Televisione

Un medico in famiglia 10, così la serie di RaiUno “diventa Beautiful” e “si atteggia a Trono di Spade” (spoiler)

Se inspiegabilmente avete in mente di guardare la nuova stagione e non volete sapere nulla di nulla, interrompete qui la lettura e buona fortuna!

di Domenico Naso

Nella tv italiana che tutto mastica ma nulla digerisce, che ricicla e spreme fino all’ultima goccia i prodotti di successo, sta per tornare su RaiUno Un medico in famiglia, la fiction con Lino Banfi e Giulio Scarpati arrivata alla decima stagione. Ma visto che tutto e anche oltre era stato detto e fatto, che Un medico in famiglia ha smesso di avere senso già da qualche anno, hanno pensato bene di trasformarla in Beautiful, di inserire un colpo di scena clamoroso pur di far crescere l’attenzione su un prodotto televisivo che agli occhi del telespettatore contemporaneo, abituato a ben altri tipi di serie tv, ha perso completamente l’appeal.

Se inspiegabilmente avete in mente di guardare la nuova stagione e non volete sapere nulla di nulla, interrompete qui la lettura e buona fortuna! Se invece, saggiamente, preferite sapere tutto e subito in modo da non dover più ascoltare le castronerie piccolo borghersi di Nonno Libero, ecco il risvolto clamoroso: Annuccia, la più piccola dei Martini, non è figlia di Lele, ma del produttore discografico Valerio Petrotti, interpretato da Stefano Dionisi.

Evidentemente la decima stagione ruoterà attorno a questo particolare da soap opera, e milioni di telespettatori vorranno sapere perché la defunta moglie di Lele Martini, fino a oggi considerata praticamente una santa, ha fatto una cosa del genere. Piovono spoiler anche su Un medico in famiglia, dunque. Nemmeno fosse Il Trono di Spade o House of Cards! Eppure proprio la questione della paternità di Annuccia sta riaccendendo sui social l’interesse nei confronti della polverosa fiction di RaiUno, a riprova che oggi senza spoiler e chiacchiericcio social sei finito.

La storia della paternità clamorosa è roba da Beautiful, non da Un medico in famiglia, e anche questa svolta cheap nella trama è figlia dei tempi. Soprattutto quando parliamo di un prodotto del genere, che come dicevamo ha smesso di essere interessante e originale da anni e che deve necessariamente raschiare il fondo del barile per restare a galla. “Dove c’è gusto non c’è perdenza”, recita un vecchio adagio. E allora rassegniamoci all’eterno ritorno di Nonno Libero e dei suoi siparietti sempre uguali. È il giorno della marmotta della fiction italiana, che ripete se stessa fino all’ultimo respiro per evidente mancanza di coraggio e di voglia di tentare strade nuove.

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