E’ morto Guglielmo Minervini, grande protagonista della “primavera pugliese” nella stagione di Nichi Vendola al governo della Regione e punto di riferimento per le giovani generazioni della sinistra regionale. Era attualmente capogruppo di Noi a sinistra nel Consiglio regionale della Puglia, ma la sua notorietà è dovuta ai due mandati da assessore, svolti tra il 2005 e il 2015, nelle Giunte del “rivoluzionario gentile”. Aveva 55 anni e dal 2013 lottava contro il cancro. I suoi piani di promozione delle politiche giovanili, su tutti il progetto Bollenti Spiriti, sono stati lodati ed emulati da altre amministrazioni regionali di ogni colore politico.

Il 31 luglio aveva raccontato dal suo seguitissimo profilo Facebook, punto di riferimento quasi giornaliero per i suoi sostenitori, che la sua malattia si era incattivita ancora una volta. “La la vita ti afferra in un’altra prova imprevista, dura ed esigente. L’affrontiamo col piglio di sempre” e con “la voglia di farcela senza mai perdere il senso anche dentro il mistero della malattia”. “Ci risentiamo tra un po’. Sicuro”. Sono le sue ultime parole pubbliche, prima della morte avvenuta nella notte tra l’1 e il 2 agosto. Aveva spesso lodato il lavoro e raccontato i sacrifici dei medici del Policlinico di Bari, denunciando però i problemi causati dall’eccessiva burocrazia e la mancanza di fondi negli ospedali pubblici: “Ho scelto in modo convinto di curare in Puglia la mia malattia e mi sono sentito sempre in buone mani, ma so anche che in tanti ambiti, dagli ospedali, fino alla medicina territoriale, i problemi non mancano”.

Gu, così si faceva chiamare dagli amici, non aveva mai smesso di fare politica nei periodi di degenza, persino nei lunghi mesi in cui era costretto a casa. Nel 2014 si era candidato alle primarie regionali del centrosinistra per contendere a Michele Emiliano la poltrona da governatore, in rotta con il Pd, ma senza abbandonarlo, e critico sulle alleanze stipulate dall’ex sindaco di Bari. Poi, sconfitto, aveva deciso di sostenerlo candidandosi in una lista organizzata da Sel, provocando nuove polemiche e dibattiti, aspri e appassionati proprio perché riguardavano una persona stimata come Gu.

Era diventato uno dei simboli della cosiddetta “Primavera pugliese” grazie al piano “Bollenti spiriti”, ideato da assessore regionale alle Politiche giovanili per promuovere e sostenere la formazione e l’avvio al lavoro dei giovani pugliesi. All’interno del programma rientravano progetti come “Principi attivi” per il finanziamento, a fondo perduto, delle start up; “Ritorno al futuro” per stanziare borse di studio ai pugliesi vogliosi di studiare fuori, ma con l’impegno etico di tornare a lavorare in Puglia; “Laboratori urbani” per il riutilizzo di spazi pubblici abbandonati. Sono solo alcune delle idee sviluppate, e migliorate in seguito da altri ma sempre sostenute, dal Minervini assessore.

Molto prima c’era stata la passione per il volontariato e l’impegno nel fronte della pedagogia, del pacifismo e del cattolicesimo democratico. Giovane insegnate di informatica e ideatore della cooperativa “La Meridiana” a Molfetta, era stato ispirato dalla figura di don Tonino Bello, il vescovo della sua città protagonista del movimento internazionale contro la guerra, a cui era legatissimo. Era stato anche consigliere nazionale di Pax Cristi, l’associazione fondata da don Tonino.

Sempre benvoluto dai suoi concittadini, decise di impegnarsi in politica nel 1994, candidandosi da civico a una delle prime primarie italiane, quelle per il sindaco di Molfetta, in quel breve periodo in cui i partiti tradizionali erano stati travolti da Tangentopoli, lasciando sperare in una nuova fase di cambiamento. Le vinse, contro tutti i potentati locali, e rimase sindaco della sua città fino al 2000.

Poi, coerente alla sua formazione cattolica-democratica, contribuì a fondare il partito pugliese della Margherita, approdando successivamente al Pd. Eletto per la prima volta in Regione nel 2005 con la prima clamorosa vittoria di Nichi Vendola su Raffaele Fitto, entrò subito in Giunta con la delega alla trasparenza, allo sport e alle politiche giovanili. Nel 2010 invece venne spostato all’assessorato ai Trasporti. Nel 2013 provò a lanciare un suo laboratorio politico, “Open“, “una rete di persone e progetti che vogliono assumersi la responsabilità politica e sociale di rappresentare la continuità nel cambiamento”. Nel 2015 l’ultima polemica rielezione con Emiliano governatore. E, nel corso di tutti questi anni, un costante e instancabile impegno per cercare di mobilitare i cittadini alla politica “generativa“, mezzo e mai fine, laboratorio di buone pratiche di comunità.

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