A due mesi dal voto l’Ocse sembra schierarsi in modo implicito per il sì al referendum del 4 dicembre. Le riforme costituzionali contenute nel testo “sono la chiave” per sostenere la crescita dell’Italia e, limitando l’incertezza politica, “creano un clima migliore per progredire”, dice la capo economista dell’Ocse, Catherine Mann, intervistata dall’Ansa a Parigi. Quanto alle banche, nonostante “i grandi progressi compiuti”, il nostro Paese è ancora “a metà del guado”.

Come altre istituzioni l’organismo internazionale con sede a Parigi ha tagliato le stime di crescita per l’Italia. Secondo l’Economic Outlook di settembre nel 2016 e nel 2017 il Pil crescerà di appena 0,8%, rispettivamente 0,2 e 0,6 punti in meno rispetto alle stime di giugno. Per l’americana succeduta a Pier Carlo Padoan al posto di Chief Economist non ci sono dubbi: “Brexit è stato uno choc il cui impatto è stato maggiore per l’Italia che per altri Paesi Ue”.

“Più del 40% dell’export italiano è diretto verso l’Europa”, ha spiegato Mann,parlando di una relazione “speciale” tra l’economia italiana e quella britannica. Ebbene, secondo l’esperta, il voto per l’uscita dall’Unione ha “portato giù questo andamento che calcoliamo come corrispondente all’1% del Pil nel 2018”. Alla domanda sui motivi per cui lo stesso non valga anche per la Germania, che certo non ha relazioni meno strette con Londra, Mann ribatte che si tratta di un “caso diverso, in quanto i tedeschi esportano di più al livello extra-Ue”.

A Parigi, l’ex professoressa dell’Mit con laurea ad Harvard si è mostrata a favore del Programma Buona scuola presentato da Matteo Renzi nonché alla sua battaglia per ottenere maggiore flessibilità a Bruxelles. È poi tornata a spiegare che le stime italiane sono state riviste al ribasso in quanto investimenti e scambi si sono rivelati meno fruttuosi di quanto previsto. Questo per vari motivi, tra cui un “significativo calo della fiducia nel 2015 e nel 2016”, con le “conseguenze che conosciamo sui consumi”, e nonostante il Jobs act sia stato “molto positivo” e “abbia contribuito a riportare più gente al lavoro”.

Per Mann, tra gli elementi che minano la crescita italiana, c’è anche la fragilità delle banche. “Sono stati fatti molti progressi, ma per rafforzare strutturalmente il suo sistema bancario l’Italia è ancora a metà del guado, deve ancora arrivare dall’altra parte”. E ancora: “Le banche italiane sono in una sorta di limbo, risparmiatori e investitori lo sanno bene, e questo contribuisce alla sfiducia”. Per l’ex consulente della Casa Bianca a pesare sono anche le “incertezze” sull’esito de referendum. “Uno dei punti rivelanti per ripristinare la fiducia dei consumatori e degli investitori “sono i progressi sulle riforme costituzionali”, osserva la capo economista nel suo implicito endorsement al voto del 4 dicembre.

“L’Ocse – insiste – sostiene quei cambiamenti che puntano a ridurre l’incertezza politica contribuendo alla creazione di un clima più favorevole per progredire”. Il referendum – taglia corto l’esperta – “semplifica i processi legislativi e crea un miglior equilibrio tra il centro e le regioni”. Si tratta di un “passo cruciale” per “sostenere la crescita”, ha continuato, evocando tra l’altro infrastrutture e mercato del lavoro.

A fine settembre, l’organismo per la cooperazione e lo sviluppo economico internazionale ha rivisto al ribasso l’intera economia mondiale (con un Pil globale stimato al 2,9% nel 2016 e al 3,2% nel 2017, 0,1 punti in meno rispetto all’outlook di giugno) e dell’eurozona (1,5% nel 2016 e 1,4% nel 2017, rispettivamente -0,1 e -0,3 punti). Cifre che secondo l’Ocse suonano come un campanello d’allarme per l’intero pianeta, “preso in trappola dalla crescita debole” .

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