Poteva essere tamburello, o una di quegli incontri di summer league di basket americano. Al massimo, proprio per rimanere in ambito calcistico, la partitella del giovedì sera fra scapoli e ammogliati, dove dopo dieci minuti la fatica ha già preso il sopravvento, le difese scompaiono e c’è un’occasione ad ogni azione. Ecco, più o meno il ritratto del primo tempo di Roma-Inter. Senza la scusante della stanchezza. Uno spettacolo certo, ma non di pallone.

All’Olimpico si è vista la partita più pazza (a dire il vero anche Milan-Sassuolo 4-3 di poco prima non era stata da meno) e probabilmente più divertente della stagione. Nel primo tempo in particolare chi era sugli spalti senza l’aiuto del replay ha fatto fatica a star dietro a tutte le azioni da rete. Lo dicono anche i numeri: non tanto i tre gol finali, ma i 33 tiri totali, di cui 15 nello specchio della porta, le 31 occasioni da gol (ma anche le 85 palle perse). Eppure Luciano Spalletti (figuriamoci Frank De Boer, che da Roma è tornato ancora a mani vuote), non potrà essere troppo contento se non per i tre punti: quest’altalena di emozioni è stata il prodotto di due squadre fortissime dalla metà campo in su, quasi impresentabili dietro e senza neppure troppo equilibrio fra i reparti per compensare le evidenti lacune difensive.

La Roma ha sofferto terribilmente sugli esterni, dove Bruno Peres conferma di essere devastante in attacco e svogliato in difesa, mentre Juan Jesus (pur alla miglior prestazione stagionale) dà sempre quella sensazione di poter combinare un disastro da un momento all’altro. Che dire dell’Inter: aver speso 40 e passa milioni per Joao Mario e aver consegnato a De Boer una rosa davvero competitiva servirà a poco, finché non ci sarà un terzino sinistro degno di questo nome. Santon è letteralmente ammattito alle prese con Salah, rimediando una pessima figura: ma se ha giocato lui (che in estate l’Inter aveva provato a vendere in tutti i modi, senza riuscirci), è perché le alternative poco rassicuranti si chiamavano D’Ambrosio, Nagatomo, Miangue.

Alla fine ha vinto chi ha difeso meno peggio: la Roma ha comunque maggior equilibrio di questa Inter. O se non altro non ha quel buco così clamoroso a sinistra che ormai tutte le avversarie hanno già individuato come punto debole dei nerazzurri, infierendo sistematicamente ad ogni giornata. Anche i giallorossi, però, non hanno troppo da esultare: ve la immaginate la Juventus che concede una ripartenza per azione e 5-6 palle gol nitide agli avversari in un solo tempo? No, perché non succede quasi mai. E non a caso i bianconeri sono primi, con la miglior difesa (appena 4 gol subiti, meno della metà della Roma) e già 4 punti di vantaggio sulla seconda (che avrebbero potuto essere ben di più senza l’incidente di percorso contro l’Inter). Per Spalletti la strada che porta allo scudetto, o quantomeno a giocarselo, non è quella imboccata ieri sera. Per De Boer ancor meno. Probabilmente non è nemmeno giusto parlare di bel calcio perché gli errori sono stati troppi, in difesa ma pure in attacco (vedi le occasioni sprecate da Salah e Candreva, o l’incredibile ingenuità del fallo concesso da Jovetic che ha deciso il match). Semplicemente Roma-Inter è stata una partita tatticamente modesta, tecnicamente altalenante, ricca di emozioni. Ci ha fatto divertire per novanta minuti, e di questo va dato atto ai 22 in campo, che certo non si sono risparmiati. Ma non fatela vedere ai ragazzini nelle scuole calcio: imparerebbero male.

Twitter: @lVendemiale

Articolo Precedente

Francesco Totti compie 40 anni: vita, gol e miracoli (non solo sportivi) dell’ultima bandiera del calcio italiano

next
Articolo Successivo

Ten Talking Points, Inter atteggiamento da provinciale. Montella, basta Abate: ha fatto più danni di Verdini alla Costituzione

next