Era il 17 luglio 2014 quando un volo diretto in Australia precipitò al suolo. L’ipotesi dell’abbattimento da parte di un missile emerse immediatamente. E oggi a distanza di due anni e due mesi l’inchiesta –  per la morte di 298 persone di nove diverse nazionalità, di cui 193 olandesi – è chiusa. Il pubblico ministero olandese ha identificato un centinaio di persone potenzialmente implicato nel lancio del missile Buk e il capo della polizia olandese, Wilbert Paulissen, ha dichiarato che l’indagine “ha mostrato che il luogo da cui è stato lanciato il missile era in mano ai ribelli“. Il missile Buk che colpì il volo Mh17 della Malaysia Airlines era stato portato dalla Russia nei territori dell’Ucraina orientale controllati dai ribelli filorussi. Gli investigatori del Joint Investigation team (la squadra di investigatori di Olanda, Australia, Malesia, Ucraina e Belgio) nella conferenza stampa tenuta in diretta hanno fatto ascoltare alcune della “numerose intercettazioni” in russo e mostrato le mostrate immagini del trasporto di veicoli lanciatori.

Nelle immagini si vede un convoglio di almeno tre camion che dopo una serie di operazioni si dirigono “verso la sua destinazione finale, una fattoria vicino a Pervomiskly” che “può essere indicata come la zona da cui è avvenuto il lancio”. I parenti delle vittime del volo Mh17 Amsterdam-Kuala Lumpur hanno riferito che l’inchiesta indipendente del Joint Investigation team (Jit) condotta dall’Olanda mostra che il missile che ha abbattuto l’aereo è stato sparato da un’area controllata dal ribelli ucraini. Gli investigatori hanno le prove, comprese le comunicazioni intercettate appunto e i dati radar, che una piattaforma di lancio per missile Buk è stata spostata dall’Ucraina orientale alla Russia. Il lanciatore è tornato in Russia dopo l’abbattimento del Boeing 777.

Il capo del Jit ha escluso la presenza di altri aerei nei pressi del Boeing della Malaysia Airlines. “Non abbiamo ufficialmente identificato i sospetti responsabili – dicono gli investigatori -Èstato un atto intenzionale? Chi ha dato l’ordine? Queste domande sono ancora senza risposta”. “Gli Usa hanno rivelato tutti i dati e le immagini a loro disposizione e per l’inchiesta hanno tolto ogni segreto di Stato sui materiali in loro possesso”, precisano poi gli investigatori del Jit, specificando che “il procuratore capo ha potuto visionare anche i materiali soggiacenti”, anche quelli ancora “classificati” che “saranno a disposizione” quando e se ci sarà un processo ai responsabili del lancio. Ad un giornalista russo che chiedeva se l’inchiesta avesse tenuto conto delle nuove prove presentate da Mosca, è stato risposto che “sono arrivate due settimane fa, entreranno nell’inchiesta” ma “la quantità di prove già in possesso non permette di portarci a conclusioni diverse”.

“Non avevamo questo tipo di sistema antiaereo a nostra disposizione, né i sistemi né gli specialisti, per questo non potevamo abbattere il Boeing” ha dichiarato Eduard Basurin, vice capo del comando operativo dei separatisti dell’autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, respingendo le accuse. Per Mosca le indagini sono caratterizzate “da omissioni e dalla mancata fornitura di interi blocchi di informazioni da parte di una serie di Paesi”. Il Cremlino ha inoltre invitato a “prendere in considerazione gli ultimi dati pubblicati” dai militari russi, secondo cui nessun missile sarebbe stato lanciato da posizioni a est dell’area in cui è precipitato l’aereo e quindi dalle postazioni dei separatisti.

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