E’ mai possibile che nell’Italia del terzo millennio si muoia ancora viaggiando in treno? Purtroppo sì, come dimostrato dall’atroce tragedia ferroviaria pugliese nella quale hanno trovato la morte 27 persone dopo lo scontro fra due treni che viaggiavano su un’unica rotaiaRenzi, di fronte a tale tragedia, ha detto che vanno accertate le responsabilità, facendo probabilmente riferimento a quelle dei capistazione e altri eventuali soggetti il cui “errore umano” avrebbe causato la sciagura.

Ben altri errori umani tuttavia dovrebbero essere ravvisati qualora si alzi un attimo lo sguardo e si guardi allo stato pietoso della rete ferroviaria specie nel meridione del Paese. Il punto centrale è, perché continuano a dedicarsi risorse eccessive a linee inutili come il Tav, mentre si continuano criminalmente a trascurare le linee passeggeri dove si ostinano a circolare i nostri concittadini? I risultati di questa politica – che non è sbagliato definire criminale – sono sotto gli occhi di tutti. Ventisette corpi straziati.

Il motivo fondamentale della sciagura sta in una politica complessivamente insensibile di fronte alle esigenze dei cittadini. Voglio condividere a tale proposito talune interessanti riflessioni formulate da Contropiano, secondo cui seppure un sistema di trasporto assolutamente sicuro non esisterà  mai, “quel  che abbiamo davanti è però un sistema insicuro per serissimi difetti di progettazione strategica, causati dalla volontà di risparmiare su alcuni costi (personale, tecnologie, ecc) e abituato a scaricare sull’ultimo anello della catena la responsabilità dell’errore. È come aprire al traffico un ponte fatto male, con pessimi materiali, che degrada col passare del tempo e dell’uso, e scaricare la responsabilità del crollo sull’ultimo veicolo transitato”.

Contropiano mette sotto accusa la ristrutturazione radicale subita dalle ferrovie italiane che hanno focalizzato l’interesse aziendale sull’Alta Velocità, “ritenuto il segmento più redditizio (poche tratte, prezzi medio-alti per una clientela dello stesso tipo) e comunque quello dal moltiplicatore di sistema più alto (a cominciare dagli interessi dei costruttori di grandi opere). Tutto il resto – linee “normali” e soprattutto il trasporto pendolari – è stato derubricato a servizio che non copre i costi. Quindi da ridurre, preferibilmente eliminare, eventualmente privatizzare”.

Altri tasti dolenti la diminuzione dell’0ccupazione, per effetto della quale i ferrovieri sono calati da 220.000 a poco più di 70.000, e soprattutto sono stati tagliati i macchinisti e l’elevazione dell’età pensionabile portata a 67 anni dall’ineffabile Fornero, nonostante si tratti di lavori molto usuranti e nocivi.  Last but not least, i sistemi di sicurezza “all’avanguardia per quanto riguarda l’Alta Velocità, preistorici sulle tratte locali”. Si veda a tale ultimo proposito la testimonianza della ricercatrice del Cnr sul sistema obsoleto del “blocco telefonico” che avrebbe in buona misura contribuito al verificarsi della tragedia.

In conclusione, limitarsi ad addossarne la responsabilità all’errore umano equivale a nascondere le enormi responsabilità politiche di chi, come la nostra classe “dirigente” continua  a discriminare tra linee ferroviarie e cittadini di serie A e serie B. Per le seconde, che vengono delegate a privati senza adeguati controlli, sono previste condizioni peggiori e perfino regimi di sicurezza attenuati e i cittadini che hanno la sventura di utilizzarle sono condannati a subire pesanti disservizi o, come in questo caso, la perdita della vita.

Come ha scritto giustamente Il Fatto, il sistema ferroviario è un sistema di classe e anche largamente segnato da discriminazioni di carattere territoriale che permangono e si aggravano (basti vedere quale parte del sistema ferroviario sia a binario unico nelle varie Regioni). Un insegnamento in più per i cretini che si ostinano a sostenere che la “lotta di  classe è un concetto obsoleto”, un po’ come il sistema di controllo telefonico che ha causato in larga misura la tragedia pugliese, mentre si tratta in realtà del meccanismo fondamentale da rimettere in funzione per garantire i diritti e la vita di tutti i cittadini italiani.

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