Non più abuso d’ufficio, contestato solo qualche giorno fa, ma solo reati ambientali. L’inchiesta su Paola Muraro, assessora all’Ambiente di Roma, sta per essere chiusa con una contestazione di meno. A breve gli inquirenti romani tireranno le fila dell’indagine sulla gestione dei rifiuti e in particolare sugli impianti a Malagrotta del Colari (società riconducibile a Manlio Cerroni, il “ras” dei rifiuti a Roma) e i due di Ama – uno a Rocca Cencia, l’altro in zona Salaria – realizzati dalla Sorain Cecchini Ambiente, ancora del gruppo Colari (che, peraltro, ha costruito anche gli altri due). Il sospetto dei pm è che gli scarti di lavorazione dei rifiuti non siano conformi alle autorizzazioni e ai limiti fissati per legge.

L’abuso d’ufficio e il vuoto normativo
I magistrati sono intenzionati a sollecitare il processo per violazione della legge ambientale, mentre potrebbe essere già archiviata l’accusa di abuso d’ufficio – condivisa con altri due indagati l’ex ad e l’ex dg di Ama Franco Panzironi e Giovanni Fiscon – perché il reato tra norme e sentenze della Consulta non sarebbe contestabile: la questione riguarda una legge sull’obbligo di verificare la presenza di professionalità interne prima di affidare le consulenze a personale esterno che è stata abrogata.

La Muraro è finita nel mirino degli inquirenti per il suo ruolo di consulente di Ama, municipalizzata del comune di Roma. Consulenze che le avrebbero permesso di incassare un milione e 200mila euro in dodici anni, anche in virtù di legami con . Le indagini del Noe avrebbero accertato che in realtà veniva trattata e pagata al pari dei dirigenti, come se fosse stata una interna e proprio questo consente di contestarle una serie di episodi specifici. In particolare gli inquirenti hanno approfondito la gestione delle apparecchiature del Tmb e del tritovagliatore di Rocca Cencia. L’ipotesi è che gli impianti di Ama lavoravano a ritmo ridotto per favorire quelli di Manlio Cerroni dominus del settore dei rifiuti permettendo che anche ai suoi impianti arrivasse spazzatura da trattare e i conseguenti paganti.

Il blitz all’Ama
I pm avrebbero intenzioni di chiedere all’assessore il motivo del blitz compiuto nella sede di Ama dopo la sua nomina in Campidoglio. “Chi sbaglia in Ama deve pagare e i romani hanno ragione: non state pulendo la città. È il momento che vi assumiate le vostre responsabilità” disse chiedendo al presidente Daniele Fortini, che poi si dimise, di utilizzare proprio l’impianto di Cerroni nonostante fosse consapevole che era sotto sequestro. Fortini replicò che il tritovagliatorie di Rocca Cencia era stato affittato dal re dei rifiuti Manlio Cerroni alla ditta Porcarelli. “Io non chiederò mai di utilizzare l’impianto di Cerroni” aveva etto Fortini. “O me lo dicono le autorità che è possibile, oppure senza gara non lo uso. L’impianto è di Cerroni, affittato ‘per togliersi d’impiccio‘ alla ditta Porcarelli, se questo impianto Ama lo deve usare, ci deve essere un’autorità che mi dice che lo posso fare”.

“Nessun interesse economico”
Allo stato all’inchiesta che si sta concludendo manca il movente: non ci sarebbe alcun interesse economico che lega Muraro a Cerroni anche se tenendo, qualche settimana prima di essere scelta dalla sindaca Virginia Raggi, fu presente ad almeno due riunioni riservate con il deputato dei 5 Stelle Stefano Vignaroli e il legale rappresentate del Consorzio che fa capo proprio a Cerroni.

Una volta notificata la chiusura indagini la difesa dell’assessora avrà a disposizione tutti gli atti e l’indagata avrà e venti giorni per depositare una memoria oppure farsi interrogare dagli inquirenti che poi potranno chiedere, se lo riterranno, il rinvio a giudizio.

La sindaca di Roma Virginia Raggi ha sempre difeso la scelta della Muraro e dichiarato che in attesa delle carte l’assessora avrebbe continuato a lavorare e solo dopo aver conosciuto le contestazioni degli inquirenti si sarebbe deciso del destino dell’ex consulente Ama nella giunta capitolina.

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