Era considerato la mente dell’attentato dello scorso 1 luglio al Gulshan Restaurant di Dacca, in cui furono uccise 22 persone, fra cui nove italiani. Tamin Ahmed Chowdhury, cittadino canadese di origini bengalesi, è stato ucciso sabato 27 agosto dalla polizia del Bangladesh nel corso di un blitz in un’abitazione a Narayanganj, città poco distante alla capitale, in cui sono morti altri due sospetti terroristi. La polizia ha affermato di avere aperto il fuoco dopo che i tre uomini, sorpresi nel covo, hanno rifiutato di arrendersi  e cominciato a sparare sugli agenti.

Chowdhury, 30 anni, considerato dalle autorità del paese asiatico il principale responsabile dell’attentato nel quartiere diplomatico di Dacca, è stato localizzato grazie ad un’informazione fornita da un militante del gruppo clandestino Jamàatul Mujahideen Bangladesh (JMB), che ha collaborato con la polizia dopo l’arresto. Su di lui, ha ricordato il capo della polizia anti-terrorismo dl Bangladesh, Monirul Islam, esisteva una taglia di 22.000 euro. Le indagini hanno permesso di appurare che dal 2013 non vi erano più sue traccie in Canada, dove la sua famiglia era emigrata negli anni 70.

“Secondo le nostre prove siamo sicuri che Tamim era fra i tre uccisi”, ha detto il ministro dell’Interno bengalese Asaduzzaman Khan, aggiungendo che è stato uno dei principali rifornitori di fondi e armi per diversi attacchi recenti. L’ispettore generale della polizia, A. K. M. Shahidul Hoque, riferisce che era tornato in Bangladesh a ottobre del 2013 passando per Abu Dhabi. Secondo lo stesso ispettore, il raid è avvenuto a seguito di una soffiata da parte del proprietario della casa in cui i militanti alloggiavano, il quale ha riferito che loro si erano presentati come uomini d’affari impegnati nel commercio nel settore medico.

Stando alla stampa locale, il “neo-JMB”, di cui Tamin Chowdhury era il coordinatore, è una filiale in Bangladesh dell’Isis. Il movimento fondato dal sedicente Califfo Abu Bakr al-Baghdadi ha infatti rivendicato l’attentato. Una decina di uomini armati avevano fatto irruzione in un locale frequentato da imprenditori e diplomatici stranieri, prendendo in ostaggio decine di clienti e sgozzandone 22, tra cui nove italiani e sette giapponesi. Le forze dell’ordine erano intervenute uccidendo sei attentatori e catturandone vivo uno.

Da due mesi erano però gli inquirenti sulle tracce di chi aveva ideato il tutto senza partecipare all’azione. Altri due uomini che si trovavano nel ristorante al momento dell’attacco sono attualmente trattenute dalla polizia. Uno ha doppia nazionalità britannica e bengalese, Hasnat Karim; l’altro è studente all’università di Toronto, Tahmid Hasib Khan. Entrambi si professano innocenti. Inoltre ad agosto le forze di sicurezza hanno arrestato quattro donne sospettate di essere membri di Jamaat-ul-Mujahideen Bangladesh.

Le indagini hanno svelato che gli attentatori erano tutti giovani, bengalesi, colti, appartenenti alla classe media e  già ricercati da anni dalle forze dell’ordine. Tra loro anche il figlio di un esponente del partito di governo, Awami LeagueNegli ultimi anni, in particolar modo negli ultimi due, le violenze compiute per mano del radicalismo islamico nel paese del sud-est asiatico sono aumentate. Il governo del Bangladesh ha infatti avuto una svolta moderata, reintroducendo il laicismo come uno dei principi costituzionali fondanti. L’indiscrezione che vorrebbe la Corte Suprema impegnata a togliere l’Islam come religione di Stato ha fatto infiammare i gruppi più radicali, facendo aumentare gli episodi di violenza e l’odio nei confronti dell’attuale primo ministro Sheikh Hasina. Lunedì 29 arriverà in visita nel Paese il segretario di Stato americano, John Kerry.

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