Schedati e tracciati secondo le abitudini personali più recondite, anche quelle meno edificanti. E’ quello che può capitare a chi frequenta le sale vlt ed è giocatore incallito, appassionato di slot machine e spesso affetto da Gap, gioco d’azzardo patologico. E così, in un’importante sala di Milano, troviamo un signore che gioca più di 5mila euro a settimana, segnalato per una “passione per prostitute, night, gioielli”. Ma anche una signora, invece, che settimanalmente gioca tra i mille e i tremila euro: “Fortemente rudopatica (si intende evidentemente ludopatica, ndr), gioca all’oscuro dei familiari e probabilmente la sua rudopatia crea problemi alla stessa attività di famiglia”.

Un procedimento in corso presso il giudice del lavoro del Tribunale di Milano, dottoressa Laura Tomasi, che vede contrapposti l’ex cassiere di una sala vlt di Milano (che si considera licenziato illegittimamente) e Sisal Entertainment Spa, presenta allegati una serie di documenti inerenti la vita stessa del locale. Sul quale s’è acceso così un faro inaspettato, che fa luce sull’attività di sale che per le stesse disposizioni di legge, spesso restano lontano da sguardi indiscreti e dagli interessi dei curiosi.

Alla sala Wincity di Milano c’è chi gioca anche sei giorni a settimana, con puntate per oltre 5mila euro

La sala vlt Wincity di piazza Diaz a Milano – qualche centinaio di metri da piazza Duomo – di proprietà di Sisal Entertainment, presenta, come le altre della città, le vetrine oscurate e nulla è visibile dell’esterno. A causa del procedimento di lavoro in corso, però, oggi sappiamo che lì dentro alcuni giocatori tirano la manopola delle slot anche 6 giorni a settimana. Giocano cifre (sempre settimanalmente parlando) anche superiori ai 5mila euro, ma che sempre arrivano ai mille, e in una decina di casi risultano comprese tra i mille e 3 mila euro. Stiamo parlando dei 27 clienti più assidui della sala Wincity di piazza Diaz, il cui nome e le relative abitudini sono riportare su un file excel (che pubblichiamo integralmente qui sotto), tra i documenti in possesso della difesa nel procedimento sopra citato. Questo è tra i risultati – secondo la parte – di una precisa richiesta (catalogata dalla difesa come “doc. 12”) che nel gennaio del 2013 il personale della sala Vlt di piazza Diaz riceve dai vertici di Sisal Entertainment, ovvero di “tracciare il profilo dei giocatori più assidui, formando apposita banca dati con nomi cognomi e abitudine”.

Stefano Sella, l’allora direttore (che ha sua volta ha fatto causa per licenziamento illegittimo e il 2 settembre s’è visto riconoscere in primo grado dal giudice del lavoro di Milano un indennizzo pari a 18 mensilità, sentenza contro cui Sisal Entertainment ha fatto ricorso), dovette obbedire non senza polemiche con gli alti piani ma oggi tiene a precisare: “Ho dovuto digerire diverse situazioni quantomeno di dubbia moralità, non per nulla ho aperto alla fine un mio personale contenzioso. Solo per il locale di piazza Diaz – spiega Sella – la Società elargiva circa sessantamila euro annui in buoni gioco regalo ai clienti per mantenere viva la loro passione. Mi auguro che la legge voglia finalmente fare luce su queste attività e obbligare una certa dirigenza a disciplinarsi secondo dei criteri realmente etici”. Ilfattoquotidiano.it ha contattato Sisal per riportare la sua posizione su questo documento, ma al momento non ha ottenuto alcuna risposta.

Ho dovuto digerire situazioni di dubbia moralità. La società elargiva buoni gioco regalo per 60mila euro l’anno

Sempre stando ai documenti depositati dalla difesa nella prima causa di lavoro (“doc. 14”) e quindi presenti nel procedimento, un’altra richiesta davvero singolare venne presentata dai vertici Sisal Entertainment ai gestori la sala di Piazza Diaz nell’ottobre del 2014. Siamo nei giorni in cui entra in vigore la delibera numero 63 firmata dall’allora sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, che cerca di porre un limite agli orari di funzionamento delle slot. Secondo quel provvedimento le macchinette avrebbero dovuto risultare spente dalle 14 alle 18 e dalle 23 sino alle 9 del mattino del giorno dopo. Il direttore riceve invece una email (che pubblichiamo qui sotto) in cui si comunica: “Continuiamo a monitorare la situazione e da lunedì riapriamo dalle 09.00 alle 02.00 senza interruzioni. Da lunedì apriamo quindi senza comunicazione interna sull’ordinanza. Comunichiamo a voce ai clienti che rimaniamo aperti, ma non scriviamo nulla e non facciamo nessun sms, mail o telefonata”. A fine luglio la sala Wincity di piazza Diaz a Milano s’è vista contestare da parte della Polizia Locale di Milano sette violazioni delle disposizioni degli orari di spegnimento delle macchinette. Questo comporterà, nel caso non venga presentato un ricorso, alcuni giorni di chiusura forzata della sala, che saranno esecutivi il prossimo ottobre. Un danno evidente.

La sala milanese fattura tre milioni di euro l’anno. Un esperto del settore vi dirà che è una cifra da record per un locale di macchinette. In ogni modo, il tracciamento della clientela ha evidenziato come quel locale sia frequentato da gente dalle estrazioni e abitudini più varie. Di un gran giocatore (puntate sopra i 5mila a settimana) si dice che è tifoso del Milan e “personaggio di alto livello socio economico, anche se alla mano”. Di un cliente anche lui incallito (sopra i 5mila) è riportato che si tratta di un gran consumatore di bevande alcoliche, “di cui fa spesso un uso eccessivo”. Un altro giocatore (da 3mila a 5mila euro ogni sette giorni) è considerato “forse il cliente ideale”. Per poi spiegare: “Vive i vizi con gusto ma senza paranoia”. E poi abbiamo il commercialista che a settimana sperpera tra i tre mille e i 5mila euro; c’è l’anziana facoltosa, “una delle migliori clienti del locale in assoluto”, giocatrice da 5 mila in su; e poi medici, imprenditori, professionisti e commercianti. E un personaggio, infine, gran giocatore e catalogato ancora per la sua passione per “prostitute e night”.

Il cliente ideale: vive i vizi con gusto ma senza paranoia

Davvero un lavoro certosino di archivio e di consumer report. Attività tra l’altro – se si è in regola con la normativa sulla privacy – per nulla vietata dalla legge. Non esiste divieto rivolto alle sale vlt di “tracciare” o “profilare” la propria clientela; anzi è una pratica stabilita per legge, per contrastare l’autoriciclaggio della criminalità organizzata. Non certo, però, atraverso file excel come quello citato, che cataloga persone anche per elementi che nulla hanno a che vedere con questo.

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