Chissà cosa sarebbe accaduto se il tendine dolorante avesse smesso almeno per un giorno di tormentare Roberta Vinci. Perché ancora una volta il cemento di Flushing Meadows ha confermato nell’ultima settimana d’essere il terreno preferito della tennista tarantina. Lì dove lo scorso anno schiantò i sogni di Grande Slam coltivati da Serena Williams, Robertina ha ritrovato il suo tennis tecnico, splendido da vedere e disarmante per le avversarie, ma ha dovuto arrendersi nei quarti ad Angelique Kerber. Non senza aver tentato, fin quando il fisico non ha detto stop, di mettere sotto pressione la numero 2 al mondo. E ci era quasi riuscita grazie alla varietà dei suoi colpi, stordenti per chiunque, prima di mancare l’occasione d’oro di prendersi il primo set e mandare in crisi la tedesca, apparsa molto nervosa in avvio. Tenutasi in equilibrio a un passo dallo scivolone, la Kerber ha poi dominato il secondo set qualificandosi per la semifinale così da tenere viva anche la possibilità di scalzare Serena Williams dalla testa del ranking mondiale.

Peccato, perché era iniziata alla grande, con il break immediato sul primo servizio dell’avversaria. Solo che il vantaggio acquisito non resta un’eccezione, ma diventa una costante del set. La tedesca pareggia subito il conto. E alla fine del parziale saranno ben quattro i suoi break, tre quelli della Vinci. È una continua altalena di emozioni, perché la tarantina sembra sempre sul punto di scappare ma la numero 2 al mondo risponde colpo su colpo nonostante numerosi errori sul fastidioso back di Roberta, che lo scorso anno sullo stesso campo aveva mandato in crisi Serena Williams. Le smorzate funzionano fino al 5-4, nel momento di migliore della Vinci, brava a concedere appena un punto in due game. Ma quando va a servire per aggiudicarsi il primo set, si scompone a due punti dal traguardo dando alla Kerber la possibilità di reagire. E la tedesca non si fa pregare, pareggiando sul 5-5, tenendo il servizio e poi demolendo il servizio con uno 0-40 senza storia nel dodicesimo game chiuso con un fallo di piede di Roberta. Un grande rammarico, perché ‘rubare’ subito il set le avrebbe dato enorme fiducia mentale viste le condizioni del suo tendine d’Achille, infiammato e dolorante.

Invece è l’inizio del tracollo. Perché da quel momento la partita prende tutta un’altra piega. Vinci perde di lucidità e intensità, la vincitrice degli Australian Open non sbaglia più un colpo. È sempre più martellante e dal match combattuto su ogni palla che era stato il primo set, durato quasi un’ora, il secondo si trasforma in un monologo veloce e perentorio della tedesca. Il secondo parziale si chiude sul 6-0 in appena 23 minuti. Termina così l’avventura di Roberta a Flushing Meadows, a un passo – o meglio a un tendine d’Achille integro – da un altro, possibile, clamoroso k.o. imposto a una delle tenniste più forti al mondo. Ma l’ottimo cammino a New York, nonostante gli acciacchi, raddrizza una stagione avara di soddisfazioni e piena di problemi. Da lunedì non sarà più nella Top Ten mondiale. La tecnica, quella no, resta sempre da prima della classe.

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