Il 31 marzo l’arresto e l’accusa di omicidio, il 20 aprile la scarcerazione da parte del Tribunale del Riesame perché il “quadro indiziario” appariva “incerto”.. Ma sulla vicenda di Fausta Bonino, l’infermiera dell’ospedale di Piombino indagata per la morte di 13 pazienti con mega dosi di eparina, dovrà pronunciarsi nuovamente il tribunale della Libertà. La I sezione penale della Cassazione infatti ha accolto il ricorso della Procura di Livorno contro la revoca dell’arresto. La donna, che si è sempre dichiarata innocente, non lavora più nel reparto di anestesia e rianimazione perché è stata “la Asl l’aveva sospesa e non ha mai revocato il provvedimento”.

Per la procura di Livorno “è una vittoria di Pirro… Non cambierà niente e Fausta Bonino non tornerà in carcere. Lei è serena anche se c’è rimasta male come tutti noi: non si aspettava questa decisione” commenta l’avvocato Cesarina Barghini. “Non conosco ancora le osservazioni della Cassazione, ma certo non ci sono, dopo sei mesi, esigenze cautelari: non è scappata e non ha ucciso nessuno”, aggiunge l’avvocato. Il tribunale del riesame di Firenze “rivisiterà il provvedimento secondo gli indirizzi della Cassazione. Si tratta solo di un altro schiaffo all’economia giudiziaria –  aggiunge l’avvocato convinta che che non ci saranno altre novità prima di un mese -. Non sono preoccupata: non credo che la procura chiederà nuovamente una misura cautelare in carcere per la mia assistita. Vorrei vedere come potrebbe essere concessa da un gip che ha ordinato una serie di accertamenti, quelli che doveva fare il pm, a cinque luminari, e non ci sono esigenze di misure cautelari. Sono solo perplessa”.

“Nessun commento sul merito della decisione, noi non facciamo i processi a mezzo stampa – dice il procuratore capo di Livorno Ettore Squillace Greco -. Come cittadino  mi auguro solamente che ora non si parli di ‘sberle’ della Cassazione al tribunale del Riesame. Le decisioni dei giudici si possono impugnare, criticare, ma vanno sempre rispettate. Auspico che in questa vicenda si acquisiscano maggiore misura e sobrietà nelle valutazioni e nei giudizi. È una vicenda dolorosa per tutti quelli che ne sono coinvolti: indagata, parenti delle vittime. Le strumentalizzazioni aggravano il dolore – conclude il procuratore di Livorno -. È un caso molto difficile a cui si sta lavorando con le migliori energie disponibili e con il solito massimo impegno”. A sostenere il ricorso della procura di Livorno in Cassazione è stato il sostituto procuratore generale Luigi Birritteri.

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