La sveglia suona sempre presto, alle 6: dopo la prima mungitura, il latte viene portato nel caseificio aziendale e lavorato. Poi tocca far pascolare le capre, ripulire la stalla e sistemare i formaggi. Alle 17 c’è la seconda mungitura e il pascolo guidato, per pulire i margini dei prati e dei sentieri. Luisella Rosso, 27 anni, piemontese, gestisce da quasi 7 anni insieme a sua sorella Claudia un allevamento biologico di capre da latte. L’azienda, tutta al femminile, si chiama La capra canta. “Volevamo creare un’attività che ci desse lavoro, e che ci permettesse di non abbandonare il nostro territorio”, raccontano.

Tutto è nato nel 2009, quando Luisella e Claudia hanno preso in gestione la vecchia azienda di famiglia, che da generazioni si occupava di allevamento di bovini piemontesi. La scelta, stavolta, ricade sulle capre, “più facilmente gestibili da un’impresa prettamente femminile”, sorridono. Il terreno, di dieci ettari, si trova tra pascoli, boschi misti di castagni, betulle e frassini, nel comune di Bibiana, un paesino di 3.400 abitanti all’imbocco della Val Pellice, in provincia di Torino.

“Volevamo creare un’attività che ci desse lavoro, e che ci permettesse di non abbandonare il nostro territorio”

Luisella, laureata in Scienze Forestali e Ambientali, ha scelto fin da subito il suo futuro: “Il percorso di studi mi ha fatto capire in che direzione volevo andare, e – soprattutto – che era importante creare un allevamento diverso dalle solite colture intensive”. Nel 2008 acquista 20 capre femmine e un maschio della razza Camosciata delle Alpi, appena svezzati. Dal 2011 è entrata in azienda anche la sorella Claudia, come coadiuvante, dopo aver lasciato il lavoro come informatica.

Per partire con la nuova avventura Luisella e Claudia hanno “cambiato modo di pensare”. L’idea di allevamento, infatti, si basa proprio sul benessere degli animali, sulla loro possibilità di muoversi e di vivere all’aria aperta, mangiando essenze vegetali fresche e non solo e sempre fieno. “Crediamo che non sia giusto spingere i nostri animali a produrre troppo, perché questo significa poi accorciargli la vita”, spiega Luisella. In effetti, le capre vivono in una stalla di nuova costruzione, affiancata da un paddock per il ricovero e una serie di recinti mobili per spostarsi da una zona all’altra, assicurando un foraggio sempre fresco e salutare.

“Crediamo che non sia giusto spingere i nostri animali a produrre troppo, perché questo significa poi accorciargli la vita”

Tutto il latte prodotto dalle capre viene trasformato nel caseificio, e diventa formaggio, yogurt e ricotta. La produzione va da marzo a novembre: a febbraio si concentrano le nascite dei capretti, con Luisella e Claudia che seguono personalmente i parti “per evitare complicazioni”. Tra dicembre e marzo, invece, la vendita è sospesa. La pausa è dovuta al rispetto degli animali: “Negli ultimi due mesi di gestazione le capre non producono latte. Dopo il parto, poi, il latte è destinato all’alimentazione del capretto”.

Difficoltà? “Siamo nate e cresciute in un’azienda agricola, quindi sapevamo a cosa andavamo incontro”, spiega Luisella. La vita dell’allevatore, comunque, è fatta di molte rinunce: “Devi esserci sempre, tutti i giorni, che sia Natale o Ferragosto”. Nel 2010 l’azienda è riuscita ad ottenere i fondi PSR (Piano Sviluppo Rurale) della Comunità Europea. “Non è stato difficile accedervi: siamo riusciti a scrivere un progetto piuttosto ambizioso, che includeva la stalla e il caseificio nuovi, e abbiamo raggiunto un punteggio alto”, spiegano. I tempi, comunque, non hanno aiutato: dalla presentazione delle domande sono passati quasi due anni prima di conoscere l’esito, e questo ha comportato un ritardo nell’inizio dei lavori.

“La vita dell’allevatore è fatta di molte rinunce: devi esserci sempre, tutti i giorni. Anche Natale o Ferragosto”

Per il momento l’azienda tutta al femminile di Luisella e Claudia riesce a mantenersi, rientrando nelle spese dopo il grosso investimento iniziale. Ad oggi si contano 76 capre adulte e 3 maschi. I prodotti sono venduti direttamente in alcuni agriturismi e negozi delle province vicine, ma le due sorelle allevatrici partecipano attivamente anche ai mercatini rionali della zona, da quello settimanale di Bibiana a quello biologico di Torino. “Lavoriamo molto con i clienti fissi che ogni settimana tornano a comprare i nostri formaggi nei mercati. È fondamentale, in questi casi, raccontare la storia del nostro lavoro e la dedizione per la preparazione dei prodotti. Insomma, ci mettiamo la faccia, e questo fa la differenza”.

Il futuro? Mantenere l’attività e concentrarsi sui locali per ospitare le persone che vogliono imparare o vedere il mondo dell’allevamento. Il rapporto con l’Italia per Luisella e Claudia è speciale. “Siamo molto legate alla nostra terra, perché ci permette di vivere, e perché crediamo che i prodotti artigianali locali siano il biglietto da visita di un territorio. Spetta a noi – concludono – il dovere di preservarli e promuoverli”.

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