scorso anno. A far propendere per questa opzione c’è un altro elemento: il percorso della valutazione europea si incrocia con la marcia di avvicinamento al referendum sulla riforma costituzionale del 4 dicembre E, come è noto, il commissario agli Affari economici Pierre Moscovici ha promesso “sostegno” a Renzi contro il “populismo”.

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