Secondo dati raccolti dall’Ong israeliana B’Tselem e corroborati dall’Ufficio Onu per il coordinamento degli affari umanitari, dall’inizio del 2016 le autorità militari israeliane hanno demolito almeno 180 abitazioni di palestinesi. Un numero record nell’arco di sette mesi, che ha superato anche quello del 2013 con 175 demolizioni eseguite, nello stesso periodo di tempo.

L’aumento delle demolizioni ordinate dall’Amministrazione civile (l’autorità militare israeliana di governo in Cisgiordania) è spaventoso: non considerando quelle eseguite come sanzione a seguito di attentati e attacchi armati, negli ultimi 10 anni il totale era stato di poco superiore a 1100 demolizioni.

Secondo B’Tselem, le 1113 demolizioni dell’ultimo decennio hanno lasciato senza tetto almeno 5199 palestinesi, quasi la metà dei quali minorenni. Tutte hanno avuto luogo nell’area C, che è sotto il pieno controllo, amministrativo e di sicurezza, dell’autorità militare israeliana.

Israele giustifica le demolizioni definendole provvedimenti amministrativi nei confronti di strutture abusive. Tuttavia, nell’area C è pressoché impossibile ottenere il permesso di costruzione: tra il 2010 e il 2014 l’Amministrazione civile ha approvato solo l’1,5 per cento delle richieste. Che si tratti di prassi discriminatorie contro i palestinesi lo ha recentemente ammesso anche l’esercito israeliano.

Dal 1988, Israele ha emesso complessivamente 14.000 ordini di demolizione riguardanti circa 17.000 abitazioni e altre strutture civili palestinesi: 3000 sono stati eseguiti. Gli altri 11.000, la maggior parte dei quali riguarda sempre l’area C, è in via d’esecuzione o è oggetto di ricorsi. I difensori dell’occupazione sostengono che il problema sia di poco conto, interessando “soltanto” 300.000 palestinesi.

L’obiettivo non dichiarato di questa ondata di demolizioni potrebbe averlo reso candidamente noto Yair Lapid, leader del partito centrista Yesh Atid, in un’intervista rilasciata al “Jerusalem Post” all’inizio dell’anno: “Il massimo di ebrei sul massimo di terra, con la massima sicurezza e il minimo di palestinesi”.

Ossia, di demolizione in demolizione, l’annessione di fatto dell’area C e il proseguimento degli insediamenti israeliani.

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