di Riccardo Pizzorno per @SpazioEconomia

Più di un miliardo di persone viaggia ogni anno nel mondo per turismo (più 4,4% nel 2015 rispetto al 2014, pari a 50 milioni di visitatori in più). E l’Italia, con 81,5 milioni di arrivi, è una delle destinazioni preferite. Non altrettanto successo ha il nostro Paese in termini di ricavi. “Un turista che arriva nel nostro Paese spende mediamente meno di quanto non faccia in Francia e Spagna. Il nostro obiettivo è far crescere questa cifra”, ha detto Fabio Maria Lazzerini, consigliere dell’Enit.

Più dell’80% dei visitatori provengono da Europa e Stati Uniti. Ma sono i paesi asiatici ad avere le maggiori potenzialità, secondo Lazzerini. “E il mercato cinese è interessato allo shopping, non alle spiagge e al mare”. Se l’Italia è al quinto posto fra le mete turistiche mondiali (dopo Francia, Usa, Spagna e Cina), la classifica degli introiti ci vede al settimo posto con 37 miliardi di euro all’anno (più 4,5% nel 2015 rispetto al 2014).

Il clima intercontinentale di questi giorni non aiuta, spiega il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca, specie per il turismo Usa, che privilegia le nostre città d’arte: qui tra maggio e giugno stiamo registrando un calo tra l’8 e il 10% rispetto all’anno scorso, che comunque è stato ‘drogato’ dall’effetto Expo.

Gli italiani invece tenderanno a restare di più a casa, preferendola a Turchia (dove il crollo, già prima del golpe, era del 35%), Grecia o Egitto: in Puglia e in Sicilia è già tutto esaurito e si pensa che la tendenza salirà a luglio-agosto.

Le stime infatti ci dicono che dei 35 milioni di italiani che hanno scelto di andare in vacanza solo il 27% si recherà per qualche giorno in un Paese europeo e il 9% negli altri continenti, soprattutto negli Usa e in Asia.

Cresce quindi la richiesta di pacchetti per l’Italia. Emirati arabi e Olanda, ma anche Germania e Austria sono i paesi in cui il prodotto Italia si vendono meglio le vacanze del 2016.

I dati forniti dall’Ente nazionale del turismo fanno registrare per l’estate in corso un trend in crescita nel settore dell’incoming: la ricerca che ha coinvolto più di centocinquanta tour operator presenta un quadro incoraggiante per quanto riguarda le prenotazioni nella penisola italiana. La maggioranza degli operatori intervistati, il 68%, ha dichiarato di aver rilevato un aumento nelle vendite dei pacchetti con destinazione Italia, il 19% ritiene che i numeri siano rimasti pressoché invariati rispetto agli anni scorsi, mentre il 13% ha notato una leggera diminuzione; sono soprattutto gli Europei a scegliere il nostro Paese per le prossime vacanze, ma anche i turisti provenienti dalle Americhe e dall’Australia.

Secondo Federturismo le mete preferite sia dagli italiani che dagli stranieri saranno quelle balneari per 6 italiani su 10 (Puglia, Emilia Romagna, Sicilia, Toscana) seguite dalla montagna con più del 20%. Anche le città d’arte continueranno ad attrarre molti visitatori mentre la ricerca di alternative meno affollate porta al raddoppio delle presenze in campagna che è scelta dal 9% dei vacanzieri.

Se la questione della sicurezza è uno dei fattori che quest’anno influenza la destinazione della vacanza, il cibo, insieme alla storia e alla cultura nostrane, è diventato il vero punto di forza delle attrazioni italiane. Più di sei stranieri su dieci (62%) durante le vacanze nel territorio nazionale fanno shopping di cibo che batte nettamente negli acquisti i tradizionali souvenir (50%), l’abbigliamento (48%) e l’artigianato (25%).

L’analisi dei dati di afflusso, ci rivela che la crescita di turisti stranieri in Italia potrebbe essere ancora più solida se l’offerta digitale, su cui ormai si fondano le scelte della maggior parte dei visitatori, fosse sviluppata allo stesso livello di quelle dei leader europei Francia, Spagna e Gran Bretagna.

Infatti, il Paese che si fregia del più alto numero di siti Unesco al mondo (ben 51, di cui 47 storico-artistici, 4 naturali) potrebbe e dovrebbe fare di più per migliorare le presenze, con l’esca di Internet. “La ricerca della meta turistica avviene prevalentemente online, si legge nel rapporto sull’e-tourism 2016 di Bem Research, utilizzando Google, o i social dedicati, in primis Facebook e TripAdvisor“.

Lo studio ha cercato di misurare la “performance online” dei principali siti storico-artistici pubblici italiani, mettendo insieme una quantità di indicatori scoprendo che anche quelli più efficienti come Cenacolo Vinciano, Forte di Bard, Museo del Castello di Miramare, Museo Egizio di Torino, raggiungono numeri indice tra 70 e 100, contro il 162 del Prado di Madrid, 157 della Tour Eiffel, 139 della Torre di Londra. La media dei siti italiani, campionati, addirittura, è di 62.

turismo

Nel confronto internazionale il gap italiano sull’online appare evidente e la sua riduzione potrebbe portare i musei e i siti archeologici italiani, che nel 2015 hanno avuto quasi 43 milioni di visitatori, a incrementare le visite fino anche a 2 milioni di unità con una maggiore digitalizzazione e i relativi introiti.

Un elemento importante delle riforme future che potrebbe giovare al turismo riguarda la prossima modifica costituzionale, che sarà sottoposta a referendum in autunno. La riforma prevede, tra le altre cose, il ritorno nelle mani dello Stato di alcune competenze oggi esclusive delle Regioni tra cui le disposizioni generali su attività culturali e turismo. Si spera tra gli operatori, che il mancato coordinamento tra le Regioni nella gestione dei flussi turistici possa venir risolto lasciando posto a strategie di promozione non solo locali ma nazionali, permettendo di promuovere percorsi di viaggio tra le varie attrazioni, per portare gli stranieri anche nei luoghi meno conosciuti.

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