Dati “incoraggianti, ma bisogna aspettare, vedere altri studi e comunque capire quanto durerà nel tempo l’effetto del farmaco”. Silvio Garattini, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, commenta all’Adnkronos così la notizia che arriva dal Canada su un farmaco che sembra rallentare in modo significativo la progressione della malattia, frenare il declino mentale e l’indebolimento della memoria.

La sperimentazione in fase avanzata sul farmaco Lmtx promette speranze per i malati di Alzheimer, malattia che colpisce circa 600mila persone solo in Italia e destinate a raddoppiare nei prossimi 20 anni. I risultati sono stati presentati a Toronto, alla Conferenza Internazionale dell’Associazione Alzheimer, che li ha accolti con entusiasmo, ma non manca chi frena ricordando che gli effetti positivi sono stati riscontrati solo nel 15% dei pazienti, ovvero coloro che non erano sottoposti anche ad altre terapie. “La vittoria contro questa malattia non è dietro l’angolo, ma cominciano ad arrivare risultati significativi”, commenta Paolo Maria Rossini, Direttore dell’Istituto di Neurologia Università Cattolica Policlinico Gemelli, che però mette in guardia, “questo come altri farmaci che stanno terminando la sperimentazione saranno molto costosi e comunque inefficaci per i malati in fase avanzata”.

Per testare in fase III il farmaco Lmtx, che agisce sui grovigli anomali di proteina Tau che si espandono nel cervello delle persone con Alzheimer, i ricercatori hanno coinvolto 891 persone che avevano avuto sintomi lievi o moderati della malattia. Alcuni hanno assunto il farmaco da solo, altri in combinazione con trattamenti che stavano già assumendo, e il resto ricevuto un placebo. Dopo 15 mesi, i test di abilità mentale hanno rivelato che in coloro che assumevano il farmaco da solo (circa il 15% del campione) sia le abilità cognitive che quelle di svolgere i compiti quotidiani, come vestirsi e nutrirsi, si erano deteriorate ‘in modo significativamente più lentò rispetto a quelli trattati con placebo.

“Il farmaco ha rallentato la progressione della malattia di circa l’80 per cento”, spiega Claude Wischik dell’Università di Aberdeen e co-fondatore dell’azienda TauRx Pharmaceuticals, che ha sviluppato Lmtx. Risonanze magnetiche hanno inoltre rivelato che l’atrofia cerebrale nei pazienti trattati solo con Lmtx era ridotta tra il 33 e il 38 per cento, rispetto a quelli trattati con placebo. Nessun effetto però nei pazienti (l’85%) che lo assumevano insieme ad altri farmaci. “I risultati – sottolinea Rossini – non sono ancora stati pubblicati su nessuna rivista scientifica, quindi sono difficili da valutare”.

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