Follow the money: anche la lotta al terrorismo si fa seguendo il denaro. E dà ottimi frutti, nonostante un certo ritardo da parte delle autorità rispetto ai segnali poi esplosi con la catena d’attentati che ha insanguinato l’Europa. La Guardia di Finanza ha dato conto dei progressi compiuti nell’attività di contrasto ai finanziatori del terrore riferendo numeri importanti: nei primi sei mesi dell’anno le segnalazioni di operazioni sospette analizzate dal corpo sono state 597 quando in tutto il 2015 erano state 579. In pratica, un raddoppio. L’esito delle indagini va di pari passo: da quelle di maggior interesse investigativo sono scaturiti 12 procedimenti penali, sempre per reati attinenti fatti di terrorismo (lo scorso anno sono state 14). Nel dettaglio: sette per promozione, organizzazione e finanziamento di attività terroristiche, tre per favoreggiamento, due per attività di arruolamento. Non è detto che l’aumento delle segnalazioni corrisponda ad un aumento di denaro a favore delle formazioni jihadiste, ma certo confermano l’accresciuta attenzione al fenomeno da parte della Gdf.

L’approfondimento sui flussi finanziari avviene sia tramite lo sviluppo delle segnalazioni sospette (sos), generate dal sistema finanziario e da altri soggetti sottoposti ad obblighi specifici come professionisti, money transfer, compro oro, sia con ispezioni presso gli operatori o attraverso il congelamento dei beni nei confronti di quei soggetti accusati di appartenere ad organizzazioni terroristiche inseriti nelle black list di Onu e Unione Europea. La qualità delle segnalazioni cresce e lo dimostra il fatto che su 758 analizzate nei primi sei mesi dell’anno solo 62 sono state ritenute di nessun interesse investigativo, 696 sono state delegate per necessari approfondimenti. Siamo oltre il 90%.

Significativi progressi si registrano sul fronte dei money transfer, uno dei principali canali di finanziamento per attività ad alto rischio terrorismo che si mischiano al flusso delle rimesse verso l’estero che solo nel 2015 è stato di 5,2 miliardi di euro.  Secondo i dati della Gdf negli ultimi sei anni sono stati eseguite 928 ispezioni e 268 controlli che hanno portato alla contestazione di 415 violazioni penali e 456 illeciti amministrativi. Ma potrebbe essere una goccia nel mare, perché il 90% delle 22mila attività di rimessa operanti in Italia fanno capo a operatori esteri, molti dei quali beneficiano di regimi regolatori opachi che impediscono una pronta tracciabilità delle transazioni. Diventa così essenziale operare un controllo su singoli “negozi” e agenti, cosa che è stata fatta in Trentino, Friuli Venezia Giulia, Campania, Veneto, Puglia, Liguria e Calabria con questi risultati: nel periodo giugno – 2 agosto 2016, sono stati eseguiti 146 accertamenti che hanno permesso di identificare 282 persone, di cui 53 con precedenti di polizia e 189 cittadini extracomunitari, nonché di pervenire alla contestazione di 6 violazioni penali e 2 amministrative.

I dati raccolti nei primi sei mesi dell’anno confermano la necessità di una lotta serrata ai canali che finanziano il terrorismo. In questa direzione si inserisce l’iniziativa di istituire presso un gruppo investigativo speciale (Gift) creato ad hoc all’interno del Nucleo di polizia valutaria che dovrà approfondire le movimentazioni di denaro a rischio, un continuo scambio informativo con le agenzie d’intelligence e le altre forze di polizia. Parallelamente, dalla stessa data, è stato potenziato il II Reparto – Coordinamento Informativo e Relazioni Internazionali del Comando Generale che costituirà una “cabina di regia” per promuovere e coordinare i flussi informativi sia all’interno della Guardia di Finanza e, quindi, orientare in modo proficuo l’attività investigativa nel settore, che verso Enti esterni.

 

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