Sostiene il tiratore-ingegnere-scrittore Niccolò Campriani che “i campioni non si riconoscono da quante gare vincono, ma da come si rialzano dopo una sconfitta”. Oggi, conquistando la medaglia d’oro nel tiro a segno ai Giochi di Rio de Janeiro 2016 – il terzo successo per l’Italia in Brasile – ha confermato e smentito al contempo la sua affermazione: un’Olimpiade l’aveva persa nel 2008 e già vinta nel 2012, per essere campione. Adesso, con la seconda vittoria in due edizioni e discipline differenti (i 10 metri, dopo i 50 metri tre posizioni), è diventato anche qualcosa in più: una leggenda della carabina.

Niccolò Campriani è oro nel tiro a segno con la carabina dai 10 metri. Ha vinto da dominatore una gara in cui si era presentato da possibile sorpresa, non essendo propriamente la sua preferita: da questa distanza a Londra 2012 era stato “solo” argento, dopo aver vinto dai 50 metri. Negli ultimi quattro anni aveva sofferto tanto il cambio delle regole in questa disciplina e non aveva mai vinto un trofeo. È riuscito a farlo a Rio, nella giornata più importante, migliorando addirittura il risultato dell’edizione precedente: con il punteggio di 206.1 si è lasciato alle spalle l’ucraino Kulish (204.6, argento) e il russo Maslenikov (184.2, bronzo). Ha approfittato dell’assenza in finale dei due favoritissimi cinesi Cao e Yang, ma le défaillances altrui non tolgono nulla ai meriti del tiratore fiorentino. Lui all’ultimo atto ci era arrivato sparando da cecchino, con il record olimpico della fase eliminatoria che lasciava presagire una medaglia.

Quando poi si è trattato di andarsela a prendere, ha dimostrato una volta di più di saper “dimenticare la paura“, come si intitola il libro che ha scritto dopo il successo a Londra 2012. In finale non è partito benissimo, ha rischiato persino di andar fuori quando si è arrivati a selezionare i migliori sei. Si è ripreso, è entrato d’autorità nella top tre. E agli ultimi quattro colpi che valevano l’oro ha compiuto l’ennesimo capolavoro della sua carriera: 9.9, 10.4, 10.6. E all’ultimo tiro, mentre l’ucraino Kulish tremava sparando a salve, addirittura 10.7. Una macchina umana, con una cultura maniacale del lavoro, i nervi d’acciaio, il pensiero profondo. Bi-olimpionico a 28 anni, Niccolò Campriani è il più grande tiratore con la carabina italiano e non solo degli ultimi decenni. E davanti ha ancora un’altra gara, l’oro di Londra 2012 da difendere dai 50 metri.

Twitter: @lVendemiale
Articolo Precedente

Rio 2016, contro il fascismo estetico siamo tutte ‘cicciottelle’

next
Articolo Successivo

Alex Schwazer, sentenza del Tas slitta: decisione “entro il 12 agosto”. Quando è in calendario la gara di marcia

next