Che l’auto non fosse l’imputato principale nel processo per l’inquinamento, si sapeva da tempo. Sia a livello mondiale che nel nostro piccolo, in Italia, le emissioni nocive vengono, più che dalle due e quattro ruote, dagli impianti di riscaldamento non a norma o obsoleti.

A fare un quadro della situazione, nel nostro Paese, ci ha pensato una ricerca del Politecnico di Milano presentata in occasione del 4° Forum Energia promosso dalla Engie: dalle abitazioni italiane proviene il 50% di ossido di azoto e il 30% di polveri sottili che rendono l’aria inquinata.

In Italia, il 55% delle case è più vecchio di 40 anni. Se poi ci si sposta nelle aree metropolitane, la percentuale sale al 75%. Se, ad esempio, nella sola Milano venisse sostituito un impianto di riscaldamento su dieci tra quelli più vetusti e inefficienti con uno nuovo, si garantirebbe una riduzione di emissioni nocive pari a quella registrata con un blocco del traffico per sei settimane.

Le polveri sottili causate dalle caldaie sono raddoppiate negli ultimi vent’anni, mentre quelle che escono dai tubi di scappamento delle automobili sono in controtendenza: grazie alle nuove tecnologie, sono diminuite del 60%. Il risultato è che oggi le prime sono il triplo delle seconde. Insomma, ce n’è abbastanza per andarci cauti con la demonizzazione delle macchine.

Si calcola, infine, che rinnovando gli impianti di riscaldamento nei soli 20 capoluoghi di regione si ridurrebbero le emissioni nell’atmosfera dal 10 al 50%. Anche se, per una volta, l’Italia non è fanalino di coda: riguardo all’efficienza energetica nel mondo siamo secondi solo alla Germania, e a pari merito col Giappone. Basterebbe svecchiare un pò, e non ce ne sarebbe per nessuno.

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