Inizia a bruciare la fiamma olimpica nel braciere del Maracanã. Via alle Olimpiadi e parlino i campi, le pedane, le piste. Oltre diecimila atleti in gara, star internazionali e perfetti sconosciuti. Usain Bolt, la stella più attesa da una parte, e Yusra Mardini, la profuga siriana di 18 anni che rischiò di morire a Lesbo sul lato opposto, assieme ad altri nove rifugiati che gareggeranno sotto la protezione del Comitato olimpico internazionale. Fuori, un terzo della squadra russa falciata dall’affaire doping di Stato. C’è tutto e il contrario di tutto, nella XXXI edizione dei Giochi Olimpici. Duecentosette nazioni partecipanti e 306 competizioni in 28 sport per un totale di 918 medaglie da assegnare.

Russia dimezzata: chi dietro Usa-Cina?
Il bottino più grosso come sempre andrà agli Stati Uniti, seguiti dalla Cina. The Star-Splangled Banner, secondo le previsioni del sito specializzato Gracenote, risuonerà 41 volte in Brasile e gli americani saliranno sul podio in 92 occasioni, undici in più della Cina. Mentre per il gradino più basso, con la Russia priva di oltre 110 atleti tra cui alcuni da medaglia scontata come l’astista Yelena Isinbayeva, sarà lotta aperta tra la stessa Grande Madre, Gran Bretagna e Germania. Per la prima volta da Sydney 2000 dovrebbero essere 50 o più i podi tedeschi, con 16 ori. Gli atleti di Sua Maestà possono contare su due medaglie del metallo pregiato in più ma in caso di un paio di flop inaspettati, la Germania potrebbe sperare. Come l’Australia, accreditata di 16 ori ma con meno argenti e bronzi. Un assolo potrebbe arrivare da Jared Tallent, simbolo dei ‘canguri’ e voce dei marciatori che in questi anni si sono battuti per ripulire la loro disciplina dai dopati. A Londra 2012 arrivò secondo alle spalle di Sergey Kirdyapkin, poi squalificato. A Roma, lo scorso maggio, ha fatto meglio di tutti tranne che di Alex Schwazer, poi fermato per la seconda e discussa positività. Senza riammissione da parte del Tas il prossimo 8 agosto, il grande favorito nella 50 chilometri di marcia è proprio lui. E forse la Iaaf per una volta sarà sicura di non dover rivedere il podio.

L’Italia insegue Brasile e Kenya
Di certo, l’assenza del marciatore altoatesino – e di Gianmarco Tamberi – spinge l’Italia fuori dalla Top 10 mondiale, almeno sulla carta. Agli azzurri vengono assegnati 6 ori, pochi per sperare di lottare con il Brasile e il Kenya per la decima piazza nel medagliere. I podi italiani saranno comunque un numero ragguardevole (almeno 25, si augura il Coni) ma i padroni di casa contano su 8 ori, il minimo per entrare tra le superpotenze dei Giochi. Uno sperano di raggiungerlo nel calcio, dove la stella dei verdeoro sarà Neymar e ci sono da cancellare le delusioni del mondiale giocato in casa e più recentemente della Coppa America. E da un altro sport di squadra, il volley maschile, è dato per scontato un altro successo. Per la lotta all’ultimo posto nelle Big Ten, bisognerà tenere in considerazione il Kenya che dal mezzofondo in poi conta di fare incetta di medaglie pesanti. Il tutto, condito dal chiacchiericcio sul doping e su un trattamento più soft rispetto ai russi che va avanti da mesi.

Bolt, Phelps e Wiggins al canto del cigno
E che si riverbererà anche sulla gara simbolo dei Giochi, i 100 metri, se lo statunitense Justin Gatlin, già fermato in passato, dovesse spodestare Usain Bolt. Il giamaicano è il più atteso e spera di portare a casa altri tre ori che lo trasformerebbero in leggenda. Aggettivo che calza già a pennello per Michael Phelps. Mister 22 medaglie torna alle Olimpiadi dopo il record di 8 podi stabilito a Londra che gli ha permesso di staccare Mark Spitz e Carl Lewis. Lo Squalo di Baltimora è stato fermo per 18 mesi, ingrassando 15 chili, poi si è rituffato in piscina e a Rio darà la caccia a tre nuove medaglie. Sarà sicuramente la sua ultima olimpiade, come per Federica Pellegrini e altri dodici sportivi che hanno segnato la storia dei Giochi. Dalla cinese Ye Shiwen, appena 20 anni ma già pronta a dire addio alla vasca, a un’altra italiana, Tania Cagnotto, alla quale manca solo l’oro olimpico per chiudere una carriera fantastica. E poi nel tennis Serena Williams, nella vela Robert Scheidt, brasiliano che ha conquistato il primo oro ad Atlanta ’96 e chiuderà nelle acque di casa, la mezzofondista britannica Jo Pavey (42 anni) e il connazionale Bradley Wiggins nel ciclismo. Oltre al cinese, mostro sacro del badminton, Lin Dan e il cestista argentino Manu Ginobili che ha già annunciato il ritiro. Dovrà vedersela contro il Dream Team americano, privo di LeBron James e Steph Curry. L’ultimo grande dispiacere per la nazionale di basket americana arrivò proprio dalle mani del play di Bahia Blanca ad Atene 2004. Dodici anni dopo siamo ai saluti. Del resto lo dice anche il claim di questi Giochi: “A new world“, un mondo nuovo. E’ quello che vedremo a Tokyo 2020, dove ci saranno altre e più giovani stelle. Ci si augura anche uno sport più pulito.

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