Il gup di Brescia accoglie le richieste del pm Isabella Samek Lodovici e, al termine del processo con rito abbreviato, condanna all’ergastolo Claudio Giardiello, l’imprenditore che uccise tre persone e ne ferì altre due al Tribunale di Milano il 9 aprile 2015. Proprio questa mattina l’uomo aveva reso dichiarazioni spontanee e sostenuto che già tre mesi prima del 9 aprile aveva deciso di sparare dentro il Tribunale di Milano. Un vero colpo di scena nel processo a carico dell’immobiliarista di 57 anni che un anno e mezzo fa, a Milano, freddò tre persone con una pistola: l’avvocato Lorenzo Claris Appiani, il magistrato Fernando Ciampi e il suo coimputato, in un processo per bancarotta, Giorgio Erba. Una versione, quella consegnata da Giardiello al giudice che ha cambiato le carte in tavola, aggravando la sua posizione indicando l’elemento della premeditazione del gesto, negata dalla sua difesa durante le arringhe.

Non solo. La confessione scagiona uno dei vigilantes all’interno del Tribunale accusato di concorso in omicidio perché al varco di via San Barnaba non si sarebbe accorto che Giardiello stava entrando con una pistola Beretta. Con le nuove affermazioni di Giardiello il processo, di fatto, si ribalta. “Sono passato regolarmente dal metal detector – aveva messo a verbale Giardiello – mentre la borsa nella quale custodivo la pistola l’ho fatta passare dal Fep, lo strumento preposto al controllo degli effetti personali. Ho pensato che se avessero individuato l’arma, avrei detto che volevo suicidarmi in tribunale e avrei spiegato il perché di quella intenzione”. Adesso, dunque, emerge un’altra verità: Giardiello aveva già deciso tre mesi prima di aprire il fuoco dentro il Tribunale di Milano e uccidere.

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