È pronta a sbarcare anche a Milano la protesta dei rider di Foodora, i ciclisti che effettuano consegne di cibo a domicilio in condizioni di estremo precariato per conto della start-up tedesca in agitazione da sabato a Torino. Ad affermarlo sono i portavoce della delegazione di lavoratori che lunedì si è riunita in presidio davanti alla sede torinese dell’azienda. Una delegazione di sette ragazzi ha parlato in conference call con gli amministratori delegati di Foodora Italia, Gianluca Cocco e Matteo Lentini. E al termine della chiamata, i lavoratori si sono dichiarati pronti a proseguire nella loro protesta fino allo stop totale del servizio, a meno che l’azienda non accolga le rivendicazioni avanzate entro giovedì.

“Abbiamo chiesto – spiegano Maurizio Modena e Andrea Ruta – che vengano completamente eliminati il co.co.co e il cottimo e che si passi a un contratto part time verticale con una paga oraria fissa di 7,50 euro netti e un bonus di un euro a consegna fisso”. Al momento i rider vengono retribuiti attraverso una paga molto variabile, che spesso non viene neppure versata mensilmente se allo scadere dei 30 giorni non si matura una soglia minima legata al numero di ore di lavoro svolte. Altro punto di tensione riguarda gli strumenti di lavoro: i lavoratori di Foodora devono provvedere autonomamente a munirsi di bici e smartphone necessari a ricevere le comunicazioni dell’azienda relative alle consegne da effettuare. “Chiediamo – insistono i due portavoce – un contributo per le riparazioni alla bici commisurato alle ore di lavoro e un contributo per le spese internet del cellulare. Ci hanno chiesto una settimana di tempo, ma noi abbiamo preteso che rispondano entro giovedì. Ci faranno conoscere il nuovo contratto attraverso la newsletter che l’azienda usa per le comunicazioni di servizio”.

È la seconda puntata di una delle prime mobilitazioni di lavoratori superprecari in Italia. Sabato scorso una cinquantina di rider avevano percorso con le loro bici le vie del centro di Torino, unica città in cui l’azienda è attiva oltre a Milano. Hanno sventolato delle bandiere rosa – il colore dell’azienda di consegne a domicilio – con su scritto “Foodora et labora”. Una protesta che ha finito per acuire le frizioni tra lavoratori e azienda: in seguito alla loro partecipazione all’evento di sabato, due promoter sarebbero state licenziate, con un atto che dai rider è stato letto come una ritorsione inaccettabile. L’azienda ha smentito, ma su vari quotidiani è stato riportato il testo con cui si comunicava il licenziamento. “Ambra e Ilaria sono state rimosse dal gruppo. Significa che non lavoreranno più per Foodora”. Di fatto, dunque, il licenziamento è stato fatto con la cancellazione delle due promoter dal gruppo WhatsApp su cui venivano comunicati gli incarichi e i turni di lavoro.

E proprio su questo aspetto della vicenda, è intervenuto in queste ore il deputato di Sinistra italiana ex leader della Fiom torinese, Giorgio Airaudo: “Il governo convochi Foodora Italia. Renzi e il ministro Poletti, che hanno speso tante parole per i giovani, non possono non intervenire di fronte ai primi licenziamenti via WhatsApp”.

 

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