Volvo e Uber hanno raggiunto un accordo per lo sviluppo e la relativa fase di sperimentazione di vetture a guida autonoma, con un investimento  di 300 milioni di dollari che ha come obiettivo la progettazione e la realizzazione di una self driving car che sia pronta entro cinque anni.

In particolare la casa svedese fornirà i propri sport utility XC90 per i test su strada, opportunamente modificati con tutta la tecnologia necessaria all’automazione della guida: dal Gps alle telecamere, fino ai lidar, ovvero i sofisticati sensori radar-laser utilizzati originariamente dall’ingegneria aerospaziale e ora strumento cruciale per le vetture a guida autonoma.

La flotta, composta da cento XC90 ibride plug-in, entrerà in “servizio” entro la fine dell’anno a Pittsburgh: in una prima fase è prevista la presenza di un Uber driver, ovvero un guidatore umano seduto al volante con compiti esclusivi di supervisione. E di eventuale intervento in caso di emergenza. Presenza che in futuro le due aziende contano di eliminare.

L’iniziativa Uber-Volvo ricorda per certi versi il recente accordo tra Google e FCA: anche in quel caso le Chrysler Pacifica fornite dal costruttore italo-americano al colosso di Mountain View erano 100, e si trattava altresì di vetture a propulsione ibrida. Ma l’accordo è puramente tecnico, nel senso di sviluppo di tecnologie, e non prevede (almeno per ora) la costruzione congiunta, in futuro, di una vettura a guida autonoma. Cosa che invece è auspicata dal binomio Volvo-Uber, che hanno anche l’obiettivo di offrire un servizio di car sharing tramite un’auto che si guida da sola.

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