Comunque vada a finire, Urbano Cairo è il vincitore morale, prima ancora che materiale, della partita per la conquista del Corriere della Sera. Il patron del Torino era partito con in tasca appena il 4,6% del capitale di Rcs e la sua offerta per l’editrice ha raccolto adesioni pari al 44,2% della società che l’hanno portato ad avere in mano complessivamente il 48,8%, 254,786 milioni di azioni. L’operazione degli ex salotti buoni di via Solferino capitanati da Andrea Bonomi in nome di Mediobanca, UnipolSai, Pirelli e Della Valle, partita in vantaggio con un 24,7%, è piaciuta solo al 13% degli azionisti dell’editrice (anzi un po meno, visto che ha comprato qualche titolo sul mercato) e si è fermata al 37,7 per cento.

Ago della bilancia è stata ancora una volta la famiglia Rotelli. Già nel 2013 il re della sanità lombarda con il suo voto favorevole era stato cruciale per il via alla ricapitalizzazione di Rcs che evitò il capolinea dell’editrice ma portò Fiat in testa all’azionariato. A tre anni di distanza i suoi eredi hanno deciso salomonicamente di dividere “il bambino” in parti uguali cedendo a ciascuna offerta meta’ del loro 3% di Rcs. Il legame con lo sponsor di Cairo, la Intesa Sanpaolo del nume tutelare del Corriere, Giovanni Bazoli, anche lui e ancora una volta vincitore morale della partita contro Mediobanca, è del resto molto forte per i Rotelli. Ma anche i salotti che non ne vogliono proprio sapere di tramontare hanno evidentemente il loro fascino

Il diavolo sta però nei dettagli. Se infatti Cairo ha avuto il risultato migliore sia in termini di crescita che assoluti, anche Bonomi e soci hanno abbondantemente superato la soglia di validità dell’offerta i cui dati saranno ufficializzati da Consob entro giovedì 21. Ma già cosi è chiaro che nel pollaio ci sarebbero troppi galli se nessuno si fa da parte o non si trova un accordo. Un aiuto a sbloccare la situazione arriva del regolamento che prevede che gli azionisti possano trasferire al vincitore le azioni che erano già state date a chi ha perso. La finestra si aprirà dal 22 al 28 luglio. Cruciale, quindi, per chi ha sostenuto Bonomi, sapere se la cordata perdente o meno vincente, potrà tenere per se le azioni che non migreranno verso Cairo o le dovrà restituire ai precedenti proprietari. E ora lo faranno fino in fondo o le regole verranno chiarite prima? Gli esiti in un caso o nell’altro sarebbero del tutto opposti: è chiaro infatti che chi vuole vendere senza rischiare di rimanere col cerino in mano si accontenterà della parte in contanti offerta da Cairo. Ma se avesse la certezza di incassare più contante e subito farebbe lo stesso?

La questione non è peregrina, perché l’aspirante venditore rischia di ritrovarsi col cerino in mano. E non è affatto chiara come ben sanno in Consob dove la Commissione di Giuseppe Vegas, storicamente vicino a Mediobanca, non ha ancora chiarito le regole alla fine del primo e più importante round del match. I cui partecipanti hanno quindi in parte giocato al buio.

Il tempismo, insomma, è tutto. E finora quello della Consob non ha giocato molto a favore della trasparenza. Alimentando il rischio di strascichi legali ingombranti specie per una società in affanno come Rcs. Alla faccia del mercato a tutela del quale basterebbero un accordo o un passo indietro come lasciano ben sperare le parole di Bonomi che fa i suoi “i miei migliori auguri” a Cairo. E poi aggiunge: “E’ tempo ora di pensare al bene dell’azienda che sono certo, con il supporto di tutti i suoi azionisti, saprà raggiungere buoni risultati”.

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