Ogni anno, d’estate, siamo alle solite. I nostri corsi d’acqua si trasformano in corsi. E basta. Quando faccio i miei giri in bicicletta nella nostra pianura spesso sono solo dei letti di pietre ad indicarmi dove qualche tempo prima scorreva l’acqua e pulsava la vita. Poi, magari più a valle l’acqua “miracolosamente” ricompare, ma è solo grazie al fatto che vi sono delle risorgive o degli affluenti. E ogni anno un giornalista si accorge che stranamente manca l’acqua in quel certo fiume, che, essendo proprio un fiume e non un torrente, un po’ d’acqua dovrebbe pur sempre portarla.

E allora cosa succede? Allora succede che siamo in Italia, dove, come in tutta Europa, vige l’obbligo di rilasciare il deflusso minimo vitale (Dmv), quando vengono assentite le concessioni di derivazione d’acqua, delle quali le più dannose per i fiumi e i torrenti sono quelle a uso agricolo. Ma chi controlla che effettivamente venga rilasciato il Dmv? Visto che i corsi d’acqua sono in secca la risposta è: nessuno, o comunque i controlli sono insufficienti. In realtà, difficile qui dire se i controllori siano insufficienti o inefficienti: il risultato è comunque drammatico, la mancanza di vita, il deserto.  E comunque è chiaro che a monte ci sta tutta l’insensibilità di una classe politica nei confronti dell’ambiente, perché altrimenti si troverebbero le risorse per controlli puntuali ed efficaci.

Ma la cosa che fa arrabbiare è anche: dove va tutta quest’acqua destinata a scopi agricoli? Va in coltivazioni di agricoltura intensiva come il granoturco che non servono all’alimentazione umana bensì a quella animale. Circa il 90% del mais prodotto in Italia serve ad alimentare animali cosiddetti “da reddito”. E almeno qui arriva una buona notizia: il consumo di carne in Italia sta visibilmente diminuendo. Purtroppo, non certo per ragioni di sensibilità ambientale (acqua sottratta ai fiumi) o animalista (condizioni di vita degli animali), ma per ragioni di costi e di timori per la salute.

Ma una situazione analoga a quella dei prelievi agricoli si verifica nel campo idroelettrico, altra causa della sparizione dell’acqua. Anche qui concessioni rilasciate a pioggia e pressoché nessun controllo sugli effettivi prelievi, tanto che si può definire l’idroelettrico energia rinnovabile, ma non certamente pulita. Ed anche qui l’incazzatura. In Italia già adesso si produce più energia di quanta se ne consuma e addirittura, dal 2006, si è invertito il trend e da buoni spreconi, gli italiani consumano più energia elettrica d’estate che d’inverno.

E’ evidente che qui, come nel campo alimentare, è in gioco il nostro stile di vita. Quando ero piccolo, mia nonna, già allora rendendosi conto che si viveva al di sopra delle nostre reali esigenze, ammoniva: “Per voi ci vorrebbe un po’ di guerra”. Forse aveva ragione.

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