Di Simone Vacatello, direttore editoriale di Crampi Sportivi

Teorema: non c’è boato senza silenzio, e la notte crotonese ne dispensa in abbondanza, ma è un silenzio vibrante, in attesa. Vibrano impazienti le sue fontane, i pochi motori che si riscaldano nelle strade circostanti, i lampioni, i vicoli. Le barche che affollano il porto dondolano altrettanto silenti nel buio, non strattonano gli ormeggi, come se fossero pronte a salpare alle prime luci dell’alba.

È una sera di fine aprile, alla città di Crotone manca un punto per diventare la terza comunità a mettere la Calabria nell’indice di punta del principale genere letterario nazionale. La sceneggiatura vuole che il verdetto venga pronunciato a centinaia di chilometri di distanza, che la città possa solo fare compagnia a sé stessa, e attendere la buona notizia.

Non a caso è su tutti i volti di Crotone, sulle sue strade, i suoi scorci e le sue persone, che indugia e si concentra la telecamera di Severino Iuliano, cineasta crotonese autore di Ah, documentario breve che ritrae la città all’alba della promozione nella massima serie. La parola “riscatto” sfugge alla morsa dei denti di qualche tifoso, proprio mentre il lungomare ionico tratteggia il profilo di un’opportunità. Quella, insperata, di costruire qualcosa attraverso il calcio, che magari vada oltre il calcio stesso, e riduca le differenze che ingigantiscono i problemi di una comunità piccola.

Tuttavia, per una comunità piccola dai problemi grandi, il riscatto non passa dall’approvazione né tantomeno dalla simpatia di palcoscenici più ampi e fortunati, ma dalla presa di coscienza della comunità stessa di fronte alle sfide esterne, sfide importanti che richiedono piena consapevolezza di sé, del proprio yin e del proprio yang.

Quando finalmente la tensione si scioglie, in un’esplosione liberatoria e collettiva, le pulsazioni del cuore crotonese aumentano e poi si arrestano all’improvviso, come risucchiate da un salto temporale verso la notte successiva. È la notte del riposo placido che non conosce autoindulgenza, e preferisce fare tesoro delle proprie energie, contempla un’ultima volta sé stessa al buio, prima del grande salto.

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