Carlo Sibilia corre sulla fascia laterale, cerca il compagno deputato Manlio Di Stefano e prova il passaggio. Fabio, leva del Meetup, arriva prima, si impossessa della palla, scarta gli avversari e tira in porta: goal. Fa sei a cinque in cinquanta minuti. Senza nessuna possibilità di appello gli attivisti battono la squadra dei parlamentari. “In rimonta”, dicono quasi a volersi giustificare. Italia 5 stelle, il raduno annuale dei grillini, è iniziato così su un campo di calcetto appena fuori Palermo. Da una parte i parlamentari con il fiatone che arrivano all’appuntamento siciliano con qualche infortunio di troppo, dall’altra gli attivisti che hanno scelto di esserci ancora una volta ma che visto il piglio mettono in chiaro che non saranno semplici spettatori. Se doveva essere un messaggio ci sono riusciti: fare squadra, essere meno strateghi e tornare a essere più “movimentisti”, restare coerenti ai principi del Movimento e andare avanti. Il match, se applicato alla vita vera, ha il sapore degli allenamenti dopo la sconfitta della domenica, quando la squadra si ritrova nello spogliatoio e il mister davanti alla lavagna con il pennarello esamina gli errori. “Grillo? E’ il nostro Totti, ci risolve la partita”, dice ridendo l’europarlamentare Ignazio Corrao e con una battuta fotografa la realtà dei fatti.

Video di Giulia Zaccariello

La vigilia di Italia 5 stelle è un momento delicato. Poco distante il leader del Movimento è chiuso in hotel come agli inizi incontra i fedelissimi; Davide Casaleggio resta fino alle 21 al Foro Italico a gestire l’organizzazione del palco e delle agorà insieme allo staff. Il direttorio sparpagliato, solo Carlo Sibilia viene inviato in avanscoperta a guidare la squadra di calcetto. Al suo fianco i colleghi Di Stefano, Scagliusi, De Rosa, Tofalo e Santangelo che sfidano prima gli attivisti e poi i consiglieri regionali con due inserti: l’europarlamentare Corrao e lo “straniero” Mario Puddu, sindaco di Assemini.

A bordo campo l’autocoscienza si mescola alle pacche sulle spalle: la crisi della giunta Raggi, la spaccatura dentro il direttorio, Beppe Grillo costretto a intervenire e i dubbi sul futuro. C’è tutto questo nell’aria, mentre il gruppo si prepara ad affrontare il palco e il pubblico delle prossime ore. “Le squadre forti”, dice Corrao che nella sua Sicilia è al lavoro per le prossime Regionali, “sono quelle che sanno vincere le partite complicate, che sanno difendere per poi andare in contropiede e portare a casa il risultato”. Può succedere di tutto, ma quando i grillini si rincontrano sotto i gazebo e nelle agorà sembra sempre passare la paura. “L’importante ora è essere una squadra, essere uniti e affrontare le difficoltà tutti insieme”. Per dirla come un allenatore, “ora dobbiamo fare spogliatoio”. “Ci vogliamo bene”, conclude Corrao. “Se qualche schema non funziona si fanno più allenamenti. Siamo un Movimento giovane, possiamo migliorare e e non perdiamo di vista l’obiettivo: cambiare questo Paese. Stiamo crescendo”. Per risolvere i problemi però è servito l’intervento del leader, segno che ancora il M5s non era pronto per camminare da solo? “Lui non se ne è mai andato”, conclude Corrao. “E’ un po’ come Totti che entra in campo e risolve la partita. Noi però a differenza degli altri partiti sappiamo che non è la bravura del singolo a fare la differenza, ma la caparbietà del gruppo”.

img_6810Chi ostenta più serenità, ma tradisce nervosismo è il membro del direttorio Sibilia: “Bisogna ridimensionare quello che è successo nei giorni scorsi”, dice. ” Stiamo seguendo la nostra strada, non sono nemmeno due mesi che siamo a Roma. Dateci un po’ di tempo. Come risolviamo la situazione? Andando avanti e occupandoci dei temi: non vogliamo parlare delle scaramucce, sono cose da partito”. Sibilia nega anche che Grillo e i vertici abbiano in mente un allargamento del direttorio dopo la crisi dei giorni scorsi: “Sono cose che dite voi giornalisti”.

Nel Movimento è sempre più forte la spinta ortodossa, quella che chiede un ritorno alle origini e un’attenzione maggiore ai principi M5s. Il deputato Matteo Mantero ne è un esempio. Uno di quelli che in televisione non è mai andato, ma che è tra i protagonisti della nuova battaglia M5s per il testamento biologico. “Io penso”, dice mentre guarda la partita con il naso tra le maglie della rete di metallo, “che dobbiamo tornare ad essere un pochettino più movimentisti e meno strateghi, più di cuore e meno di cervello. Come agli inizi. Forse è un atteggiamento che ti porta a fare più errori, ma ci fa essere anche più spontanei. Dobbiamo ricordarci da dove siamo partiti. E naturalmente: non dobbiamo dimenticarci di condividere di più le scelte e ascoltare gli attivisti”.

La consapevolezza di tutti è che il M5s è acerbo di età e di esperienza di governo. Il che porta agli errori, alle sviste, al fianco scoperto per chi gioca in malafede. “Amministrare le città italiane dopo lo sfacelo dei partiti”, commenta il senatore Vincenzo Santangelo, “non è un’operazione facile. Io però non vedo grossi problemi. Faremo squadra tra noi e con i cittadini. Abbiamo perso una partita, ma non il campionato”. Di fisiologia parla anche il deputato Alfonso Bonafede, uno che dalle parti del direttorio si è guadagnato sempre più fiducia: “Le difficoltà sono un elemento da considerare per un Movimento che cresce ogni giorno”.

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Le chiacchiere si fanno tra un calcio e l’altro con l’affanno di chi di allenamenti negli ultimi mesi ne ha visti pochi. Tutto sotto gli occhi degli attivisti che sanno Italia 5 Stelle sarà anche il momento per fare domande ed esigere risposte. “I problemi che stiamo affrontando”, commenta il militante Fabio Carletti, “sono normali. Non parliamo di furto o corruzione. Sono legati alla gioventù e alla poca esperienza. Io credo che il M5s debba solo sforzarsi di essere coerente con i suoi principi e non ascoltare quello che dicono i mass media”. In tribuna poche decine di persone, la maggior parte degli arrivi è previsto per sabato 24 settembre. Claudia e Carmen vengono dalla Campania e hanno uno striscione per il tifo. Andrea ha portato moglie e figlio di sei anni per l’evento: “Diamo tempo a questi ragazzi, noi intanto vigileremo”. Dopo tre ore l’arbitro fischia e manda tutti negli spogliatoi. Questo era solo l’allenamento, meglio tenere il fiato per le partite che contano.

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