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Daniela Dessì morta, addio alla voce delle donne di Verdi e Puccini. Era una delle dive della lirica italiana

Il soprano è morta per una "malattia breve, terribile e incomprensibile" come ha detto il compagno, il tenore Fabio Armiliato. La Scala: "Da lei pagine indimenticabili della nostra storia". Aveva un repertorio vastissimo, di oltre 70 titoli, da Monteverdi a Profokiev: "Il motivo? Ho cominciato a 17 anni". La sua versione del Nessun dorma era stata scelta da Vanessa Ferrari per l'accompagnamento dell'esercizio a corpo libero ai Giochi di Rio. E quella volta che duettò con il rapper Moreno

di Fabrizio Basciano

Aveva dato appuntamento all’8 ottobre per un concerto alla basilica di Loreto. Ma Daniela Dessì non ce l’ha fatta: il grande soprano è morta al Poliambulanza di Brescia. Nata a Genova, residente sul lago di Garda, aveva 59 anni. Era una delle cantanti più celebrate della lirica italiana degli ultimi vent’anni. “Una malattia breve, terribile e incomprensibile” l’ha definita il tenore Fabio Armiliato, compagno della Dessì da più di quindici anni, che è stato spesso anche suo compagno sul palco. Il Teatro alla Scala la ricorda così: “La sua Fiordiligi in Così fan tutte e dessì armiliatoi suoi ruoli verdiani con Riccardo Muti (Alice Ford, Elisabetta di Valois, Messa da Requiem) e le sue interpretazioni di Puccini e Cilea restano tra le pagine indimenticabili della storia scaligera degli ultimi decenni”. La sua voce, con quella del compagno, era finita di recente alle Olimpiadi di Rio de Janeiro: la loro versione del Nessun dorma della Turandot è stata scelta dalla ginnasta Vanessa Ferrari per la sua prova dell’esercizio a corpo libero.

Dessì si era diplomata in canto e pianoforte al Conservatorio Arrigo Boito di Parma, specializzandosi più tardi in canto da camera all’Accademia Chigiana di Siena. Il suo debutto avvenne nella città natale con La serva padrona di Pergolesi. Nel 2008 per la prima volta fu la protagonista della Norma di Vincenzo Bellini. Alla prima di Bologna, mentre stava cominciando a cantare la Casta Diva, squillò un telefonino (anche a lungo perché il proprietario non lo trovava, racconta Alberto Mattioli in Anche stasera). La Dessì ha collaborato con i più grandi direttori d’orchestra del nostro tempo: da Claudio Abbado a Daniele Gatti, da Riccardo Chailly a Carlos Kleiber, da James Levine a Lorin Maazel, e poi ancora Gelmetti, Giulini, Mehta, Muti, Sinopoli. Tra i registi che l’hanno diretta Luca Ronconi, Ettore Scola, Franco Zeffirelli, Giorgio Strehler, Roberto De Simone, Pier Luigi Pizzi. Lunghissima la lista dei premi ricevuti nel corso della carriera. Centinaia i messaggi di cordoglio sui social, centinaia le testimonianze di grande affetto e vicinanza ai familiari dell’interprete genovese: “La grande voce di Daniela Dessì rimarrà sempre nel cuore di tutti noi”. 

Richiesta nei teatri e nei festival più importanti del mondo e presente sulla scena da quasi trent’anni, ha portato la sua voce italiana in tutto il mondo (dalla Scala al Metropolitan di New York, fino alla Deutsche Oper di Berlino). La Dessì vantava un vasto repertorio di oltre 70 titoli anche perché, raccontava, aveva cominciato a 17 anni, andando da Monteverdi a Prokofiev: “Seguendo la naturale evoluzione della sua voce – continuano dalla Scala – ha spaziato da Rossini a Mozart a Verdi, Puccini e al Verismo, forte di una tecnica solidissima che insieme al forte temperamento e ad una rara sensibilità interpretativa l’ha collocata tra le figure di spicco del panorama operistico internazionale”. Ammirava Maria Callas, tra le star del passato, e Mariella Devia, tra quelle dei giorni più vicini a noi, indicava tre requisiti fondamentali per una grande cantante – pazienza, calma e serenità, “se ti agiti canti male” – e una volta disse che si identificava nella Tosca. Una volta, a Repubblica, disse che Puccini “ha aspetti un po’ sadici nei confronti delle donne. Ma le sue sono figure femminili grandiose. Ruoli che riflettono l’odio-amore dell’autore verso di loro: per i soprani Puccini scrisse musica tanto splendida quanto faticosa da cantare”. Ma in realtà, precisò, “è un compositore sensibile, delicato, che va sempre interpretato in profondità. Per questo esige cantanti emotivamente mature, con esperienza. I piani e i pianissimi sono fondamentali nell’espressività vocale pucciniano”.

“I requisiti per cantare bene sono pazienza, calma e serenità: se ti agiti canti male”

Le piacevano Sting, Dalla, Baglioni, “ma ciascuno deve cantare la propria musica, quella che è in grado di gestire e affrontare – aveva detto – Non si può cambiare la struttura della voce: per questo i cantanti lirici che interpretano canzoni risultano strani o buffi”. Ma non aveva paura di divertirsi: nel 2013 partecipò ad Amici di Maria De Filippi e duettò con il rapper Moreno. Cantarono insieme O’ sole mio.

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