Il cordoglio, il raccoglimento, per chi ci crede la preghiera. Ma anche i fischi e i buu contro i politici, in particolare contro il governo e il primo ministro, Manuel Valls. I cittadini di Nizza e i turisti ricordano le 84 vittime dell’attentato della Promenade des Anglais. Sono in oltre 40mila: tutti zitti nel minuto di silenzio, tutti a cantare la Marsigliese, come una voce sola, e Nizza la bella, l’inno della Costa Azzurra. Lunghi applausi alla polizia e ai vigili del fuoco. Ma poco prima parte dei francesi presenti esplode in una protesta rumorosa che dura a lungo sia al passaggio delle autorità sia mentre il premier Manuel Valls, il bersaglio più grosso, depone una corona di fiori al Monument du Centenaire. “Cambia lavoro – urlano ripetutamente al primo ministro – Cambia lavoro”. “Dimissioni” grida qualcun altro, “Assassini” rincara qualcun altro. Fischi “indegni” li definisce poche ore dopo Valls. “È stata la reazione di una minoranza – ha detto il primo ministro a Nice Matin – mentre la maggioranza della folla era lì per commemorare le vittime”.

Almeno in questo l’aria sembra cambiata, il Paese unito sempre e comunque sta facendo capire alle istituzioni che è allo stremo dopo gli ultimi 20 mesi di stragi, gli oltre 230 morti nel Paese tra l’attacco a Charlie Hebdo, gli attentati a Saint-Denis e Bataclan e la mattanza della Promenade di Nizza nella quale – i numeri sono i più recenti – sono morte 84 persone, altre 74 sono ancora ricoverate in ospedale e 19 di queste sono ancora in pericolo di vita.

L’atmosfera è cambiata e già si capiva dall’atteggiamento delle opposizioni che hanno attaccato già all’indomani della tragedia di Nizza il presidente della Repubblica François Hollande e il governo, chiedendo in particolare le dimissioni del ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve. Protagonista della polemica non era stata solo la leader del Front National Marine Le Pen, ma anche Alain Juppé, ex premier, favorito alle primarie presidenziali dei Républicains, il nuovo partito di centrodestra guidato da Nicolas Sarkozy. Le elezioni per l’Eliseo, d’altra parte, saranno tra pochi mesi, nella primavera del 2017. 

Valls però dice di capire la disperazione dei familiari. “La rabbia dei francesi, la paura, la disperazione, spetta a me, a noi, di addossarcela sulle spalle” dice in un’intervista esclusiva a Nice Matin. A Nizza “sono morti dei bimbi, intere famiglie sono state strappate dalla barbarie. Il mio posto era tra i cittadini di Nizza, ma serve dignità”. “Questo – ha puntualizzato – vale, prima di tutto, per i politici, ma anche per tutti i cittadini. I fischi, gli insulti, sono indegni per una cerimonia di cordoglio e omaggio alle vittime”. Quello a cui si è assistito è “l’atteggiamento poco spontaneo di una minoranza, l’immensa maggioranza della folla era lì per raccogliersi. Ma quando si incendiano i militanti, i simpatizzanti, non bisogna stupirsi di raccogliere odio e divisione. Quest’immagine non è quella di Nizza e tanto meno della Francia”.

Il premier, intervistato da Bfm-tv, ha poi ribadito alcuni concetti già espressi nei giorni scorsi: “Siamo in guerra, certo una guerra non convenzionale ma pur sempre una guerra” e ci potrebbero “essere delle repliche … ci saranno altre vittime innocenti” invitando il paese a “non spaccarsi”, a “non dividersi”, perché è proprio quello che cercano i terroristi. Il capo del governo, che dice di essere certo che la Francia “vincerà su Isis”, ha anche confermato che un attentato “particolarmente sanguinario” è stato sventato “subito prima” dell’Euro 2016.

Ieri sera, in diretta tv, era stato l’ex presidente Nicolas Sarkozy, leader dei Républicains, a criticare l’inadeguatezza del governo rispetto alla piaga jihadista. Secondo il suo compagno di partito, Philippe Tabarot, vicepresidente del partito nella regione, malgrado una “forte tensione”, le grida e i fischi contro Valls non erano del tutto spontanei ma orchestrati. “Non mi è affatto piaciuto. E’ l’ultima giornata di lutto nazionale, bisogna mantenere la decenza”: per lui, durante la cerimonia, “c’era un piccolo gruppo di militanti del Front National“.

Bombardamenti della Francia sulle postazioni Isis
Le risposte delle istituzioni francesi per il momento sono due. Da una parte c’è il ministro Cazeneuve che tratta con maggiore prudenza il caso di Mohamed Lahouaiej-Bouhlel, il franco-tunisino che ha falciato la folla che il 14 luglio stava festeggiando il giorno della Presa della Bastiglia sul lungomare nizzardo. Per il ministro i legami tra l’attentatore e l’Isis “non sono stabiliti con certezza”, anche se il “modus operandi prende completamente in prestito ciò che dice il messaggio Daesh”. Dall’altra parte, però, la cautela del governo non impedisce a Parigi di far partire nuovi raid dell’Aeronautica militare contro le postazioni dell’Isis: nella notte sono state colpite le aree in Siria e in Iraq. Rivolgendosi alla nazione dopo il massacro del 14 luglio, il presidente, François Hollande, evocò l’intensificazione della lotta contro il Califfato.

Rifiuti “dedicati” in memoria dell’attentatore
Sulla Promenade di Nizza intanto continuano ad arrivare omaggi di residenti e cittadini: mazzi di fiori, catene, peluches, biglietti per coprire le macchie di sangue delle vittime. Nel luogo in cui è stato ucciso Lahouaiej Bouhlel, autore della strage, un cumulo di sassi e spazzatura. Nel punto dove il furgone è stato bloccato e l’attentatore è stato ucciso, qualcuno ha costruito un cumulo di detriti e spazzatura in senso di sfregio. “Crepa all’inferno” si legge su un biglietto lasciato in mezzo alle pietre.

“Il killer radicalizzato in due settimane”
E resta quasi un mistero la radicalizzazione “improvvisa” di Lahouaiej Bouhlel. Il fratello continua a dire che “Mohamed non faceva parte di nessun gruppo. Non pregava, non faceva il Ramadan. Le foto che vedete sui social network non sono di mio fratello”. “Ci ha chiamato – ha sottolineato il fratello dell’attentatore – per dirci che stava tornando due giorni prima in occasione della circoncisione del figlio”. Il padre, Mohamed Mondher Lahouaiej Bouhlel, ha confermato che dal 2002 al 2004 il figlio, che all’epoca aveva 18-19 anni, “ha avuto problemi che gli hanno causato un esaurimento nervoso: si arrabbiava, gridava, spaccava tutto”. Lo zio ha detto solo che il nipote era stato “radicalizzato” da circa “due settimane” da un reclutatore algerino membro dello Stato islamico a Nizza. Le autorità francesi per il momento non confermano. Il procuratore di Parigi François Molins ha solo ribadito che l’attacco è stato preparato e premeditato.

“Non capiva perché l’Isis non poteva avere un territorio”
Le testimonianze raccolte nell’entourage dell’attentatore di Nizza parlano di “un individuo molto lontano dalle considerazioni religiose”, ma “l’esame del suo computer mostra un interesse certo e recente per i movimenti jihadisti radicali“. Se nulla permette di accertare che il terrorista di Nizza giurò fedeltà all’Isis dall’analisi del suo computer emerge “un interesse sicuro e recente” per il radicalismo islamico. A un amico disse “che non capiva perché l’Isis non potesse avere diritto a un territorio“, ha continuato Molins, aggiungendo che Bouhlel ha consultato, tra l’altro, “video violenti”, tra cui “decapitazioni”, “cadaveri dello Stato islamico”, “canti” dell’organizzazione terroristica, “surate del corano”. Sul motore di ricerca ha inserito diverse volte le chiavi di ricerca “orribile incidente mortale”, “terribile incidente mortale”, “video sconsigliato per le immagini cruente”. Nel suo cellulare è stato anche trovato un vecchio articolo di Nice Matin che parlava di un automobilista che si schiantò con la sua auto contro i tavolini di un bar. Cercò anche di informarsi sulle festività organizzate sui fuochi d’artificio e le festività sulla Promenade des Anglais. L’attentatore di Nizza – ha aggiunto Molins – non era un fedele praticante, consumava maiale e alcol e aveva “una vita sessuale senza freni“. Di recente, secondo la testimonianza di un amico, si fece però crescere la barba attribuendole un “senso religioso”.

I ministri Ue riuniti: “Unire le forze”
In giornata a Bruxelles si sono incontrati i ministri degli Esteri dell’Unione Europea, una riunione che arriverà dopo il vertice tra il ministro francese Jean Marc Ayrault e il segretario di Stato americano John Kerry. Ayrault ha sottolineato che “in settimana avrà luogo a Washington la riunione della coalizione anti-Isis” per “continuare questa battaglia, più che mai, e riunire le nostre forze“. Gli effetti della strage di Nizza sull’Europa sono anche nelle parole del governo ceco che con il ministro delle Finanze chiede la chiusura dello spazio Schengen, controlli più rigidi in Europa, per un esercito comune e per la Nato intesa come un “patto di attacco”.

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