Per ora è solo un progetto di legge presentato dalla maggioranza (Pd e Sel) e per l’entrata in vigore occorrerà attendere almeno fino all’1 gennaio 2017. Per quella data anche la Regione Emilia-Romagna avrà il suo “reddito minimo” per le persone in difficoltà economica: si stima che circa 90 mila cittadini (il 2-3% della popolazione) potrebbero ricevere fino a 400 euro al mese per ogni nucleo familiare dalle casse pubbliche, se si troveranno senza lavoro e al verde.

L’erogazione del contributo sarà tuttavia vincolata a percorsi di inclusione sociale e lavorativa: in pratica chi lo riceverà dovrà darsi da fare e dimostrare di volersi trovare un’occupazione. A fare richiesta potranno essere i nuclei familiari con un Isee inferiore ai 3 mila euro che già non ricevano altri contributi come il sussidio per la disoccupazione o il Naspi. Non ci sarà inoltre un limite temporale: dopo i primi 12 mesi ci sarà uno stacco di sei mesi e poi si potrà nuovamente avere il contributo. Il tutto a patto di dimostrare che si sta cercando attivamente un lavoro.

Il nuovo reddito regionale di solidarietà, presentato dai capigruppo di Pd e Sel, Stefano Caliandro e Igor Taruffi, si andrà a integrare con il Sia, il Sostegno inclusivo attivo rilanciato appena una settimana fa dal governo di Matteo Renzi dopo una lunga sperimentazione in alcune grandi città. In sostanza i 35 milioni all’anno previsti dal fondo Sia per l’Emilia Romagna saranno integrati da altri 35 milioni messi in campo dalla Regione. In questo modo la platea dei potenziali fruitori si allargherà non solo a famiglie con minorenni e disabili (come prevede il Sia), ma anche a tutti coloro, anche single, che dimostreranno di avere necessità economiche.

“Si tratta di una misura universale – ha detto Taruffi – che si rivolge a tutti coloro che ne hanno bisogno, con qualsiasi tipo di situazione familiare e per il tempo necessario al reinserimento sociale e lavorativo”. “È una forma di sostegno economico legato a progetti di attivazione sociale e lontano quindi da una mera logica assistenziale”, gli ha fatto eco Caliandro.

Non è ancora stato deciso come funzionerà l’erogazione. I beneficiari potrebbero avere una sorta di bancomat a ricarica bimestrale. E l’ingresso e la permanenza delle persone dovrà essere gestito dai servizi sociali dei comuni in collaborazione con l’Agenzia regionale per il lavoro che dovrà aiutare le persone a reinserirsi nel nel mondo lavorativo.

Cauto per ora il commento dell’opposizione in consiglio regionale, che attende di vedere il disegno di legge che arriverà in aula nelle prossime settimane. “Noi pensiamo che un vero reddito di cittadinanza, così come siamo abituati a chiamarlo, non possa e non debba limitarsi a un semplice incentivo dei consumi attraverso l’utilizzo di un bancomat”, ha spiegato Giulia Gibertoni, consigliera regionale del Movimento 5 stelle. “Per quel che riguarda l’ammontare e le cifre del sostegno economico annunciato dalla maggioranza vogliamo capire bene come verranno individuate e ripartite e se di tratta di un sussidio che consente una reale autonomia almeno temporanea in attesa del riavvio al lavoro”. Già altre regioni hanno attivato da alcuni mesi dei redditi di solidarietà: il Lazio, la Lombardia, la Basilicata e la Puglia, il Molise, il Friuli Venezia Giulia e le province autonome di Trento e Bolzano.

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