Yahoo ha scannerizzato centinaia di milioni di email dei propri utenti senza chiederne il consenso per metterle a disposizione degli 007 Usa. Lo rivela, in un servizio in esclusiva, l’agenzia Reuters che cita fonti vicine al dossier, precisando che ancora non si sa se l’agenzia d’intelligence coinvolta sia l’Fbi o la Nsa (National security agency). La notizia è stata rilanciata anche da Edward Snowden, la “talpa” del Datagate. Dal suo profilo Twitter, Snowden invita tutti i clienti di Yahoo! a chiudere i loro account.

Yahoo avrebbe messo appunto un software specifico per scansionare la posta in arrivo di tutti i suoi clienti. Non è ancora noto che tipo di informazioni stessero cercando gli agenti dell’intelligence: ciò che invece le fonti anonime dell’agenzia Reuters rivelano è che gli 007 erano alla caccia di dati specifici. “Questo – si legge – potrebbe significare una frase in una email o un allegato”. Gli stessi esperti precisano che è probabile che la Nsa o l’Fbi abbiano avanzato analoghe richieste anche ad altri provider, dal momento che evidentemente non sapevano quali account mail utilizzassero le persone su cui stavano investigando.

La richiesta di scansionare i messaggi ricevuti dai vari account sarebbe pervenuta all’ufficio legale della società sotto forma di messaggio riservato. Dai primi indizi emersi su queste procedure, sembra che nel mirino degli 007 ci potessero essere in particolare dei cittadini non statunitensi messi sotto osservazione. Si tratterebbe, secondo le testimonianze di alcuni esperti raccolte dalla Reuters, del primo caso scoperto di un’azienda del web statunitense che accetta di rispondere a simili domande avanzate da parte di un’agenzia di spionaggio.

A detta di due ex dipendenti del colosso californiano, la decisione presa dall’amministratrice delegata Marissa Mayer di obbedire alle direttive dell’intelligence avrebbe creato forti malumori in alcuni dirigenti e avrebbe inoltre portato nel giugno 2015 all’allontanamento di Alex Stamos, all’epoca responsabile della sicurezza delle informazioni di Yahoo e ora ai vertici della sicurezza in Facebook. Il team della security interna, secondo quando riferisce il giornale britannico The Guardian, si sarebbe accorto della presenza del software incriminato già poche settimane dopo il suo lancio, pensando inizialmente all’opera di qualche hacker. Stamos si sarebbe dimesso proprio dopo aver scoperto che la regista dell’operazione era invece proprio la Mayer, e nell’abbandonare il suo incarico avrebbe riferito ai suoi sottoposti che la decisione era dovuta ad una procedura che ledeva la sicurezza degli utenti.

Stringata la replica dell’azienda: “Yahoo – ha dichiarato – è una società che rispetta le leggi, e si attiene alle norme vigenti negli Stati Uniti”. È il secondo scandalo che coinvolge Yahoo nel giro di poche settimane. Qualche giorno fa, infatti, era stata diffusa la notizia, poi confermata dall’azienda statunitense, della violazioni di 500 milioni di account, rubati nel corso del 2014.

 

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