Le promesse ci sono tutte. L’area Expo verrà trasformata in un grande parco scientifico e tecnologico. E l’operazione verrà gestita da Arexpo, la società a maggioranza pubblica proprietaria dei terreni che è stata da poco trasformata in una vera e propria società di sviluppo immobiliare. Quello che ancora manca, però, sono i dettagli su come l’operazione potrà essere “sostenibile dal punto di vista economico”, cosa assicurata più volte dall’amministratore delegato di Arexpo, Giuseppe Bonomi, nel corso della conferenza stampa in cui sono state presentate le linee guida del piano strategico. “Parco della Scienza, del Sapere e dell’Innovazione”, è il nome scelto per il milione di metri quadri che andranno riempiti di contenuti. Circa la metà sarà destinata a verde (“verde diffuso, non concentrato in un unico parco”, ha precisato Bonomi). Mentre per la superficie restante si punterà sulle potenzialità di attrazione dei due progetti che l’amministratore delegato definisce “elementi catalizzatori”: il centro di ricerca Human Technopole lanciato da Matteo Renzi e le facoltà scientifiche dell’università statale.

Human technopole e università statale progetti “catalizzatori” – Sono già una trentina – dice Bonomi – le manifestazioni di interesse di aziende che potrebbero prenotare una porzione delle aree. Tra i nomi già circolati nell’ultimo periodo ci sono per esempio quelli di Ibm, Roche, Bayer, Nokia, dell’ospedale Galeazzi e del Teatro alla Scala, che nella nuova area potrebbe spostare i laboratori e l’accademia. Realtà che tra i pro di un loro trasferimento nell’area Expo vedono la presenza dello Human Technopole e del campus della statale. Ma se sulla presenza dello Human Technopole nessuno ha più dubbi, per l’arrivo dell’università vanno risolti ancora molti nodi, visto che dal punto di vista formale l’ateneo ha avanzato per il momento solo una manifestazione di interessi e servirà un investimento complessivo di 360-380 milioni, le cui possibili fonti di finanziamento non sono state ancora del tutto individuate.

Per quanto riguarda lo Human Technopole invece il governo ha già stanziato 80 milioni, parte di quel miliardo e mezzo promesso per i prossimi dieci anni. A giorni è atteso il decreto del presidente del consiglio che definirà la governance del centro: capofila del progetto sarà l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, ma con un ruolo ridimensionato dopo le polemiche scoppiate nel mondo scientifico e politico, a cominciare dalle critiche della ricercatrice e senatrice a vita Elena Cattaneo per finire a quelle dell’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Resta poi da vedere se il governo riuscirà ad ottenere dall’Unione europea il trasferimento a Milano dell’Ema, l’Agenzia del farmaco. E se verrà davvero creata la Zona economica speciale che è stata messa nero su bianco come uno degli obiettivi del Patto per Milano firmato in settimana da Renzi e dal sindaco Giuseppe Sala: “Di certo eventuali agevolazioni fiscali – dice Bonomi – saranno un’ulteriore leva di attrazione per investimenti privati”.

Sui tempi nessuna certezza, se non che saranno lunghi – Entro fine ottobre dovrebbe essere pubblicato il bando internazionale per la scelta della società di consulenza che elaborerà il masterplan dell’area, in base alle linee guida elaborate da Arexpo. Quando poi il masterplan sarà pronto questo non si sa con precisione, ma l’aspettativa di Bonomi è che sia entro la fine del 2017. A quel punto le imprese interessate potranno iniziare ad accaparrarsi la loro parte di area e potranno partire i lavori. Perché il parco sia completo ci vorranno però – per ammissione della stesso amministratore delegato – almeno dieci anni. L’auspicio comunque è che qualche cantiere possa essere aperto già nel 2017-2018, per adattare alcune strutture già esistenti in modo che possano ospitare gli spazi dello Human Technopole.

“Progetto sostenibile economicamente”. Ma il piano industriale non è ancora pronto – Come detto, Bonomi ha parlato più volte di un progetto che “sarà sostenibile dal punto di vista economico, al netto dei progetti dello Human Technopole e del campus universitario, che verranno finanziato il primo e cofinanziato il secondo dallo Stato. Nel contesto del parco verranno create funzioni pubbliche e private che potranno generare redditività”. Come la sostenibilità economica verrà raggiunta è però tutto da vedere, visto che il piano industriale non è ancora pronto e la sua elaborazione andrà avanti in parallelo insieme a quella del masterplan. E la premessa non incoraggiante è quella del bando per la vendita delle aree andato deserto due anni fa. Allora il mercato non aveva trovato interessante acquisire le aree per 315 milioni di euro, somma che trovava le sue ragioni negli investimenti sostenuti dalle casse pubbliche per l’acquisto dei terreni e per l’infrastrutturazione delle aree. Ora i piani sono cambiati e si passerà per una fase di valorizzazione del sito, ma in un’analisi di sostenibilità bisognerà tener conto di quel dato e dei costi che si sono via via aggiunti, come i 50 milioni già messi da Regione Lombardia per fare rivivere un parte del sito nella fase di transizione, i costi che verranno sostenuti per la progettazione del parco scientifico, i 150 milioni a valere su fondi FESR e FSE per progetti da realizzare sul sito con focus sulla fase di post incubazione delle imprese, i costi per la manutenzione e la vigilanza dell’area (“Expo spendeva 2 milioni al mese, ora siamo a meno di un milione al mese”, spiega Bonomi). In ogni caso, secondo l’amministratore delegato, la sostenibilità economica potrà essere raggiunta non solo attraverso la vendita di parte delle aree, ma anche grazie alle rendite che gli accordi con i futuri ospiti potranno garantire.

L’ingresso dello Stato e il ruolo di Fondazione Fiera – A un anno di distanza dagli annunci, dovrebbe finalmente concludersi nelle prossime settimane il processo di ingresso dello Stato nel capitale di Arexpo con 50 milioni di euro. Lo Stato si aggiungerà agli altri due soci pubblici, comune e regione, mentre resta da definire il ruolo che avrà l’altro socio, Fondazione Fiera Milano. Il suo ex presidente Benito Benedini aveva annunciato più volte la volontà di cedere le proprie quote, una scelta dettata dalla necessità di fare cassa. Con ogni probabilità, però, il nuovo corso del successore Giovanni Gorno Tempini metterà davanti le ragioni politiche di non costringere i soci a mettere mano al portafoglio e la fondazione rimarrà della partita. Il tutto mentre Arexpo – come spiega Bonomi – ha già dato incarico ai propri legali di fare causa ai precedenti proprietari dei terreni, tra i quali ci sono la famiglia Cabassi e proprio il socio Fondazione Fiera. L’obiettivo, come stabilito nell’accordo siglato nei mesi scorsi tra tra Expo e Arexpo, è quello di recuperare circa 30 milioni degli extra costi sostenuti per le bonifiche.

@gigi_gno

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