L’analisi tecnica del dopo gara di Budapest sarebbe la solita relazione su dei livelli prestazionali che, ormai, vedono in ogni pista e in qualunque condizione le Mercedes primeggiare, e Ferrari e Red Bull ormai battagliare per quella seconda piazza sempre più a rischio per la squadra di Maranello.

Forse, però, quello che va analizzato di quest’ultima gara disputata, è l’assenza quasi totale di sorpassi in pista. A eccezione dei sorpassi compiuti nelle prime curve subito dopo la partenza o di quelli compiuti da Raikkonen impegnato a risalire dalla 13° posizione, ormai di sorpassi in pista praticamente non se ne sono visti.

Sì certamente, la pista ungherese non aiuta, ed è sempre stata ostica. Ma in passato seppur con molte difficoltà si son visti sorpassi anche spettacolari se non forse, alcuni, i più belli mai visti. Piquet su Senna nel 1986, Mansell su Senna nel 1989 ma poi negli anni sempre meno, e non solo su questa pista, fino ad arrivare all’impossibilità di sorpassi anche quando le differenze prestazionali sembrano evidenti.

In gara, ad esempio, Raikkonen con la sua SF16-H nel finale di gara era molto più veloce di Verstappen, grazie anche a delle coperture più fresche e più performanti. Guadagnava oltre un secondo al giro sull’olandese quando, arrivato nella sua scia, la sua maggior velocità sembrava quasi del tutto svanita. Perché?

Tutto da imputare a queste vetture aerodinamicamente sempre più complesse. Il minimo disturbo aerodinamico crea problemi di guidabilità. Il restringimento della larghezza della vettura come quello delle gomme ha limitato la tenuta di strada. Prima ancora esistevano le mini gomme e l’effetto suolo rendeva addirittura superflue le appendici aerodinamiche.

Proprio per tutto questo che abbiamo detto, nel 2017 si è deciso di rivedere le attuali monoposto e permettere un allargamento sia della vettura che delle gomme ed il conseguente ampliamento e rivisitazione delle ali, sia all’anteriore che al posteriore. Ma siamo sicuri che tutto questo funzionerà?

Molti credono che questi interventi miglioreranno, sì, la tenuta di strada ma accorceranno sensibilmente anche gli spazi di frenata rendono per questo ancor più difficile il sorpasso in staccata. Difficile da dire allo stato attuale, anche, se credo ancora fermamente che l’introduzione, in modo limitato, di una quota di effetto suolo sarebbe la soluzione a tutti questi problemi.

Queste vetture, infatti, non riescono a generare il carico necessario durante la percorrenza di curva a causa della scia che toglie aria alle ali limitandogli così la possibilità di generare carico aerodinamico. “L’effetto suolo” invece non risentirebbe delle scie e garantirebbe, anche in curva, il carico necessario e la tenuta di strada alla monoposto. Sarebbe qualcosa che farebbe però sollevare grida allarmistiche, come se “l’effetto suolo” fosse qualcosa di assolutamente pericoloso e da evitare come la peste. In questo momento poi, con un procedimento giudiziario mosso dalla famiglia Bianchi nei confronti di Federazione è praticamente impossibile pensarlo.

Certo è, che se si continua però, nel nome della sicurezza assoluta, a limitare tutto, dalle partenze su pista bagnata alle comunicazioni via radio, dal divieto d’intervento sulle vetture in parco chiuso, alle investigazioni e penalizzazioni per quelli che definirei “futili” motivi, questa Formula 1 rischia di scomparire e lasciare agli appassionati solo il ricordo di quello sport spettacolare che fu. D’altronde il rischio c’è e deve esserci in questo sport, bisogna soltanto capire fino a che punto questo è accettabile. E’ utopistico credere di annullare ogni rischio, così facendo si annulla solo la Formula 1.

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