Moda e Stile

Sonia Rykiel: morta la stilista parigina, “regina della maglieria”

Da Rue de Grenelle numero 6 nacquero sia il concetto di “demodé” e il “pas d’ourlet”, ma anche la cucitura doppia in evidenza e le scritte sulle maglie. A dirlo oggi suona banale, ma per l’epoca rivoluzionò il mondo della moda e del pret a porter

di Davide Turrini

Abiti rigorosamente neri e chioma incendiaria rossa. La salutano così i giornali francesi Sonia Rykiel, la fashion designer parigina morta nella capitale francese ad 86 anni per le complicazione del morbo di Parkinson con cui combatteva da oltre venticinque anni. Mancherà alla rive gauche, Sonia la pasionaria, in quel Saint Germain des Pres dove aveva piantato la sua bandierina atelier proprio nel 1968 in piena rivoluzione studentesca. Da Rue de Grenelle numero 6 nacquero sia il concetto di “demodé” e il “pas d’ourlet”, ma anche la cucitura doppia in evidenza e le scritte sulle maglie. A dirlo oggi suona banale, ma per l’epoca rivoluzionò il mondo della moda e del pret a porter. Tanto da far diventare la Rykiel la “regina della maglieria”. Nella carriera creativa della ragazza francese, madre polacca e padre rumeno, è proprio la maglia, il maglione di lana, spesso di lunghezza abbondante a metà coscia, avventuroso e spregiudicato, sbarazzino e con notevole tasso erotico, a caratterizzare un’intera filosofia della moda riprodotta ogni anno con varianti, aggiunte e deviazioni mai radicali fino ai giorni nostri. Assoluta novità formale fu poi quella di riutilizzare maglioni con disegni vecchio stile per nuovi e pratici utilizzi. Pullover talvolta a coste con larghi giromanica che rendevano le spalle e i corpi più stretti, e grazie a gonne avvolgenti e morbide le gambe più lunghe. Nei primi anni sessanta quando un suo maglione finì su una copertina di Elle, quando non ancora era regina di passerelle e vetrine, e cominciarono ad acquistare i suoi capi attrici come Anouk Aimée, Audrey Hepburn, Catherine Deneuve e Lauren Bacall, i giornali coniarono perfino la tendenza chiamandola “poor boy sweaters”.

In un mondo della moda dove l’eccesso, il lusso, i virtuosismi spesso fini a se stessi parevano all’ordine del giorno le idee fashion e il portamento singolare della Rykiel, abiti lunghi neri, frangetta dritta e riccioli gonfi non oltre il collo, risultavano parecchio ribelli, oltreché alla portata di molti. Infatti quando i grandi quotidiani la intervistavano, continuava a ricordare e ripetere che lei era “una donna che lavorava” e come tutte le donne che lavorano “abbiamo il problema dei bambini, degli uomini, di prendersi cura delle nostre case, tante cose. Cerco di spiegare che i miei vestiti sono quindi abiti per la vita quotidiana”. Si narra infatti che i primi tagli e le prime creazioni dei maglioni Rykiel arrivino durante l’allattamento e la crescita dei due figli Nathalie (nata nel 1959) e Jean-Philippe (nel 1961), avuti dal ricco proprietario di boutique Sam Rykiel. Mentre è dietro il banco del negozio Laura di proprietà del marito, Sonia sferruzza un gomitolo e crea un bel maglione vecchio stile, stretto e lo indossa sulla pelle nuda. Un amico giornalista la vede e il resto è storia della moda. Tra gli anni sessanta e settanta è già all’apice del successo e della vendita. Chiama il suo modo di vedere le cose e di affrontare il commercio, il “demodé”. Nel 1977 è la prima stilista a disegnare modelli per il catalogo di vendita per corrispondenza, Les Trois Suisses. Poi l’azienda di famiglia, che negli ultimi anni è stata rilevata dalla figlia, comincia a diversificare i prodotti: profumi, vestiti per bambini, moda maschile, accessori e scarpe.

Nel 1996 le diagnosticano il Parkinson. Lo tiene segreto al pubblico fino a quando pochi anni fa, quando i segni esteriori della malattia non possono più essere nascosti si racconta in un libro, N’oubliez Pas Que Je Joue, dove spiega paure e incertezze, ma anche le grandi gioie della sua esistenza: “La mia vita è diversa oggi, il mondo è diventato un posto troppo diverso, ma quando mi guardo indietro sono ancora così orgogliosa del patrimonio che ho creato. Ho iniziato nel 1968 con indumenti che non si potevano indossare, diventati oggi d’uso comune, specialmente i maglioni”, spiegò al Guardian in un’intervista. “Anche se è strano perché quando ero ragazza non ero molto interessata ai vestiti quando ero giovane. Semmai sono cresciuta in una famiglia parigina intellettuale e avevo quattro sorelle. Mio padre era un orologiaio, mia madre era una casalinga, ma discutevamo sempre di politica, arte, scultura, e sembrerà strano, ma mai di moda”. Recentemente la quota di maggioranza del marchio creato da Sonia Rykiel è stato venduto a un gruppo di investimento di lusso di Hong Kong. C’est dans l’air du temps…

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